Ragazzi, vi insegno la moltiplicazione dei pani. Fame e condivisione

Foto: Terra Santa, il celebre mosaico dei pani e dei pesci di Tabgha

LE CAUSE DELLA FAME NEL MONDO

Ho già raccontato che il parroco di Belsito, in un campo-scuola, ha spiegato ai ragazzi della sua parrocchia come nasce la fame del mondo. L’ha fatto con la bella trovata di una torta divisa in trenta fette, quanti erano i ragazzi presenti e messa a loro disposizione in modo che ognuno prendesse la sua porzione. Le fette non bastarono perché qualcuno dei ragazzi, con prepotenza e approfittando della confusione, prese anche la parte di altri. I ragazzi del campo-scuola capirono la lezione.

COME FAR FRONTE ALLA FAME NEL MONDO

Ora però, caro parroco di Belsito, nasce un altro problema: Si può fare qualcosa contro la fame nel mondo oltre al non barare?
È chiaro che è un problema fuori dalla portata di noi cittadini comuni; addirittura fuori di ogni immaginazione per dei ragazzi. Una decisiva soluzione di questo dramma non può venire che dai vertici politici ed economici dei vari Stati e soprattutto dell’ONU nella sua branchia della FAO.
Alla mia domanda egli ha ammesso che, sì, non è dalla base, ma dagli alti vertici nazionali e internazionali che l’immane problema potrà essere risolto strutturalmente, ma, saggio com’è, mi ha fatto notare che, se il vertice di un triangolo è troppo in alto, per abbassarlo al livello che si vuole, basta allargare la base. Allargando la base, il vertice è costretto ad abbassarsi. La base conta, e come!

SERVE DI NUOVO LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI

A questo punto, mentre i vari Stati e la FAO… si organizza (campa cavallo!), mi ha informato che egli propone ai suoi ragazzi di rifare… il miracolo della moltiplicazione dei pani. Nientemeno!
Parte proprio da come si è comportato Gesù in occasione di quel suo strepitoso miracolo. Quando, in presenza della folla affamata, i discepoli gli dicono di rimandare tutti a casa perché possano procurarsi da mangiare, Gesù risponde: “Invece di mandarli ad arrangiarsi, date loro voi stessi da mangiare!“. Gli Apostoli, come tanti in casi simili, si chiedono: “Che cosa possiam fare noi, poveri zero, in una situazione così fuori dalla nostra portata?”. Gesù, pur di fronte a questa evidenza incontestabile, non demorde. Chiede solo se per caso non ci sia qualcuno che abbia qualche cosa da mangiare. Dopo una rapida ricerca, un apostolo dice: “Sì, c’è qui un ragazzo che ha cinque pani e due pesci. Ma qui ci sono migliaia di persone… Ci vuole ben altro”. “Portateli qua!”, dice il Signore. E il ragazzo, a cui probabilmente la mamma dandogli il fagottino aveva raccomandato di fare attenzione, non si sa se “spinte o sponte”, consegna i suoi pani. A partire da quel poco, da quel niente, messo a disposizione, Gesù fa il miracolo e ce n’è per tutti. Lo si chiama il miracolo della moltiplicazione dei pani, ma sarebbe più giusto chiamarlo il miracolo della divisione (della condivisione) dei pani. Infatti, secondo Matteo, Gesù “prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla”.

IL RAGAZZO DEI PANI

A partire da questo racconto, l’amico di Belsito, ad ogni inizio di Quaresima, propone ai suoi ragazzi il modo di ripetere il miracolo di Gesù. “Voi – dice loro – non avete che da comportarvi come il ragazzo dei pani”. E lì fa la semplicissima proposta che in ogni settimana di Quaresima ogni ragazzo rinunci ad un sacchetto di patatine o a uno stik di caramelle e metta il valore corrispondente in un salvadanaio preparato apposta.
“Ragazzi, – dice – facciamo un rapido calcolo: a Belsito ogni fascia di età comprende una cinquantina di ragazzi. Dalla prima elementare alla terza media, otto anni, ci sono 400 ragazzi, i quali, tutti insieme, ogni settimana possono mettere da parte 400 €; le settimane di Quaresima sono sette: 400 x 7 fa 2.800 €… Solo a Belsito e solo i ragazzi. Che se poi partecipano anche i genitori, e tutti gli adulti, il risultato si fa decisamente più importante. Pensate ai papà, alle mamme, ai nonni che in Quaresima non fumano, o non bevono il vino, o non mangiano i dolci, o rinunciano a una rivista. Se mettessero da parte nel salvadanaio familiare il denaro che risparmiano con il loro sacrificio quaresimale, la somma raccolta dai ragazzi si moltiplicherebbe, e di molto. Pensate poi se un’iniziativa di questo genere venisse fatta anche nella parrocchie vicine, in tutte le parrocchie d’Italia, e, (perché no?) in tutte le parrocchie del mondo, che montagna di aiuti potrebbe arrivare a chi muore di fame”.

CHE TRISTEZZA! IL RAGAZZO NON VUOL DARE I SUOI PANI

Purtroppo, il Parroco di Belsito, mi ha confidato la sua tristezza nel vedere che ogni anno la sua proposta cade praticamente nel vuoto sia da parte dei ragazzi, che da parte dei giovani e degli adulti. Mentre sarebbe così facile. Evidentemente, nonostante il tanto discutere di fame nel mondo e di proteste per la sua mancata risoluzione da parte… degli altri, ci troviamo di fronte a quella che Papa Francesco chiama la globalizzazione dell’indifferenza. Poi, magari, molti devoti, quando pregano prima di mangiare, chiedono al Signore: “Benedici, Signore il cibo che stiamo per prendere e danne (tu!) anche a chi non ne ha… (Se no che Padre buono sei?)”. Cristiani della mutua…