Alcune idee geniali e risolutive per salvare la Grecia. Le proponiamo (quasi) in esclusiva

Foto: Il ministro delle finanze del governo Tsipras, Yanis Varoufakis

La crisi greca ha fatto molto, troppo discutere. E la Merkel, Hollande, Junker e tutta la compagnia non hanno avuto tempo di accorgersi di alcune idee, semplici, straordinarie, risolutive. Prendono spunto dalla grande tradizione cultura greca e vengono da Twitter che le ha ricordate.

Nel nostro piccolo, ne vogliamo segnalare alcune e ci impegniamo, altresì, a indicare sia gli aspetti interessanti, sia quelli problematici delle proposte.

“FAR RAPIRE ELENA BOSCHI E CONSEGNARLA A MENELAO”

In effetti la guerra di Troia ha a che fare con una Elena, la moglie di Menelao, rapita dal troiano Paride. I greci, per vendicare l’offesa dichiarano guerra a Troia, una guerra infinita. Elena Boschi, ha qualcosa della Elena omerica: è avvenente. Ma chi dovrebbe rapire e chi dovrebbe assumersi le spese della guerra? Dovrebbe essere Tsipras (Menelao) che rapisce Elena (Boschi), per poi chiedere un riscatto. I rapiti di Omero diventerebbero i rapitori moderni. Ma chi dovrebbe pagare? Renzi? Il quale, furbo com’è, avrebbe buon gioco a far notare a Menelao-Tsipras: “Ma come, ci dovete cinquanta miliardi di euro e adesso ci chiedete altri soldi per il riscatto di Elena (Boschi)?” Niente da fare. L’idea non va.  Forse sarebbe meglio rapire la Merkel. Questa sì che sarebbe un’ottima merce di scambio. Ma c’è un ma. Così, a prima vista, non sembra che abbia l’avvenenza della Elena Boschi e, tanto meno, della Elena di Menelao.

“PARCHEGGIARE NOTTETEMPO IL CAVALLO DI LEGNO FUORI DEL PALAZZO DI BRUXELLES”

“Dopo dieci anni di inutile assedio i Greci, seguendo un piano ideato da Ulisse, finsero di rinunciare alla conquista della città e di tornare alle proprie sedi, lasciando sulla spiaggia un enorme cavallo di legno, per placare gli dei e propiziare il viaggio di ritorno in patria. All’interno del cavallo erano però nascosti i più valorosi guerrieri greci, guidati da Ulisse. I Troiani, felici per lo scampato pericolo, trascinarono il cavallo all’interno delle mura. Di notte, mentre i troiani dormivano, i greci uscirono dal cavallo ed aprirono le porte della città ai propri compagni. Questi, dopo essersi nascosti con le loro navi dietro un’isoletta vicina di nome Tenedo, erano di nuovo sbarcati sulla spiaggia di Troia. Penetrati nella città, i greci colsero di sorpresa i troiani, che furono facilmente sopraffatti. Troia fu data alle fiamme”.

Eccellente idea quella del cavallo di legno fuori del palazzo di Bruxelles. Ma c’è un problema. Chi entra nel cavallo? Chi potrebbe essere il nuovo Ulisse? Tsipras, Varoufakis? E poi come tirar dentro il cavallo nel palazzo di Bruxelles? Idea interessante. Problemi tecnici ancora da risolvere. Si spera che le necessarie discussioni durino di meno di quelle in corso.

“COMPLETARE LA TELA DI PENELOPE E VENDERLA”

Si sa che, mentre Penelope attende il ritorno di Ulisse, lei fedelissima a lui, (lui un po’ meno a lei perché, nell’interminabile viaggio, qualche distrazione se la prende), promette ai Proci, i pretendenti che vogliono sposare Penelope e impadronirsi del potere, di scegliere tra di loro il marito solo quando lei avrà finito di tessere la sua mitica tela. Ma la furbissima Penelope di giorno tesse la tela e di notte disfa quello che ha tessuto di giorno. Così non finendo mai di tessere la tela, non sarà mai costretta a sposare qualcuno dei pretendenti e a tradire così il suo Ulisse.

Visto che la tela non finisce mai e poi, adesso, una volta finita, diventa un pezzo unico, e poi preso atto che quella tela l’ha cantata Omero, l’hanno citata migliaia e migliaia di poeti e di scrittori, è da ritenersi un pezzo di stoffa decisamente di valore. Si può vendere bene. Idea geniale.  Non dovrebbe essere neppure difficile trovare il compratore.

 “USARE IL ROCCI COME ARMA”

Ah, questa poi! Ma lo ricordate il Rocci? Il dizionario Greco-Italiano… Dio mio. Quando il verbo irregolare da cui derivava il participio passato aoristo passivo di un brano di Senofonte non c’era verso di scovarlo da quel mattone intrattabile. Nulla di più mattone di quel vocabolario. Mi immagino un Tir pieno di Rocci che si appressa nottetempo (le grandi azioni di guerra avvengono sempre nottetempo) e dal Tir balzano fuori degli agili guerrieri, si armano di alcuni Rocci, entrano nel palazzo e incominciano a bombardare Junker, Tusk, Schulz e compagni… Un macello. Sulla opportunità morale e politica di un’iniziativa del genere si può discutere, sulla sua efficacia no.

“TRASFORMIAMO IL PARTENONE IN UNA DISCOTECA”

Anche questa è un’idea destinata a fare storia. Davvero geniale. Uno dei più famosi monumenti dell’antichità che, finalmente, serve a qualcosa, che soprattutto fa guadagnare e non fa soltanto spendere. Un solo piccolo problema. Riguarda il solito, ineffabile Varoufakis. Come noto, il suo appartamento di Atene è con “vista sul Partenone”. Ovvio che, se l’idea passa, qualche cosa come “Parthenon dancing” va collocato sul frontone del celebre monumento. Ovvio anche che questa scritta verrà vista dalla terrazza di casa Varoufakis. Ovvio, infine, che il brillante ministro greco avrà la sua da dire. Ma c’è da scommettere che alla fine l’idea passerà comunque, se non altro per amor patrio e per le pressioni del partito e quelle personali di Tsipras.

Ecco, sono soltanto alcune delle idee apparse sulla piazza di Twitter. Altre, c’è da scommettere, appariranno. Se i politici dessero più ascolto al popolo, il vasto popolo dei social.

Forse il mondo andrebbe meglio. Se non altro riderebbe un po’ di più. Il che, coi  tempi mesti che corrono, non è un vantaggio da poco.