Big Hero 6: un ragazzo e il suo robot, con un cuore da eroi

L’attesa è (quasi) finita. Domani arriva al cinema «Big Hero 6», il nuovo cartoon Disney di Natale. Ne abbiamo visto qualche spezzone in anteprima e abbiamo già trovato molte buone ragioni per andarlo a vedere. Il protagonista, Hiro Hamada, è un ragazzo con il pallino della robotica. Ha un fratello al quale vuole molto bene. Si trova di fronte a una prova molto dura, e ci vuole tutto il suo coraggio per affrontarla. Il destino però gli mette vicino un simpatico robot gonfiabile, Bay Max, e un gruppo di nuovi amici che per aiutarlo sono pronti a trasformarsi (col suo aiuto) in supereroi. Lo spunto viene da un fumetto della Marvel, che la Disney ha acquisito da poco. Potremmo dire che questo film, co-diretto da Don Hall e Christopher Williams è il primo frutto creativo dell’incontro tra questi due grandi marchi. E promette bene.
«Questo film – racconta il produttore Roy Conli – unisce molte cose diverse. In prima battuta, certo, Disney e Marvel. Ma poi nell’ambientazione unisce anche San Francisco e Tokyo, il mondo dei robot e degli umani. Il suo cuore sta nel rapporto tra Hiro e il suo robot Bay Max. E nello sviluppo c’è una miscela fluida di azione, avventura, commedia e sentimenti. In Big Hero 6 umorismo ed emozione accompagnano sempre l’azione. Questo è anche un elemento distintivo della Marvel: ci sono sempre dei valori alla base, l’avventura, i superpoteri non sono mai fine a se stessi».
Certo, rispetto al passato, e anche rispetto al 1998 quando è nato il fumetto Marvel al quale il film si ispira, inedito in Italia, i gusti del pubblico dei giovanissimi sono cambiati: «Quello che non cambia – prosegue il produttore del film – è il gusto per le storie. Certo cambia il modo di raccontare, ma questo è inevitabile, l’evoluzione anche tecnica del mondo del cinema e dell’animazione è molto rapida. Ma possiamo sempre usare gli aspetti migliori dei film del passato per quelli di oggi. Per esempio nella scena in cui Bay Max e il ragazzino Hiro corrono verso il magazzino si vede un po’ di Hitchcock. Il passato resta una fonte di ispirazione».
Due grandi marchi dell’intrattenimento hanno unito le forze: «È stato grande – sottolinea Conli – lavorare con Marvel. Abbiamo seguito insieme ogni passo, ogni scena. Non so se ci sarà un seguito, se questo diventerà un franchise come è accaduto in passato per esempio con Toy Story. Dipende dalla creatività dei registi, dalle idee che nasceranno. Ci siamo innamorati di questi personaggi lavorandoci sopra, ma li faremo vivere di nuovo solo se ci sarà una grande storia da raccontare».
Il film si presenta molto interessante anche dal punto di vista tecnico: è ambientato a San Fransokyo, una città inventata a metà tra Tokio e San Francisco. E per realizzarla è stato utilizzato un software particolare, CityEngine, che ha permesso, come racconta Conli «di fondere le caratteristiche delle due città esasperandone alcuni aspetti: l’altezza delle colline, l’ampiezza delle strade, la forma degli edifici». L’effetto è molto realistico e allo stesso tempo spiazzante. Così «Big Hero Six» lascia New York, ambientazione classica della Marvel. «Abbiamo usato un’ispirazione – commenta Conli – per poi sviluppare qualcosa di diverso e più vicino ai prodotti Disney, ma in un ambiente completamente nuovo».