Immigrati. Un podestà fascista salva alcuni ebrei. A Roncobello, molti anni fa

Foto: una veduta di Roncobello, in valle Brembana

UNA STORIA DI COMMOVENTE UMANITÀ

“Mi permetto narrarvi la storia della mia famiglia dal 1943 al 1945. Dopo aver subito il campo di concentramento di Ferramonti fummo mandati, come internati liberi, prima a Ponte Nossa e poi a Branzi. Rimanemmo in questo paese fino al settembre del 1943, epoca della capitolazione. Per molti giorni ci assillò un grave problema: andare o restare, finché venne richiesto alle varie stazioni dei carabinieri ed ai podestà se v’erano ancora degli ebrei e in caso positivo di consegnarli. I carabinieri stessi ci avvertirono indirettamente del grave pericolo e non ci restò altro da fare che fuggire. Casualmente incontrai l’uomo al quale dobbiamo, si può dire, la vita: il geometra Isacco Milesi podestà del Comune di Roncobello. Gli spiegai senza preamboli la nostra situazione ed egli senza la minima esitazione ci disse di venire nel suo paese il giorno dopo e nel contempo ci avrebbe procurato un alloggio e comunicato alla Prefettura di Bergamo che non v’erano ebrei nel paese. Raggiungemmo l’indomani a piedi il paese. C’ero io, mia moglie, i miei due figli, due anziane sorelle ebree jugoslave e un’anziana coppia viennese. Il Podestà ci alloggiò in una casetta. Rimanemmo a Roncobello due anni. Per prima cosa ci procurò, facilitato dalla sua carica, tessere annonarie e documenti con nomi naturalmente inventati. Ma oltre al Milesi ricordiamo con viva riconoscenza tutti gli abitanti del paese che sapevano della nostra esistenza fra loro e ci aiutarono a nasconderci durante i famosi rastrellamenti…”.

ISACCO MILESI, PODESTÀ DI RONCOBELLO, PICCOLO GRANDE EROE

Questo documento, redatto il 26 maggio 1955, è custodito a Milano presso il CDEC, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea ed è firmato da Arnoldo Israilovici, uno dei salvati dal podestà. Parla di un uomo, Isacco Milesi, e di una comunità, quella di Roncobello, che riuscì a nascondere e a salvare la vita di nove ebrei. Una comunità fatta di donne e di uomini che riuscirono a intravedere il volto dietro la razza, la storia oltre la propaganda: oltre al Sindaco Milesi e a sua moglie Teresa Ester, don Giovan Battista Cerioni, il parroco, Onorato Oldofredi, segretario comunale, Turi Bellia, maestro, Lorenzo Milesi, barbiere, torturato dai nazifascisti senza che dalla sua bocca uscisse alcuna informazione utile alla cattura. Isacco Milesi, scomparso nel 1989, nel giugno del 2012 è stato insignito del titolo di “Giusto tra le nazioni” dalla commissione di Yad Vashem, il museo della Shoah di Gerusalemme. A consegnare la medaglia è salito a Roncobello l’ambasciatore di Israele a Roma Amos Radian. I Giusti tra le nazioni sono donne e uomini che, pur non essendo ebrei, hanno messo a repentaglio la loro vita per salvarli. Il “tribunale del bene” di Yad Vashem ne ha individuati, ad oggi, 24.000. Persone normali che posti di fronte all’ingiustizia reagirono sapendo opporsi anche a rischio della propria vita. La loro esistenza stessa dimostra che anche nelle situazioni peggiori, in cui l’assassinio era diventato legge di stato e il genocidio parte di un progetto politico, è comunque sempre possibile per tutti gli esseri umani fare delle scelte alternative.

DALL’ACCOGLIENZA DI ISACCO MILESI AL “COMITATO DI NON ACCOGLIENZA” DELLA LEGA

La storia, magnifica, di Isacco Milesi mi è tornata in mente nei giorni scorsi quando i media, anche nazionali, hanno rilanciato, con enfasi, le foto delle persone dietro allo striscione “Comitato di non accoglienza”. Mi sono chiesto cosa avrà pensato il buon Milesi vedendo lo striscione e le facce sorridenti di alcuni suoi concittadini, la raccolta firme, il presidio al ponte della provinciale o le conseguenze degli atti vandalici che hanno ritardato di qualche giorno l’arrivo dei 23 profughi (veri, non pseudo, come li chiama un politico della zona, ciascuno con un nome, un cognome, un volto e una storia di dolore alle spalle) ora alloggiati nella casa Santa Maria del Carmine, messa a disposizione dalla Fondazione Portaluppi di Treviglio. Poi ho ascoltato le parole di don Renato, il parroco della comunità, uomo di fede e di buon senso, che sosteneva che «l’arrivo dei profughi è un’occasione di crescita per la comunità: le difficoltà non mancheranno, ma alla fine prevarranno gli aspetti positivi». Ho visto la disponibilità di tante persone di Roncobello che hanno chiesto come fosse possibile dare una mano. E mi sono detto che il mondo vive grazie ai giusti e alle loro scelte. Nel mondo ebraico infatti si racconta che in qualsiasi momento della storia dell’umanità ci siano trentasei giusti. Nessuno li conosce, sono nascosti e anonimi, ma la loro presenza assicura l’esistenza stessa del mondo perché, per amor loro, Dio non lo distrugge. Come Isacco Milesi, Podestà fascista di Roncobello.