Elio Corbani ha avuto alla fine il coraggio di farsi da parte. Ritratto non convenzionale e non autorizzato

Foto: Elio Corbani, radiocronista durante una partita allo stadio di Bergamo

Quand’ero a L’Eco, una volta il Capo, uno dei pochi che ascoltavo, almeno apparentemente, mi consigliò: “Non ti conviene ‘scraponarti’ con Corbani”. Questo per dire che con Corbani siamo sempre stati avversari. Non nemici, avversari a testa alta, senza ipocrisie. Perché? D’Atalanta – poco umilmente – volevo scrivere al posto suo, io che il giornalista lo faccio per professione. In qualità di pubblicitario titolare di un’agenzia, lui – per me – era nient’altro che un usurpatore, mai stato parte integrante della redazione.
Naturalmente aveva ragione il Capo. “Scraponarmi” con Corbani è stato improduttivo. Eppure – con quest’uomo dittatoriale ma coraggioso, tanto arrogante quanto pieno di dignità, calcolatore e al tempo stesso franco, di solidi principii tuttavia non privo d’involontaria demagogia – continuo a confrontarmi da trenta’anni, a mani, entrambi, nude. Assai più utile coltivare ottimi rapporti, come tanti interessati scudieri, ma ne vado fiero.

UNA ONESTA LITE IN DIRETTA

Solo un paio di mesi fa abbiamo pure litigato in trasmissione, a Bergamo Tv, a telecamere accese. Qualcuno, poi, m’ha chiesto se l’accesa discussione era proseguita dietro le quinte a pesci in faccia. Neanche per sogno: io avevo detto pubblicamente su di lui la mia, lui pubblicamente su di me la sua. Finito lì. Terminata la puntata, ci siamo salutati e stretti la mano, come sempre. I commenti, successivamente, sono stati tutti sfavorevoli a me, che – disponendo di maggior vigore – avevo fatto la parte del prevaricatore. Anzi, un caro amico del mestiere mi mandò anche un sms per invitarmi a chiedere scusa. Vabbe’, Corbani, se mi legge, quella volta magari ho esagerato.

UN’EROICA PARTITA IN TRASFERTA

Corbani non ha mai voluto diventare professionista (probabilmente gli ha reso di più la pubblicità), ma il cronista sportivo lo sa fare. Sarà stato il 1985 quando andammo in trasferta insieme. Era un’infrasettimanale notturna di Coppa Italia, al giornale ero di riposo, sicché gli chiesi di portarmi a Parma. Pur già menomato, guidò sempre lui (andata e ritorno), s’arrampicò in tribuna stampa, realizzò la radiocronaca diretta (e contemporaneamente prendeva appunti per il “pezzo”), scrisse l’articolo a velocità supersonica. Infine dettò agli stenografi (allora gli inviati mica spedivano via Ipad). Una dimostrazione di rara efficienza, che qualcosa avrebbe dovuto insegnarmi.

IL CORAGGIO DI LASCIARE. MA LASCERÀ?

Che il presente articolo, come le tante altre testimonianze, non sembri peraltro un coccodrillo. Corbani, sebbene visibilmente sofferente, è vivo e vegeto. La dignità dell’annuncio che non comparirà più in tv, la serenità insita in quella dichiarazione ne provano la lucidità. In una società in cui quasi nessuno lascia, esser rispettosi verso se stessi è tanta roba. Poi bisognerà vedere fino a che punto effettivamente lascerà: la richiesta dei tifosi rimane, comprensibilmente, forte.

PASSIONE E CONVENIENZA

Ma chi è e soprattutto chi è stato Corbani, al netto degli scontati elogi e riconoscimenti? Un personaggio irriducibile, capace di ribaltare il disagio dell’inferiorità fisica congenita in opportunità per emergere. Prodigio reso possibile da una volontà di ferro. Questa sua straordinaria forza d’animo, gestita senza mai abbassare lo sguardo, non l’ha mai abbandonato. Chapeau, dunque. Restano gli aspetti controversi di un’intelligenza ben oltre la media, ma monopolizzatrice e intollerante delle potenzialità altrui. Geniale, addirittura, nel fondere la genuina passione per l’Atalanta con la propria convenienza. Una specie di demagogia indotta. Raccontare i nerazzurri con l’enfasi istintiva del tifoso ha reso logicamente popolarissimo il narratore. Per la società, la squadra e i suoi sostenitori, Corbani è un simbolo intoccabile. Però il giornalista puro, anche a respiro locale, fa un altro mestiere. Pur accettando la concentrazione dell’interesse sulla formazione di casa, cronaca, commento e la gestione dell’intero argomento – nell’interesse di tutti i lettori e i telespettatori – devono garantire un’informazione terza, se non asettica.
Qualcuno forse dirà che questo mio ritratto è illegittimo. No. Illegittimo sarebbe un giudizio “tifoso”, contenente falsità. Cedo volentieri ad altri mielose articolesse. Buon proseguimento, Corbani: noi – spero d’esserci ancora – ci rivedremo fra 10 anni…