La svolta nella crisi della Grecia. Gianni Dragoni: «L’accordo c’è stato, ma non ha vinto nessuno»

«Lo Spread Btp-Bund 10 anni precipita a 112, le borse europee brindano e aprono in rialzo, sono i primi segnali dell’accordo ottenuto per evitare il tracollo della Grecia e un’uscita catastrofica del Paese dall’unione monetaria. Sono queste le prime conseguenze di un’intesa che viene valutata positivamente. Bisogna vedere se questo momento di euforia sarà duraturo. Gli effetti dell’accordo sono soprattutto di tipo politico. In questo modo la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea e i principali Stati, la Germania soprattutto ma anche gli altri Paesi che si sono accodati, hanno voluto dare il segnale che l’euro resta e che nessuno esce dalla moneta unica europea. Non si è spezzato, almeno per ora, il vincolo dell’unione europea e dell’unione monetaria. Inoltre si dovrà verificare l’efficacia, cioè se la Grecia rispetterà gli impegni presi, se i soldi che gli europei, compresi noi italiani, che andiamo di nuovo a prestare alla Grecia, un giorno potranno tornare indietro. Ho i miei dubbi». Gianni Dragoni inviato del quotidiano Il Sole 24 Ore, a poche ore dall’“Agreement” sulla Grecia raggiunto all’unanimità dopo oltre 17 ore di negoziati all’Eurosummit di Bruxelles, analizza gli scenari passati e i possibili futuri. «Gli effetti di una potenziale Grexit o il rischio di un’uscita dall’euro della Grecia si erano già visti nelle scorse settimane quando il differenziale italiano nei tassi d’interesse, il cosiddetto Spread, si era ampliato e anche la Borsa di Milano aveva avuto diversi cali. Qui si parla della piccola Grecia che vale circa il 2% del Pil europeo ma uno dei problemi che a livello internazionale preoccupa è l’Italia, che è il Paese dopo la Grecia nell’area dell’euro con il rapporto tra debito e Pil più alto, intorno al 132 % circa. Quindi il debito pubblico dell’Italia è più alto, siamo quasi a 2200 miliardi di euro. Se saltasse la Grecia, ci si domanderebbe “chi è il prossimo?” Quindi l’effetto contagio ci sarebbe sicuramente», chiarisce Dragoni, nato a Fusignano (Ravenna) il 26 ottobre 1957, residente a Roma, dove si è laureato in giurisprudenza all’Università La Sapienza, specializzato in economia, industria e finanza.
È stato il Premier belga Charles Michel su Twitter alle 8,38 di questa mattina dopo oltre 17 ore di negoziati all’Eurosummit di Bruxelles a dare al mondo la buona notizia dell’intesa raggiunta. Si parla di aiuti per la Grecia dal Fondo Salva Stati valutati in 82-85 miliardi con un fondo di garanzia nel quale far confluire 52 miliardi di asset greci “da privatizzare per realizzare profitti, abbattere il debito e ricapitalizzare le banche”. Ora quali sono i compiti che spettano alla Grecia?
«La Grecia ha tre giorni di tempo, entro questo mercoledì per approvare delle riforme che sono state proposte dal gruppo dei creditori. Quindi i tempi sono rapidissimi per approvare quello che comunque è solo un programma, il quale se approvato dal Parlamento greco verrà in seguito sottoposto ai vari Parlamenti degli Stati creditori, anche al Parlamento italiano. Queste sono le informazioni che abbiamo finora, ci sono dei programmi, degli impegni, naturalmente assumere degli impegni non significa che saranno rispettati. Per esempio con il precedente piano di salvataggio, alla Grecia erano state imposte delle condizioni che forse erano state eccessivamente gravose. Ma, di fatto, la Grecia non ha fatto nessun passo avanti, s’imponeva al Paese di fare in pochi anni quello che non aveva fatto nei decenni però la situazione non è migliorata. La Grecia si è trovata di nuovo in difficoltà, vediamo poi se tutto questo programma in realtà non sia altro che l’alibi per giustificare che c’è un nuovo prestito importante, perché alla Grecia verrà accordato un piano di aiuti di oltre 80 miliardi ma si parla anche di un altro prestito, un prestito-ponte che dovrebbe essere dato rapidamente, perché la Grecia ha degli impegni di debiti in scadenza, uno il 20 luglio prossimo. Si tratta di una rata di 3 miliardi e mezzo di euro che la Nazione deve pagare alla Banca Centrale Europea. Senza nuovi prestiti la Grecia sarebbe in quello che si definisce “default”, in bancarotta. Il punto è: la Grecia sarà in grado di restituirli questi soldi? Dipenderà se queste riforme saranno fatte e attuate. Su questo ci sono parecchi dubbi. Si parla anche di privatizzazioni, non è sempre detto che quest’ultima soluzione migliori la situazione. Si privatizzano in genere delle attività che sono dei servizi, aeroporti per esempio. C’è il rischio che queste privatizzazioni possano diventare un regalo a qualche avvoltoio nazionale o straniero vicino al mondo delle banche, ciò vuol dire trasferire un’attività redditizia a dei gruppi finanziari».
