Telefonate per il telefono, per il gas, per la luce… Uno strano fenomeno di costume. Molte parole e pochi rapporti

AGGREDITI

Non se ne può più. Succede quasi tutti i giorni: telefonate per cambiare gestore del telefono, telefonate per nuove forme di utilizzo dell’energia, telefonate per vendere oggetti di ogni tipo… Aggrediti: è la parola giusta. Qualcuno suggerisce forme varie di protesta o di presa di distanza. Ma non c’è santo che tenga e pare che non funzionino. Probabilmente la crisi costringe ad aguzzare l’ingegno e l’ingegno aguzzo prende il telefono e si butta.

L’UTILITÀ DELLE PAROLE INUTILI

Mi viene di fare un paragone un po’ strampalato e un po’ retrò, ma forse non inutile. Nelle vecchie “relazioni corte” delle vie di paese e dei vicini di casa, si parlava del tempo e delle ultime sciocchezze, ci si divertiva a tagliare i panni addosso alla gente, si parlava e si parlava. In fondo non si diceva nulla di particolarmente interessante. Non erano parole che comunicavano chissà quali informazioni, comunicavano soltanto la voglia di tenere vivi i rapporti, anche a costo di qualche chiacchiericcio inutile o di qualche pettegolezzo in più. Erano piacevolmente inutili, quelle chiacchiere.

MOLTE PAROLE POCHI RAPPORTI

Naturalmente di quelle chiacchierate esiste ancora qualcosa. Ma solo qualcosa. Mentre abbondano le parole “utili” di chi vuole vendere un abbonamento al cellulare o strappare un contratto per il gas o l’energia elettrica. Nella società diventata “povera” per la crisi si sono impoveriti anche i rapporti. I quali, probabilmente, erano poveri già prima che scoppiasse la crisi, ma la crisi li ha resi più scandalosamente evidenti. Così le telefonate che ci propongono alcune delle delizie del benessere ci appaiono come l’eco delle molte cose che avevamo e che non abbiamo più e che, forse, non potremo più avere. Sono parole troppo utili che, in realtà, non servono a nulla. Non servono a farci comperare qualcosa perché di solito rispondiamo con un accidenti, e non servono a intessere rapporti, ovviamente, che non c’erano prima e non ci saranno dopo.

Così, ancora una volta, dopo l’ennesima telefonata, deponiamo il telefono, scocciati per essere stati interrotti durante il pranzo (è il tempo preferito per gli scocciatori), e dobbiamo cercare altrove qualche amico disposto a scambiare le solite quattro chiacchiere, così inutili e così necessarie.