Switch, il social network dei bibliofili: si scambiano i libri

Tre studenti di Rieti – Emanuele Ruggeri (studente di medicina), Luca Mungo (fisica) e Marco Mirabella (ingegneria gestionale) – avevano cominciato a lavorarci sopra per risolvere un problema personale, ma presto si sono accorti che uniti potevano “creare qualcosa di buono” e che “la forza di volontà e il sacrificio possono portare a risultati inaspettati”. Così è nato Switch it (www.letswitchit.it), una sorta di Facebook dello scambio dei libri, tutto in italiano e totalmente gratuito, nel quale ogni utente può disporre di un proprio profilo personale e di una libreria virtuale nella quale aggiungere i titoli che vorrebbe scambiare e quelli che sta cercando. Una chat interna permette di aprire trattative e accordarsi per un eventuale scambio. Il motto: “Passa i tuoi libri… alimenta la tua mente”. “L’idea è nata per puro caso – spiega Marco Mirabella – Emanuele stava sfogliando un libro di medicina con qualche perplessità sul prezzo esagerato stampato in copertina. Così ha cominciato ad immaginare un approccio in grado di far risparmiare gli studenti e i lettori in generale”.

Superare l’isolamento dei social. 
L’approccio “2.0” è sembrato subito quello giusto per l’epoca, anche se a volte i social network costruiscono più un muro che una possibilità di contatto. L’incontro è spesso fittizio. Un problema che strada facendo i tre progettisti hanno provato a risolvere cercando di “rompere l’isolamento che si vive dietro uno schermo” puntando sulla capacità del libro di sviluppare “punti d’incontro fra le persone. Scambiare libri e chiacchiere davanti a un buon caffè: è questo quello che vogliamo promuovere”.

Una biblioteca diffusa in difesa delle librerie indipendenti. 
Switch it prova quindi a riprendere e amplificare alcune pratiche già sperimentate dai lettori, come il book crossing, con l’intento di costruire una sorta di biblioteca diffusa in una logica tipicamente “2.0” e cercando di diventare un’opportunità per le librerie. Paradossalmente, infatti, è più facile scambiarsi un libro solido che non un e-book, per via dei vari lucchetti digitali imposti dagli editori e dai canali di distribuzione. La scommessa sta nella disponibilità dei librai di farsi a loro volta utenti, immettendo nel sistema un certo numero di titoli. Non sarà possibile commerciare i volumi direttamente all’interno del social, ma gli esercenti possono ottenere in cambio pubblicità gratuita fra gli utenti e la possibilità di segnalare promozioni, offrire sconti o affiliazioni e dare risonanza alle proprie iniziative. Soprattutto, le librerie possono attrarre nuova clientela diventando i punti d’incontro preferenziali per gli scambi concordati in rete. Una opportunità peraltro offerta anche ad altri tipi di luoghi di ritrovo.

Alle persone piace scambiare. 
“Il sito sta avendo un buon riscontro – spiega ancora Marco – alla gente piace l’interpretazione dei libri in chiave ‘social’”. E la piattaforma ha rami ancora tutti da sviluppare. I tre progettisti stanno infatti pensando ad aree in cui far circolare le recensioni, i suggerimenti e i percorsi di lettura degli utenti, da incrociare in una sorta di “pagina personale” di ogni libro. E non è neppure esclusa l’apertura di sezioni dedicate agli autori e agli editori: “Stanno apprezzando il nostro sito, ci vedono come la possibilità di promuovere i nuovi libri in un luogo che per definizione è pieno di amanti della lettura”.

Un segno dei tempi.
 L’uso dei network per scambiarsi “cose reali” sembra uno dei tratti emergenti di questo periodo. Per un po’ di tempo è sembrato che lo sharing fosse un fenomeno limitato ad ambiti facilmente “smaterializzabili” com’è accaduto per i dischi e i film. Il successo di piattaforme come iTunes non lascia dubbi su quale sia il sistema preferito dagli utenti in questi settori. Applicazioni come Switch it, però, sembrano ribaltare la situazione e rispondere a esigenze più concrete. Ci sono pratiche come lo scambio delle sementi o il dono della “pasta madre”, che spingono per circolare e diffondersi, ma non possono essere “virtualizzate”. “Sono aspetti che abbiamo considerato – dice ancora Marco – abbiamo lavorato e stiamo ancora lavorando tanto su questo progetto. Ci porta a fare molti sacrifici. Di passione ne abbiamo tanta, ma prima o poi dovremo anche trovare il modo per monetizzare il nostro impegno senza andare ad intaccare la filosofia che caratterizza il sito. Per adesso sono ancora pensieri per il futuro”.