C’era una volta il De Bello Gallico. Oggi si parla latino con «Il diario di una schiappa »

C’era una volta il «De Bello Gallico» di Giulio Cesare. Oggi i ragazzi che si accostano al latino possono scegliere di imparare leggendo un bestseller di oggi: «Il diario di una schiappa» di Jeff Kinley. Il primo volume della serie è stato tradotto nell’antica lingua di Cicerone da monsignor Daniel Gallagher, dell’Ufficio Vaticano Lettere Latine, curatore del profilo Twitter in latino di Papa Francesco.
Un modo per smontare lo stereotipo che il latino sia “difficile” o “per pochi” e che sia una lingua “morta”, che non si può parlare. Anche la «schiappa» è quindi ufficialmente diventata un «classico».

A un paio di mesi dall’uscita in Italia e in Europa «Commentarii de inepto puero» ha venduto 10 mila copie, un vero record. E a settembre è prevista l’uscita negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

Jeff Kinley e la sua Schiappa sono diventati famosi proprio grazie alla loro capacità di conquistare i cosiddetti «lettori riluttanti». Nel mondo la saga ha venduto 150 milioni di copie in 51 Paesi ed è stata tradotta in 45 lingue (latino compreso). In Italia, nel 2011 Greg Heffley “la Schiappa” ha vinto il Premio Andersen, l’Oscar italiano della letteratura per ragazzi come “Personaggio dell’anno” e la serie ha venduto oltre due milioni di copie. Mercoledì scorso monsignor Gallagher ha incontrato Papa Francesco durante l’udienza generale e gli ha donato la “copia n.1” della tiratura limitata e speciale dei Commentarii de Inepto Puero corredata di un contenuto speciale ed esclusivo: Il Commento ai Commentarii de Inepto Puero, le note di traduzione firmate da Monsignor Gallagher in lingua latina e, in fascicolo allegato, in italiano.

Fa un certo effetto il latino usato così, per raccontare la vita quotidiana di un ragazzino delle medie, preso dalle raccomandazioni della mamma, tormentato dai bulli, alle prese con le interrogazioni e compagni di classe un po’«particolari». L’effetto è sicuramente, da subito, quello di una lingua ancora interessante e provocante, capace di reagire e di modellarsi sulla vita moderna. Toglie la necessità di cambiare mentalità e di calarsi in un contesto diverso e lontano dal nostro per capire e tradurre: diventa una lingua inaspettatamente «immediata». L’auspicio è che questa «Schiappa» si riveli capace, anche in questa veste, di catturare gli alunni resistenti alla lingua latina e di offrire, chissà un nuovo orizzonte per riscoprirla e apprezzarla a partire da una prospettiva diversa.

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