Il campione e l’immigrato: due mondi al contrario. L’errore e i social che bruciano il pensiero

Calciatori vs immigrati: due mondi al contrario, due mondi al confronto. Il filo rosso? L’esagerazione della gente, schierata e divisa tra l’ entusiasmo e la rabbia, l’empatia e la furia.
Notizia di stanotte: Arturo Vidal, il centrocampista juventino, finisce all’ospedale per un’incidente stradale a sud di Santiago. Con la dinamica tutta da definirsi, due sono i risultati certi: la sua Ferrari 458, completamente distrutta, e il tasso alcolico del calciatore, sopra il limite. Subito impazzano i commenti sui social: da una parte gli accusatori accaniti, che non giustificano l’uomo perché oscurati dal calciatore (juventino, per lo più) e via agli insulti, ai richiami xenofobi e razzisti, che tanto non mancano mai: “E’ uno zingaro viziato”,“Troppi soldi e si sentono padroni del mondo”, “Ho sempre detto che è una BESTIA..”, “penoso e squallido”. Non un’argomentazione efficace, quindi, ma un’accusa dai toni troppo accesi e cattivi. Tornano alla mente quelle parole: “Non cercare la pagliuzza nell’occhio dell’altro…”, e chi non ha mai guidato ubriaco, allora, scagli la prima pietra!
Intanto, nella “curva” opposta, i tifosi in adorazione del campione, che non riconoscono l’errore dell’uomo perché non scordano la maglia che indossa. “Ha diritto di fare quello che vuole con i soldi…”, “La gente parla senza sapere, sciacquatevi la bocca”. Come se si parlasse del Papa. E siamo alle solite: un popolo che ha sacrificato la ragione al tavolo degli istinti animali, che parla e agisce col sangue in bollore senza aspettare che la furia si plachi: orde di gente dimenticano la decenza. Così un calciatore cileno diventa “zingaro viziato” e “bestia”, per gli uni, e uno per cui “sciacquarsi la bocca”, per altri. E come nel calcio, così per l’immigrazione: la xenofobia chiude le menti, ripudia il bisognoso mascherandolo da nemico: “Vengono qui a rubarci il lavoro..”, dicono. Allo stesso modo, il buonismo e l’idealismo utopico frenano anch’essi il lavoro della ragione che, sola, può risolvere il problema. Tutto rimane lì, nello scontro tra chi troppo odia e chi troppo ama, che non porta a nulla se non allo stallo e all’ipocrisia. Due mondi lontani: da una parte quello del gioco, dall’altra le questioni “di vita”, che non si risolvono in 90 minuti. Diversa la vita, diverso tutto. Un calciatore ricoperto d’oro, un immigrato ricoperto di insulti. Uno si schianta con la Ferrari, l’altro viaggia nei barconi della morte. Ad accomunarli, l’opinione della gente, la divisione primordiale, lo stesso genere di incondizionato amore, incondizionato odio. Schiavi per alcuni e imperatori per altri, la vita di chi catalizza gli umori della gente impone una riflessione: nel mondo dei tweet da 140 caratteri il tempo per pensare è sbranato da slogan che sintetizzano il tutto in niente: “Roma: migranti rifiutano il cibo delle mense, gli italiani corrono a prenderlo nei cassonetti”. Davanti agli occhi l’evidenza distorta, strumentalizzata; dietro questa, nascosta, la verità che soccombe, la guerra tra poveri.