Prime comunioni, cresime, ordinazioni sacerdotali… Per andare oltre le apparenze

Il mese di maggio è caratterizzato da alcuni momenti forti nella vita dei cristiani e delle nostre comunità: penso ai sacramenti, che coinvolgono i ragazzi, ma anche la scelta per alcuni giovani di celebrare il matrimonio cristiano o di diventare sacerdote. Credo che questi momenti diventino l’occasione per le comunità cristiane per far ritrovare la freschezza e il vigore autentico di una fede che magari si è un po’ assopita, ma anche motivo per vivere in forma semplice ed essenziale, l’importanza della fede condivisa per un cammino di crescita e di testimonianza, che sappia accompagnare ogni età della vita. Quali pensieri vuoi donarci perché possano aiutare ad andare al di là dell’esteriorità o dei sentimenti che i vari riti suscitano e ritrovare il senso autentico di condivisione nel cammino della fede e della vita. Grazie Anna

I GRANDI APPUNTAMENTI DI QUESTO MESE

Il mese di maggio, come tu scrivi, cara Anna, è certamente un tempo ricco di avvenimenti significativi che coinvolgono i singoli e le comunità cristiane. Essi narrano una realtà importante che spesso è disattesa e trascurata: la fede, scandita dai ritmi e dai tempi dell’anno liturgico, è sempre un esperienza comunitaria, ecclesiale e non intimista o autoreferenziale. Il dono di grazia ricevuto nel Battesimo ci rende figli amati e salvati e ci abilita a vivere da fratelli, in una famiglia che è la comunità cristiana. “Non siamo più stranieri, né ospiti, ma concittadini dei Santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù”. La nostra vita, inserita in Cristo, è accompagnata nei diversi tempi e anni dalla grazia di Dio, che con i suoi segni e sacramenti santifica l’esistenza rendendola, nelle diversità delle vocazioni, dono e trasparenza dell’amore di Dio. Nel momento in cui entriamo a far parte della Chiesa non siamo più soli, ma fratelli nella fede, in cammino verso la meta che ci attende; siamo popolo santo chiamato a raccontare la bellezza della vita in Cristo e con Cristo. Partecipare alla gioia dei fanciulli che ricevono i sacramenti dell’iniziazione cristiana, dei fratelli che si sposano nel Signore o che ricevono il sacramento dell’ordine, è gioire per il dono che essi ricevono, e rendere grazie perché quella porzione di Chiesa e la Chiesa intera sono arricchite di grazie diverse per l’utilità comune. La comunità che si riunisce per celebrare, vive la fecondità della propria missione e della propria chiamata alla vita evangelica, racconta la ricchezza di una vita che prende forma nella pluralità delle vocazioni, ma anche assume la responsabilità di promuovere e discernere i carismi che lo Spirito suscita, di accompagnare e custodire la vocazione dei suoi membri, le tappe significative dell’esistenza dal nascere al morire, perché siano benedizione di Dio per il suo popolo.

SIAMO IN CAMMINO, TUTTI E INSIEME

Allora la prima realtà da riscoprire è quella di essere Chiesa in cammino nella storia. Nel nostro tempo, contrassegnato da individualismo e superficialità, tutto sembra convergere ed esaurirsi attorno ai singoli credenti negli eventi che vivono, relegandoli a una sfera privata o per lo più familiare. Viviamo una fede a volte intimista, devozionale, che si esaurisce nel privato e non si apre sul mondo nella sua dinamica fraterna. Non possiamo pensarci come isole che ogni tanto si incontrano e poi ritornano nel proprio spazio protetto. Dobbiamo riscoprire la bellezza della fede, del credere insieme da fratelli, del camminare insieme, dentro una comunità che si fa grembo per tutti. La nostra vita è strettamente legata: siamo uniti in Cristo e con Cristo gli uni agli altri, come tralci alla vite, in un vincolo indissolubile. La comunità cristiana non è solo il luogo nel quale ci formiamo alla fede, ma anche quello che la esprime, la rende visibile, poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, dice il Signore, io sono in mezzo a loro. Essa è comunità mandata dallo Spirito del risorto ad annunciare il Vangelo di salvezza, che vivendo nella docilità alla sua santa operazione, cerca di incarnare, oggi, la forza dirompente della Pasqua.

CHE BELLA UNA COMUNITÀ RIUNITA!

Che bello vedere una comunità radunata nei momenti di festa per i suoi figli, capace di celebrare i misteri di Cristo, una comunità che si riunisce attorno alla parola, accolta, ascoltata, meditata come fonte che forma la mente, il cuore, i sentimenti…, che riscopre la sua vocazione fraterna e si apre alla condivisione della propria fede e in essa riconosce l’altro, il vicino come fratello! Che bello vedere una comunità nella quale le famiglie, aprono la loro casa e si fanno accoglienza, solidarietà, amicizia che racconta il Bene ricevuto dall’alto e restituito nella quotidianità dell’esistenza, testimoniando il Dio che è amore e misericordia! Quanto noi e il mondo abbiamo bisogno di comunità cristiane che danno una testimonianza luminosa di comunione fraterna! Che tutti possano ammirare come ci prendiamo cura gli uni degli altri, come ci incoraggiamo a vicenda e come ci accompagniamo portando insieme i pesi e le gioie gli uni degli altri. Una vita che rifugge le invidie e le divisioni, i partiti che minano le comunità e offuscano la credibilità delle celebrazioni, per ricercare sempre vie di riconciliazione, di dialogo di perdono reciproco, di servizio umile e totalmente gratuito. Il vangelo proclamato, ascoltato e accolto non può non declinarsi in una vita concreta, in una cura delle relazioni che vince le solitudini e gli isolamenti, e riconosce nell’altro il proprio mistero e la propria unicità, quale dono prezioso per tutti. Il mondo ha bisogno di comunità appassionate di vangelo, di fervore apostolico, che con il loro entusiasmo e con la loro vita attraggono ancora a Cristo e fanno riscoprire la vocazione all’amore alla quale tutti sono chiamati, irradiando nel mondo una nuova cultura della vita e dell’amore.