Cara suor Chiara, mentre ero a messa i ladri mi hanno svaligiato la casa. Il prete aveva parlato di fiducia nella gente

Cara suor Chiara, ieri sera, mentre eravamo a messa ci hanno fatto visita i ladri: rubati alcune centinaia di euro e tutta la casa messa a soqquadro. Ti assicuro che quando ho visto quello scempio e mi hanno detto che probabilmente, dalle tecniche usate, erano zingari, mi sono sentito ribollire e tutti i miei sentimenti meno umani e meno cristiani sono tornati a galla. Se avessi potuto averli sotto mano, ti assicuro che non gli avrei fatto delle carezze. La cosa da ridere è che, nell’omelia, il prete ha parlato della necessità di avere fiducia della gente. Mi concederai che mi costa un po’ mettere in pratica la predica. Gigi

La sua fiducia nella gente è stata veramente messa a dura prova e i sentimenti meno umani e meno cristiani risvegliatisi nel suo cuore sono più che comprensibili, caro Gigi! Immagino, infatti, la sua reazione davanti allo scempio provocato da quegli “ospiti” non invitati: rabbia, desiderio di vendetta, delusione, amarezza, smarrimento, senso di impotenza ecc. La fiducia nella gente, di cui aveva da poco parlato il prete nell’omelia, sembrava dissolversi come un bel sogno dinanzi alla cruda realtà. Quanto il sacerdote aveva affermato, infatti, pareva essere solo una chimera dal prezzo decisamente troppo alto, secondo il detto proverbiale: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

IL GRANDE IDEALE E IL REALE CHE LO SMENTISCE

Che fare, allora? Vale la pena continuare a credere nei grandi ideali che conquistano il cuore, donandoci la forza di “sporcarci le mani” nella terra del quotidiano per tentare di trasformarla secondo il disegno di Dio, oppure è meglio gettare la spugna e chiuderci in noi stessi? Che relazione intercorre tra l’ideale e il reale? È possibile tradurre un poco, nella nostra vita quotidiana, i grandi valori che proclamiamo e nei quali affermiamo di credere?
Non vorrei sembrarle troppo ingenua, data la complessità e la serietà della vita, ma desidererei ribadirle che ne vale proprio la pena, anche a costo di sperimentare il fallimento e il tradimento!
Credere nell’uomo, nell’amore e nella bontà, nella verità, nel perdono, nella misericordia ecc. non sono, infatti, sogni di giovani inesperti, destinati ad infrangersi al sopraggiungere di contraddizioni e sofferenze, ma forze vitali ed esistenziali che orientano le nostre scelte e ci fortificano, soprattutto quando il vento della vita sembra soffiare contro.
Credere in un ideale e tentare di tradurlo nella nostra esistenza, tuttavia, è impossibile alle sole forze umane, poiché troppe sono le sollecitazioni che interagiscono in noi e nell’ambiente in cui viviamo.

LE NOSTRE FORZE DEBOLI E LA FORZA CHE VIENE DA DIO

Perseverare nel credere nell’uomo, anche se debole, fragile e a volte persino imbroglione, ad es., per il cristiano non è solo frutto del proprio impegno personale, ma espressione del proprio incontro con il Signore Gesù: vivendo la relazione profonda con Lui e mettendosi umilmente alla scuola del vangelo il cristiano, infatti, può divenire capace di accogliere e amare il suo prossimo.
Solo Dio, infatti, sa vedere cosa c’è nel cuore di ogni persona e intravvedere, nelle sue fragilità e nelle contraddizioni, le immense ricchezze che vi ha deposto; Dio solo, che ha plasmato l’uomo e la donna ad immagine del Suo Figlio Gesù, conosce il loro cuore, spesso malato, bisognoso di salvezza e di guarigione e solo Lui può insegnarci ed aiutarci a rinnovare la nostra fiducia nei fratelli e nelle sorelle che ci vivono accanto.
Dio non è ingenuo né sprovveduto! La sua logica fiduciosa e positiva verso di noi, poveri e malati, è frutto di libertà e di consapevolezza! Egli, che non ha avuto paura di affrontare, sino in fondo, il rischio della fiducia, ci insegni l’arte di costruire e di vivere relazioni fraterne vere e sincere, che non eliminano la possibilità del tradimento o dell’inganno, ma le integrano e le recuperano come opportunità di crescita reciproca. Accogliamo nella nostra vita e nella nostra carne il mistero della Sua presenza, così da divenire, a nostra volta, capaci di credere nel nostro prossimo, soprattutto quando pecca contro di noi o ci fa del male.