Unità dei cristiani ed ecumenismo non scaldano più i cuori dei cristiani

Foto: L’incontro di Papa Francesco con il Patriarca Bartolomeo, durante il viaggio in Turchia, lo scorso mese di novembre

Si sta pregando per l’unità dei cristiani. Rispetto a qualche decennio fa si ha l’impressione che il tema sia meno sentito. Tu cosa ne pensi? E come pensi che il tema possa interessare anche le comunità parrocchiali e le comunità di base della nostra diocesi? Raffaella

Condivido la sua opinione, cara Raffaella! La diminuzione dell’interesse verso l’ecumenismo riguarda, tuttavia, anche tante altre problematiche odierne come la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato, le ingiustizie, le guerre, la stessa sofferenza dell’innocente, la fame ecc. La mentalità individualista della quale siamo impregnati ci toglie la capacità di appassionarci per il grandi ideali che, qualche decennio fa, scaldavano il cuore muovendoci ad un impegno in prima linea. Siamo così assuefatti a queste sfide, che, con difficoltà, ci lasciamo coinvolgere.

INCAPACI DI SENTIRE “IN GRANDE”

A mio parere, il problema è a monte e riguarda la nostra capacità di sentire “in grande”. Spesso, infatti, i nostri interessi personali o le nostre difficoltà divengono il centro della nostra vita! Senza togliere nulla alla serietà della nostra esistenza, dobbiamo ammettere che spesso gravitiamo attorno al nostro piccolo mondo, impedendoci di sentirci parte dell’intera umanità le cui ferite, al contrario, ci appartengono e le cui sfide sono anche le nostre. Nell’ambito della fede perdiamo di vista la grande passione per il Regno, che, invece, dovrebbe spronarci ad un impegno maggiore nella nostra quotidianità e nella nostra comunità. Per quanto riguarda l’ecumenismo dobbiamo riconoscere che si è percorsa molta strada in questi ultimi decenni: la riflessione teologica tra le Chiese si è approfondita, molte iniziative sono state realizzate e altre sono in cantiere; tuttavia, mi pare di non esagerare affermando che facciamo fatica a “sentire nella nostra carne” la comune vocazione all’unità, troppi sono, infatti, i pregiudizi che ci impediscono di considerarci membri del’unica Chiesa di Cristo! L’impegno ecumenico non è un “optional” per il cristiano che non può rinunciare alla passione per l’unità! Ce lo chiede lo stesso Cristo che, prima della sua Pasqua, ha pregato per l’unità dei suoi discepoli! Ce lo chiedono i numerosi martiri di ogni culto che per il nome di Cristo hanno perso la vita, in quello che Papa Francesco ha definito “ecumenismo del sangue”; ce lo chiede l’umanità intera, inconsapevolmente assetata di verità. La ferita della divisione, inferta al corpo di Cristo che è la Chiesa, è uno scandalo e una contro testimonianza che i cristiani danno al mondo. Non si tratta di livellare ogni differenza o di rinunciare alla propria peculiarità, ma di riconoscere che, oltre le differenze reciproche, sono molti i punti in comune che ci uniscono e che le diversità di ciascuna confessione sono ricchezza e invito per le altre.

DIALOGO NECESSARIO. I GESTI DI PAPA FRANCESCO

Non temiamo, perciò, di incoraggiare i credenti delle nostre comunità a conoscere e a cogliere la ricchezza delle altre confessioni sorelle. Abbiamo, infatti, tutti bisogno dei nostri fratelli nella fede! Cerchiamo occasioni di incontro con i fratelli delle altre Chiese, perché «un autentico dialogo è sempre un incontro tra persone con un nome, un volto, una storia, e non soltanto un confronto di idee» (papa Francesco, Istambul 30 nov 2014) e soprattutto valorizziamo, senza paura, le molteplici situazioni quotidiane dove possiamo vivere l’ecumenismo “spicciolo”, fatto di amicizia, solidarietà, incontro e condivisione. I gesti posti dal nostro pastore, Papa Francesco, sono profetici. Nella la sua visita al Patriarca Bartolomeo, affermò: «Incontrarci, guardare il volto l’uno dell’altro, scambiare l’abbraccio di pace, pregare l’uno per l’altro sono dimensioni essenziali di quel cammino verso il ristabilimento della piena comunione alla quale tendiamo». E ancora: «…il ristabilimento della piena comunione, non significa né sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza realizzato da Cristo Signore per mezzo dello Spirito Santo». Consapevoli di questa grande realtà, continuiamo, quindi, a vivere la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, occasione di grazia per conoscere e per apprezzare la ricchezza delle altre confessioni cristiane. Le molteplici iniziative in programma trovino nelle nostre comunità accoglienza e interesse.