Samantha Cristoforetti, cavaliere della Repubblica. Ma è più facile volare in cielo o rimanere sulla terra?

Foto: l’astronauta Samantha Cristoforetti nella Stazione Spaziale Internazionale

Come i grandi viaggiatori sanno bene, la vera impresa non è tanto il viaggio in sé, quanto quello che viene dopo: il ritorno. Samantha Cristoforetti, l’astronauta più rinomata d’Italia, è stata nominata dal Presidente Mattarella “Cavaliere al merito della Repubblica Italiana” per l’esplorazione spaziale che l’ha vista protagonista, ma è probabile che il difficile, per lei, non sia quello che ha appena fatto, ma quello che ora la aspetta. Quando sarà esaurita anche la trafila di premi e inviti, celebrazioni e interviste di questi primi mesi post-esplorativi, Astrosamantha tornerà ad essere Samantha, e non è detto che sarà una passeggiata meno insidiosa di quella celeste.

EROISMO DELL’ECCEZIONALE ED EROISMO DEL QUOTIDIANO

Il premio riconosciuto alla Cristoforetti non è in discussione, per l’eccezionalità stellare di quanto ha compiuto, ma offre lo spunto per riproporre un dilemma eterno e irresolubile: ci vuole più coraggio a volare in cielo o a rimanere sulla Terra? È ovvio che i riconoscimenti vadano a premiare azioni fuori dal comune, che però devono conservare un valore esemplare: nella loro extra-ordinarietà si deve riflettere l‘ordinarietà eroica di tanti altri gesti e personaggi, la normalità del quotidiano che a volte richiede sforzi titanici e sovrumani. Senza nulla togliere alla grandezza della Cristoforetti, non meriterebbero una medaglia quelle donne che tutti i giorni si dividono tra lavoro e casa, quei nonni che crescono i nipoti assicurando serenità ai figli, i disabili e le loro famiglie, gli insegnanti di periferia e i soldati al fronte?

I PICCOLI GRANDI SPETTACOLI SULLA TERRA

Nella domanda c’è sicuramente un po’ di retorica, ma è doveroso ricordarsi che non sempre occorre lanciarsi in una navicella spaziale per avere la sensazione che ti manchi il terreno sotto i piedi. Sappiamo bene quanto possa essere opprimente la vita di tutti i giorni, persino più dell’angusto spazio di un’astronave, quanto duramente metta alla prova l’esistenza in certe aree abbandonate al loro destino, ben più aride della superificie scabra di qualche pianeta: in quelle zone, probabilmente, non sono in pochi a sognare una fuga tra le stelle, biglietto di sola andata per evitare il ritorno nelle stalle. Ma siamo altrettanto sicuri che non baratteremmo la vista dalla Terra con la vista sulla Terra, non rinunceremmo allo spettacolo che uomo e natura sanno creare, alla bellezza di un affetto, di uno sguardo, di un’amicizia, alla gioia per una fatica vinta e alla serenità che ci dà l’essere in pace con noi stessi.
Guardare il mondo dall’alto è una grande conquista, ma mai come rimanere con i piedi per Terra: non dobbiamo spiegarlo ad Astrosamantha, che certo l’ha capito in orbita, ma ricordarlo a noi stessi, che cerchiamo il prodigio col cannocchiale e non ci accorgiamo di quanti piccoli grandi miracoli avvengano vicino a noi, ogni giorno. Non serve essere astronauti per avere il cielo in una stanza e toccarlo con un dito.