L’attentato a “Charlie Hebdo”: non facciamoci imporre catene d’odio

Il 7 gennaio del 2015, con il tragico attentato a Charlie Hebdo, giornale satirico francese, con 12 morti e tre persone in fin di vita (bilancio provvisorio) sarà ricordato come il giorno in cui il terrorismo di matrice islamista ha dichiarato la sua guerra all’Europa libera. Se lo spaventoso attentato alle Torri Gemelle (11 settembre 2001) cambiò il verso della storia americana e aprì una lunga stagione di guerre estenuanti in terra islamica, l’attentato che ha falciato le voci libere del giornalismo satirico francese, porta il segno di una guerra annunciata nel cuore del Continente delle libertà e dei diritti umani.
Averne solida coscienza aiuta a cercare con la necessaria lucidità le ragioni di quanto è accaduto; a individuare stringenti strategie di prevenzione, dissuasione e repressione; a guardare al futuro con l’inevitabile dose di cautela che le circostanze impongono. Non è questa la sede per intrecciare argomentazioni politiche e fumisterie ideologiche. Resta un macabro bilancio di vite spezzate. E che si tratti principalmente di vignettisti satirici, “colpevoli” di aver messo alla berlina certi comportamenti riconducibili anche ad ambienti religiosi, non attenua lo sconforto, anzi aggrava il peso del dolore. Chi ama il mestiere di informare sa bene che la ferita inferta alla comunicazione libera va dritta alle coscienze per ferirle irrimediabilmente. Rompe qualcosa dentro. E lo sanno bene gli attentatori che hanno scelto con oculatezza criminale il bersaglio: il settimanale satirico “Charlie Hebdo”.
Mentre la Francia è sotto choc e una nazione intera certamente si interroga su come sarà il domani di una società in cui vivono 5 milioni di credenti musulmani, il nostro pensiero va a questo mondo nel quale qualcuno vuole imporre sempre nuove catene. Noi cristiani, solo qualche giorno fa, abbiamo celebrato la Giornata mondiale della Pace dal titolo che risuonava come un impegno improrogabile: “Non più schiavi, ma fratelli”. Difficile chiamare fratelli i terroristi islamisti che hanno sparato e ucciso nel cuore di Parigi, ma evangelicamente ce la metteremo tutta. Di una cosa però possiamo e dobbiamo essere certi: non li aiuteremo a imporre nuove catene. Alla libertà di tutti, alla sicurezza di tutti, alla vita di tutti.