Papa Francesco, CL, la Chiesa

LE OSSERVAZIONI DI PAPA FRANCESCO

Il Papa ha parlato a Comunione e Liberazione. Non solo: ma ha parlato di Comunione e Liberazione, in un discorso in cui, accanto alle molte lodi, si leggono anche alcune messe in guardia abbastanza evidenti. Papa Francesco, in particolare, ha messo in guardia il movimento da un eccesso di enfasi sul carisma, sul pericolo di fissarsi in maniera chiusa all’eredità don Giussani, il fondatore. E poi ha detto: «”Uscire” significa anche respingere l’autoreferenzialità, in tutte le sue forme, significa saper ascoltare chi non è come noi, imparando da tutti, con umiltà sincera. Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una “spiritualità di etichetta”: “Io sono CL”. Questa è l’etichetta. E poi cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento autoreferenziale, quel guardarci allo specchio che ci porta a disorientarci e a trasformarci in meri impresari di una ONG”».

NULLA DI NUOVO. IL NUOVO STA NEL FATTO CHE LE HA DETTE A COMUNIONE E LIBERAZIONE

In fondo Papa Francesco non ha detto nulla di nuovo. Il nuovo sta nel fatto che lo ha detto a CL. Soprattutto l’ultima raccomandazione – quella di evitare l’autoreferenzialità – mi pare che possa dare spazio a qualche riflessione. Mi sembra infatti che la messa in guardia del Papa significhi soprattutto che un movimento  –  CL nella fattispecie anche se non è solo – potrebbe servirsi della Chiesa più che servire la Chiesa. O, in altre parole, che usi la ricchezza della Chiesa per arricchire se stesso più  che la propria ricchezza per arricchire la Chiesa.

LA CHIESA DI CL E LA CHIESA DELLE PARROCCHIE

Ora, siccome il Papa ha parlato di CL a CL, vale la pena chiedersi se una qualche forma di disagio esista nella Chiesa e, in particolare nella Chiesa di Bergamo, in rapporto a questa ’”autoreferenzialità”. Va notato che negli ambienti pastorali di Bergamo, oratori soprattutto, esistono un paio di luoghi comuni, la cui fondatezza andrebbe verificata, certo, ma che esistono. Uno dice che quando un ragazzo o una ragazza entrano in CL spariscono dalla loro comunità di provenienza. CL è la Chiesa vera, dicono di fatto i neofiti del movimento, non quella dell’oratorio o quella della Parrocchia, obsoleta, superata, poco culturalizzata. Un secondo luogo comune, strettamente legato al primo, dice che quando capita che un gruppo di CL entra in una struttura ecclesiastica o ciellizza la struttura o sono guerre. In altre parole: con CL non si convive. O si vince o si perde.

Naturalmente tutti, anche i critici più acerbi, riconoscono che molte persone, simpatizzanti o membri effettivi di CL, continuano a fare i catechisti o gli educatori nelle parrocchie. Ma sono casi, anche numerosi forse, ma personali. Non riguardano il movimento.

LA DIOCESI DI BERGAMO E CL

Oltre a questo, esistono poi tante le situazioni discutibili ed altrettanto chiacchierate relative a disinvolti e talora prevaricatori comportamenti di CL nei settori più diversi: dalla carta stampata (un ciellino, Ettore Ongis, ha diretto per dodici anni l’Eco di Bergamo e si vedeva benissimo che il direttore era ciellino), alla sanità pubblica, alla scuola (il monastero di san Paolo d’Argon, proprietà della diocesi, è di CL per trent’anni di comodato gratuito e la diocesi deve chiedere il permesso a CL per poterlo usare).

UN CLERICALISMO MODERNO

Mi sembra, in sintesi, che CL abbia  fatto suoi certi aspetti del tradizionale clericalismo bergamasco. Questo clericalismo era centrato sulla Chiesa e sulla sua “presenza”. La fede è più fede se si vede e si vede se è forte, da tutti i punti di vista, anche quello economico e sociale. Mentre il mondo ecclesiastico prende atto sempre di più, anche per forza di cose, dello stato di debolezza della Chiesa, CL insiste, con i suoi metodi aggiornati, nel proporre la forza della fede, dove, spesso, si ha la sensazione che la forza sia in fondo importante almeno quanto la fede.

Forse è per questo che CL ha lasciato il segno dove è passata, cioè soprattutto nella gestione delle strutture e nei posti di vertice: carta stampata, scuole, sanità, economia (vedi alla voce Compagnia delle Opere). Non ha lasciato traccia nelle comunità cristiane, dalle quali spesso è uscita e verso le quali ha affermato, spesso polemicamente, la sua distanza.

Così tra i ciellini che dicono di aver dato molto alla Chiesa e coloro che dicono che è stata la Chiesa ad aver dato molto ai ciellini, questi secondi rischiano, se non proprio di avere ragione, per lo meno di non avere torto.