Instagram e comunità: vince il potere delle immagini

Periscope, Twitter, Instagram, Whatsapp: quanti sono i mezzi che ormai più o meno tutti utilizziamo quotidianamente per comunicare? Moltissimi. A dire che siamo nel bel mezzo di una rivoluzione digitale non sono soltanto gli esperti di comunicazione. E’ facile rendersene conto nella vita quotidiana: nessun genitore può evitare l’iscrizione alla chat del gruppo di classe, pochissimi resistono a Facebook (in Italia una persona su due è iscritta, il 72% degli under 30), che però sta diventando un media “adulto”, mentre le preferenze dei più giovani migrano già altrove, verso Instagram, per esempio, social media per immagini che vive un momento di grande popolarità. 17 milioni di persone in Italia si collegano a Internet tutti i giorni.

Periscope, come ha sottolineato Daniele Bellasio, caporedattore del Sole24Ore al meeting “Pellegrini del Cyberspazio – Comunicare Dio” a Grottammare, è una possibilità in più di essere “sul pezzo”, presenti dove le cose accadono. E’ una sorta di trasmissione in streaming, fatta necessariamente da un dispositivo mobile, ed è un’applicazione legata a Twitter. “Ci sono dei limiti – ha sottolineato Bellasio – c’è il rischio di ritrovarsi in un circuito in cui le stesse persone producono sempre lo stesso tipo di video, ed è più adatto, ovviamente, per chi ha un approccio televisivo. C’è un certo pudore nell’utilizzarlo perché chiede di esporsi, di metterci la faccia o almeno la voce, e una certa capacità anche dal punto di vista della regia”. Un altro aspetto critico è quello dei diritti televisivi legati alle immagini. Se ne può fare un uso giornalistico realizzando reportage e dirette a un costo molto basso, ma con tutti i limiti tecnici legati al mezzo, che ha una funzione e una resa molto diverse da quella televisiva.

In tutto questo movimento, nel pieno della rivoluzione digitale e social, che ruolo hanno i giornalisti? “Sono loro – sottolinea Bellasio – a dirigere i flussi di informazione. Ma non lavorano più da soli, ma affiancati a tecnici, ingegneri, persone in grado di fornire loro il necessario supporto tecnico e governare i dati necessari per lavorare al meglio”.

Sui social network l’informazione non è unidirezionale ma in due sensi: “Su internet – sottolinea Bellasio – vinci se sai crearti un’identità, sui social network vinci se sai creare comunità”. Un terreno particolarmente familiare per i cattolici. Può sembrare che alcuni termini siano stati scippati e snaturati all’ambito delle relazioni (amicizia, rete, comunità, appunto). Ma in positivo imparare a usare bene questi mezzi può essere un punto di partenza per offrire loro un nuovo valore, cogliendone le potenzialità positive.

La piattaforma più interessante in questo momento per gli investitori pubblicitari e per il marketing è quella mobile: siamo tutti legati a doppio filo a smartphone e tablet, ovunque andiamo. La potenza dei video: Youtube ha un miliardo di utenti globali.

Sui social network si condividono soprattutto immagini: sono anch’esse un mezzo per creare comunità, mostrandoci per esempio dei volti.

Twitter è diventato il nuovo luogo del dibattito politico, spesso è da lì che si accende il confronto, da lì, perfino, i portavoce contattano i giornali e lanciano messaggi “in corso d’opera” per influenzare il processo di costruzione della notizia. Quello che una volta si faceva al telefono, ma oggi si può svolgere anche in pubblico. I rischi: perdere il contesto e la timeline, confondersi, non verificare.

“Instagram – spiega Ilaria Barbotti, autrice di “Istagram Marketing” (Hoepli) ed esperta di social media – è il mezzo più divertente e semplice. Ha superato l’utenza di Twitter, ha un pubblico potenziale di oltre trecento milioni di persone. La comunicazione visuale emoziona e arriva direttamente al cuore”. Per orientarsi ci sono gli hashtag, e il coinvolgimento è assicurato: “Questo – aggiunge Ilaria – è il social che genera più interazioni. L’uso che se ne fa ovviamente è molto vario. Ci sono i ragazzi che postano solo i loro selfie, ma anche scelte più interessanti. Instagram fa incontrare persone che hanno passioni in comune e che hanno voglia di conoscersi e magari di organizzare attività sul territorio. Si possono raccontare piccole e grandi storie in modo diverso e diffuso”.