“Abbiamo ottenuto un alleggerimento del debito e un finanziamento a medio termine”, s’è giustificato Alexis Tsipras. Ora il Premier greco dovrà convincere il Parlamento e soprattutto il suo governo a mettere in pratica le dolorosissime richieste avanzate dall’Ue. La sua premiership è a rischio?
«In questa fase credo di no, perché il referendum che Tsipras ha voluto e che ha visto vincere la maggioranza dei “no” al piano dell’Unione Europea ha rafforzato il Premier greco. Non parlerei di vittoria, perché in questa vicenda non ha vinto nessuno. La Grecia sta in pessime condizioni, l’Europa le presterà altri soldi, quindi mi pare che nessuno abbia vinto. In generale penso che la popolarità di Tsipras nel suo Paese sia aumentata anche se la situazione rimane molto difficile. Le riforme metteranno a dura prova la popolazione, vedremo se questa popolarità reggerà».
“Il cammino sarà lungo e difficile”, parole della cancelliera tedesca Angela Merkel. Per quale motivo la Germania è stata così severa nei confronti del Paese ellenico?
«La Germania quando si parla di problemi dell’euro e dei Paesi europei dimentica sempre di mettere in evidenza quelli che sono i benefici che ha e che ha avuto, che sono molto alti. La Germania mette sempre in primo piano quelli che sono i costi per il popolo tedesco, calcola la quota dei prestiti passati e soprattutto futuri alla Grecia che sono e saranno a carico dei contribuenti tedeschi. È come se ci fossero solo questi effetti. In realtà la Germania dall’euro ha avuto dei benefici, perché la Nazione ha una valuta comune agli altri Paesi, che equivale per la Germania a una svalutazione per la sua forza nelle esportazioni verso gli altri Paesi dell’Unione europea che è aumentata e aumenta in continuazione. La Grecia per i tedeschi non ha dimostrato di volersi impegnare per modernizzarsi, per superare l’evasione fiscale che è altissima, per fare la riforma delle pensioni. Sono questi i principali aspetti che la Merkel non gradisce».
In una recente intervista Romano Prodi ha dichiarato che siamo arrivati a questo punto perché manca una vera e forte autorità europea “che è stata continuamente messa in un angolo dai governi nazionali”. Dunque il tema fondamentale appare la governance europea?
«Questo per chi crede nell’Europa è il tema chiave. L’Europa è nata come mercato comune, poi si è creata l’unione monetaria, adesso c’è il tentativo di fare l’unione bancaria. Sono tutti passi sul lato economico ma l’obiettivo che tiene unito tutto questo disegno è politico. A livello centrale di governo dell’Europa, cioè sia la commissione presieduta da Juncker, un tempo presieduta da Prodi, sia il Parlamento Europeo hanno scarsi poteri per incidere nell’attività degli Stati. Il problema è mettere insieme delle situazioni diverse e non omogenee, è questa la vera difficoltà dell’Europa. In più il vecchio continente si è allargato, siamo arrivati a 28 paesi membri dell’Unione europea, 19 di questi usano la stessa moneta. Un po’ troppi per dotarsi di un’autorità forte».
“Google Summer trends” la classifica del motore di ricerca sulle principali ricerche estive sul web, ha stabilito che gli italiani hanno incoronato la Grecia come prima meta di vacanza. I tour operator sostengono che i bancomat e le carte di credito funzionano bene e occorre solo portare un po’ più di contanti. Che cosa ne pensa?
«Credo sia meglio portarsi un buon rifornimento di contante, però attenzione a non essere derubati».