“La fine del cerchio”: un gruppo di ragazzi ricostruisce il mondo dopo la catastrofe

“Erano tutti appena nati. Era la prima volta che facevano qualcosa insieme, qualcosa di vero, per costruire qualcos’altro”. Sorge il sole sulla Terra e sulla guancia del Vecchio scende una lacrima. Lui e i ragazzi che accompagna sono tornati da un altro mondo per ricominciare da capo.

E’ intenso, poetico, evocativo  “La fine del cerchio ” (Fanucci) di Beatrice Masini. Un fantasy ecologico e post-apocalittico: c’è stata una catastrofe, gli uomini sono scappati su altri pianeti per sopravvivere. Ma è passato del tempo, il pianeta è di nuovo abitabile, finalmente si può tornare. I sopravvissuti sono divisi in gruppi di bambini e ragazzi, ognuno è guidato da un Vecchio, un adulto che custodisce la memoria del mondo com’era “prima”.

Questi ragazzi non sanno nulla. Non sanno, per esempio, com’è il mare. Anche gli oggetti più semplici: un gesso, un rubinetto, un materasso, sono pieni di mistero. “Per i bambini è sempre tutto nuovo” dicono gli anziani: “Per questi di più”. Attraverso i loro occhi, anche i lettori guadagnano una prospettiva nuova, riscoprono la realtà quotidiana con uno sguardo alieno, sensibile, critico. Per vedere, per esempio, che non c’è niente che si possa dare per scontato. I nuovi abitanti della Terra sono stati addestrati prima di partire, con esercizi e video: ma una volta arrivati tutto diventa più difficile. Per le strade c’è il deserto. Nelle case abbandonate aleggia lieve la presenza delle persone che un tempo ci vivevano. I giovani esploratori hanno una missione da compiere: devono imparare a sopravvivere, fare i conti con un passato difficile, costruirsi una nuova casa, un futuro, dare senso alla vita. Sono vuoti, senza pensieri, senza affetti: il vecchio che li accompagna ha il compito di riempirli di fiducia e di idee, e poi di lasciarli. Un gruppo viene mandato in una grande città sul mare, un altro in un’isola nel cuore dell’Africa, un altro ancora in una villa settecentesca con i suoi meravigliosi affreschi. Gli anziani hanno tracciato i loro percorsi come in un misterioso esperimento: ma poi li lasciano andare, come frecce, ognuno lungo la sua traiettoria. Il romanzo di formazione di Beatrice Masini, editor, scrittrice, traduttrice (fra l’altro della saga di Harry Potter) si snoda così lungo sentieri concreti, avventurosi e insieme simbolici, per ragionare sulla memoria, sulla libertà, sull’amicizia, sulla solidarietà. Ci sono molti livelli di lettura, e l’autrice sembra aver fatto propria la lezione di Tolkien: non esistono libri per adulti o per bambini, ma solo buoni libri, che (quando lo sono davvero) parlano a tutti.