Bossetti. Iniziato il processo, finalmente. Niente folle di curiosi. Tutto è possibile, anche clamorosi colpi di scena

Foto: la poca folla in attesa davanti al Tribunale di Bergamo per l’inizio del processo per Yara Gambirasio

OCCUPARSI DEGLI AFFARI PROPRI. ANCHE STAVOLTA

Fedele alla sua immagine di città i cui abitanti si fanno i fatti loro, Bergamo – alla prima udienza del processo a Massimo Bossetti – non ha manifestato particolare curiosità. Diciamolo subito: cosa buona è. Occuparsi dei cavoli propri, in questo caso, può  anche significare astenersi da morbose invadenze. Forse, almeno nell’aula della Corte d’Assise, si riuscirà a passare – senza enfasi fuori posto – dai reality altrove messi in piedi durante la fase investigativa al dibattimento vero e proprio (la sede naturale in cui, attraverso il contraddittorio fra le parti, si formano gli elementi di giudizio).

S’era temuto – in base a precedenti esperienze di processi altrettanto bombardati mediaticamente – che il centrale quartiere di via Borfuro andasse in tilt. E che le code al metal detector costringessero ad estenuanti attese (sotto il sole canicolare). Invece gli spettatori – inteso come pubblico costituito da gente comune – non si sono visti. Ciò non significa indifferenza per la terribile fine – fra Brembate e Chignolo, nel cuore della provincia – di una tredicenne quale era nel 2011 la povera Yara Gambirasio. Ma rispetto per la sofferenza di tutti i diretti interessati, imputato compreso. Per stabilire innocenza o colpevolezza c’è la Corte d’Assise, appunto.

LA CORTE: LE DONNE DOMINANO

Corte d’Assise, già che siamo in argomento, che pare quasi un gineceo. Sui dieci giudici totali (otto popolari, di cui due supplenti), sei donne, fra cui il presidente e il magistrato togato. E donna è pure il pubblico ministero.

A Bergamo pare insomma passato il principio per cui l’aula di un processo non può essere scambiata per un cinema. Ora vedremo la ricaduta su scala nazionale, in quanto resta la sensazione che, proprio nel territorio dove la tragedia s’è svolta, l’attesa un po’ pettegola sia inferiore alla media del Paese. Continuerà a negare Bossetti? Che dirà la moglie? E la madre? Un’attesa che durerà a lungo, in ogni caso. Il processo – rinviato ora al 17 luglio – entrerà nel vivo solo a settembre.

I GIORNALISTI: C’ERANO TUTTI, MENO BARBARA D’URSO, IN VACANZA

Molti i giornalisti presenti all’udienza inaugurale, prettamente tecnica e risoltasi in tre ore. Oltre la trentina i cronisti in aula, supportati, all’esterno del Tribunale, dalle troupes televisive. C’erano “Porta a porta”, “La vita in diretta”, le reti Mediaset – pur senza l’apporto di Barbara D’Urso, in vacanza – in assetto di guerra. Trasmissioni che il blablabla devono inevitabilmente alimentarlo.

BOSSETTI: UN’ABBRONZATURA A PROVA DI CARCERE

Dal punto di vista mediatico s’è però trattato di una partenza falsa, pur prevedibile. Assenti i genitori di Yara, assenti le due donne vicine a Bossetti, quest’ultimo, a sua volta, non si presta certamente a descrizioni stravaganti. Introdotto dalle guardie nella vetrinona antiproiettile riservata ai detenuti, ha sfoggiato la sua consueta abbronzatura a prova di carcere (sono ormai 13 mesi) senza tradire il minimo segno d’impazienza nonostante i lunghi interventi infarciti di codici e pandette delle eccezioni preliminari. Costui, a occhio e croce, è il tipo che, se gli chiedi per strada un’informazione, ti risponde per educazione ma a monosillabi. E se lasci perdere, rivolgendoti a un altro, gli fai un favore.

DIFESA E ACCUSA: I PUNTI DEBOLI

Tecnicamente, la difesa corre ad handicap per la risaputa prova del Dna. La mancata richiesta d’incidente probatorio, che l’imputato avrebbe potuto avanzare sin dai giorni dell’arresto, costituisce anzi un cono d’ombra nella strategia del legale di fiducia, che verosimilmente proporrà ora una superperizia. Tuttavia il punto debole dell’accusa, a prima vista, è rappresentato dell’inesistenza di una ricostruzione dettagliata dell’accaduto. Sicché potrebbe rivelarsi problematico motivare una sentenza di condanna priva di riscontri temporali e territoriali. Per questo, la cautela è d’obbligo. Colpi di scena in vista.