I catecumeni: diventare cristiani da adulti. Per riscoprire che la fede è contagiosa

Diventare cristiani da adulti, percorrere con consapevolezza, con la responsabilità di una scelta quotidiana il percorso di iniziazione che porta ai sacramenti ha un altro sapore. E i 17 catecumeni, che sabato 21 febbraio vivranno in cattedrale con il vescovo Francesco Beschi il rito dell’elezione, sono lì a testimoniarlo con i loro sorrisi aperti, con gli occhi lucidi di emozione. La fede, ci dicono quei sorrisi, quando è autentica, quando è vissuta intensamente, è contagiosa.
Un messaggio forte in tempi di un cristianesimo un po’ tiepido, almeno da noi, non certo nei Paesi in cui purtroppo si parla di nuovo, ogni giorno, di martirio.
I 17 catecumeni arrivano per la maggior parte da Paesi lontani: dalla Nigeria al Vietnam, dall’Albania alla Bolivia. Alcuni hanno storie segnate dalla violenza, dalla povertà, dalla guerra. Altri arrivano da Paesi dove non era consentita la pratica religiosa. Altri ancora sono cresciuti seguendo fedi e riti diversi,finché hanno incontrato qualcuno che li ha “contagiati” e gli ha fatto venire voglia di entrare a far parte davvero, pienamente, di una comunità cristiana.”Quello che colpisce di queste persone – spiega don Andrea Mangili, direttore dell’ufficio catechistico, che segue i catecumeni nel cammino di preparazione – è la tenacia, la costanza, il desiderio di andare fino in fondo”. Vivono la fede con una freschezza e un entusiasmo che diventa uno stimolo anche per le persone che hanno vicino e per le loro comunità: “Anche per questo – sottolinea don Andrea – è importante che alcuni momenti del cammino siano vissuti in parrocchia”. Così avviene, di solito, per i riti che scandiscono il primo anno (di due) della preparazione dei catecumeni. I pilastri della preparazione sono, accanto alla catechesi, la liturgia e la carità. “I riti – racconta don Andrea – anche per il modo in cui si svolgono accompagnano i diversi passaggi della preparazione ed esprimono ciò che si sta vivendo”. Accanto ad essi c’è la vita comunitaria, la preparazione, l’impegno a compiere gesti di carità là dove si vive. Questo itinerario, questi riti, hanno un sapore antico: richiamano alla Chiesa delle origini, in cui la maggior parte dei battesimi avvenivano in età adulta. Una dimensione che invece, col tempo, è andata perduta, ma oggi fa bene riscoprirla. Nella nostra diocesi i catecumeni continuano ad essere una ventina all’anno, con qualche “picco” (l’anno scorso per esempio erano 36) e con una presenza numericamente ridotta (ma comunque significativa) di italiani.
Il rito dell’elezione di sabato è quello in cui i catecumeni, con le loro comunità di provenienza, i catechisti, le madrine e i padrini, si presentano davanti al vescovo e scrivono il loro nome sul registro di coloro che sono ammessi a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. E’ il primo passo di un cammino che si farà più intenso e faticoso man mano che procede la Quaresima, fino alla veglia di Pasqua, durante la quale, tradizionalmente, i catecumeni ricevono i sacramenti. “Nel cammino di preparazione non c’è solo la catechesi – osserva don Andrea – ma un insieme di esperienze che danno un’idea della vita cristiana a tutto tondo. Nel secondo anno di preparazione, poi, organizziamo per i catecumeni un incontro mensile, in cui possono pregare insieme, approfondire alcuni aspetti, confrontare le diverse esperienze. Un lavoro importante che però viene pienamente valorizzato solo se continua nelle comunità di provenienza. E’ là infatti che a un certo punto i catecumeni tornano per inserirsi pienamente nella comunità cristiana, è lì che vivono quotidianamente. Anche per le parrocchie la presenza dei catecumeni diventa comunque una bella occasione”.

Vi riproponiamo l’intervista a uno dei catecumeni realizzata da Veronica Cuni per il progetto #community e legato alla scheda 5 “Una comunità in continua conversione”: