I biografi di don Sandro Dordi: partire dalla fine come fanno i Vangeli con Gesù

I VANGELI CI PARLANO DI GESU’ PARTENDO DALLA FINE

Nel comporre i Vangeli gli Evangelisti non partono mentalmente dall’inizio della vita di Gesù, ma partono dalla fine, dalla sua morte e risurrezione, perché è lì che si svela pienamente il mistero della sua persona e che trova risposta la domanda così frequente nel Vangelo di Marco: “Chi è costui?”.

Sul Calvario il centurione romano, visto come Gesù è morto, è uscito con l’espressione: “Veramente costui era figlio di Dio” e dopo la risurrezione anche il più scettico degli apostoli, Tommaso, s’inginocchia ed esclama: “Signore mio e mio Dio”. È allora che i discepoli, per quanto duri di cuore a credere, capiscono tutto. Quindi, dopo l’Ascensione, han cominciato a rivisitare a ritroso tutta la vita pubblica di Gesù e ciò ha consentito loro di cogliere nella loro vera luce le parole che aveva detto e i segni che aveva compiuto. (Matteo e Luca sono i soli ad andare oltre. Sono risaliti fino all’infanzia di Gesù e hanno trovato anche lì i primi segni rivelatori di quello che Gesù ha in seguito rivelato di essere). Gesù stesso li ha introdotti in questo cammino di rivisitazione. (Cfr. Lc 24,27: Cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”.

Questa rivisitazione della vita pubblica di Gesù aiuta a sua volta a capire ancora di più la sua conclusione, gloriosa, ma che per la sua tragicità in un primo momento li aveva tanto scandalizzati.

ANCHE CON DON SANDRO DORDI: PARTIRE DALLA FINE

È lo stesso procedimento che dobbiamo fare noi per cogliere la grandezza della conclusione della vita di don Sandro Dordi. Ci aiutano in questo, e li dobbiamo ringraziare, i suoi primi biografi.

Assunta Tagliaferri, nella sua biografia del nuovo beato, L’amore più grande (ediz. Villadiseriane – ristampa), e Mons. Arturo Bellini, nel sua, intitolata Sandali che profumano di vangelo (Marcianum press), seguono appunto un procedimento simile a quello dei vangeli. Incominciano dalla tragica conclusione della vita di don Sandro, da lui prevista con trepidazione e paura e accettata col coraggio della fede per non abbandonare la sua gente. E poi, per mostrare come l’accettazione del martirio non si improvvisa, i due autori ripercorrono la vita di don Sandro.

È la luce del martirio finale che aiuta a scoprire la fede, la speranza e la carità che hanno animato tutta la sua esistenza, a cominciare dai germi ricevuti nella sua famiglia e nella sua parrocchia, passando per la soda coltivazione in seminario, per attuarsi, una volta fatto prete, prima nel Polesine, poi tra gli emigranti in Svizzera e negli ultimi anni tra i poveri del Perù. Il ripercorrere queste diverse fasi della sua vita portano alla fine a cogliere ancora più profondamente la portata della tragica e gloriosa conclusione.

Le numerose testimonianze, che soprattutto Assunta Tagliaferri ha raccolto da persone di ogni età e livello culturale, dei più diversi ambiti sociali, politici e religiosi, specialmente di tanti poveri, i destinatari privilegiati del suo impegno, e perfino la dichiarazione del sinistro ispiratore dell’assassinio, danno l’idea di quanto il martirio finale di don Sandro sia stato largamente e profondamente compreso come logica conclusione di tutta la sua vita.

Tra tutte queste testimonianze, secondo me, emerge, e la voglio segnalare, la poesia “Il buon pastore”  di Oscar Sing, un giovane del coro parrocchiale di Santa, che accosta la vicenda di don Sandro, con i suoi turbamenti e con tutta la sua fedeltà, a quella del profeta Geremia (Ger 1,5-10; 20,7-11).

UNA POESIA: IL BUON PASTORE

Prima che ti formassi dentro il ventre di tua madre,
Prima che tu nascessi, ti conoscevo e ti consacrai.
Io ti scelsi perché tu fossi mio profeta,
andassi dove io volevo che tu andassi
e proclamassi ciò che io ti ho comandato.

Devo gridare, devo rischiare; povero me se non lo facessi!
Come fare ad allontanarmi da te,
a non parlare di te, se la tua voce mi brucia dentro?
Devo andare, devo lottare; povero me se non lo facessi!
Come fare ad allontanarmi da te, a non parlare di te,
se la tua voce mi brucia dentro?

Non aver paura a rischiare perché io sarò con te.
Non aver paura ad annunciarmi, perché io parlerò per te.
Ti ho affidato il mio popolo
per strappare ed abbattere, per edificare e piantare:
distruggerai e pianterai.

Lascia i tuoi fratelli, lascia tuo padre e tua madre.
Abbandona la tua casa perché la terra sta gridando.
Non portare nulla con te perché io sarò al tuo fianco,
Bisogna combattere perché il mio popolo sta soffrendo!
Devo gridare, devo rischiare… Povero me se non lo facessi…