La seconda vita di Brunella: il trekking e l’alta montagna per riscoprire il ritmo del cuore

“Il viaggio comincia laddove il ritmo del cuore s’espone al vento della paura”, ha scritto Fabrizio Resca nel suo libro-reportage intitolato ‘Odore di Russia’. Quel libro Brunella Sacchi, 53enne di Lecco, moglie e madre di due figli, non l’ha mai letto, eppure la citazione di Resca inquadra perfettamente la sua storia, un racconto di vita che è un concentrato di emozioni. Anno 2008, Brunella entra in ospedale per un’ operazione comune: una ciste troppo grossa va asportata. La donna si abbandona tranquilla al sonno indotto dall’anestesia, ma qualcosa accade: a metà pomeriggio si risveglia intubata, con una grossa cicatrice che le taglia in due il ventre. La confessione del medico è una doccia gelata: sotto la ciste, il tumore. E’ un trauma, la sua vita si ribalta: alla tranquillità subentra la paura. In breve sottoporsi alle chemio, seppur leggere, che lasciano quell’odore sgradevole che ancora oggi Brunella può sentire nel naso, l’affanno fisico, l’aiuto premuroso di una figlia che si fa donna, il dolore muto del più piccolo, la presenza del marito, e quei pensieri che le tolgono il respiro. Con l’arrivo della guarigione, poi, il profondo cambiamento: “La scoperta del tumore provocò in me una scossa profonda, fu come un risveglio: mi resi conto che dovevo fare quello che mi piaceva, senza rinunciare a nulla. Finalmente mi era chiaro”. Brunella deve fare i conti con una nuova se stessa, più esigente, più viva: riaffiora in lei il bisogno di viaggiare, ma a modo suo, all’avventura: “Anche prima dell’operazione mi piaceva la montagna, ma facevo più che altro passeggiate con gli amici”. Dopo la ‘scossa’, invece, il cambio di rotta: dalle vacanze in villaggio virare verso orizzonti più dinamici e selvaggi come la montagna, il trekking d’alta quota, lo sci alpinismo. “La montagna mi ha dato forza: per me non era una sfida, era un bisogno, una sicurezza”. Nei viaggi in Kenya, in Nepal, in Bolivia, Brunella ha imparato a liberarsi dalla paura che la malattia potesse tornare grazie al potere del cammino, che ha concentrato i suoi pensieri sul presente, sulla vita. Il primo vero viaggio è arrivato allo scoccare dei 50 anni: “Sono partita con un gruppo organizzato per il Kenya. Dormivamo in tenda e i primi giorni siamo stati inondati dalla pioggia: niente corrente elettrica, livelli igienici scarsi, fu traumatico”. Con il sole, però, riaffiorò la determinazione: “Una settimana di trekking più una di safari, abbiamo camminato sei ore al giorno per salire ai 5000 metri.. stupendo!”. Da quel viaggio Brunella non ha più dimenticato il piacere della scoperta, l’incontro con nuove culture, l’inestricabile sensazione di forza e amarezza che ti lascia addosso la povertà vista da vicino. Da allora ha smesso di rinunciare: “Ho intrapreso lo sci alpinismo: con amici siamo andati sul Tubkal, in Marocco. Poi sono stata in Mustang, nel Nepal, dove abbiamo fatto un trekking di 15 giorni, e l’anno scorso è stata la volta della Bolivia”. Adesso Brunella è a casa sua, a Lecco, dove c’è tutto ciò che ama: il marito, i figli, la famiglia. La partenza è dietro l’angolo, in attesa di una meta tutta da sciegliere: l’Argentina, forse. E intanto si gode il suo viaggio più consapevole: la vita.