Dalla segreteria ai gruppi biblici: in quanti ambiti le donne sono “colonne” delle comunità. La storia di Umberta

Segretaria, volontaria, ministro straordinario della comunione, referente dei gruppi di lettura continua della Parola. Ma di quante cose si occupa, in parrocchia, Umberta Pezzoni? “Per fortuna nella vita faccio la casalinga” scherza. “Non sono cresciuta negli oratori – spiega Umberta – andavo a Messa sempre e non ho mai smesso,a differenza di alcuni miei amici di allora. Ma appartenere alla comunità in quel periodo non mi interessava. Ci sono arrivata dopo, per vie diverse da quelle ordinarie. Mi interessavano molto la lettura, lo studio, la letteratura. Mi sono trovata a leggere il Vangelo: avevo già trent’anni. Ma mi è venuta la curiosità di capire meglio e di più. Così ho incontrato una signora che teneva gruppi di lettura continua della Bibbia lungo un percorso che durava otto anni, e l’ho seguito dall’inizio alla fine. Già allora pensavo che una conoscenza approfondita della Parola fosse decisiva per me: da un lato per definire la mia appartenenza a una realtà più ampia, dall’altro per esprimere questa scelta di fede. Col tempo ho iniziato a fare volontariato. Perciò il mio percorso è stato per certi versi opposto a quello naturale. Sono quarant’anni più o meno che i gruppi biblici si ritrovano sul territorio, animando cultura e lettura. A fondarli è stata Paola Pesenti, che oggi ha superiate gli ottant’anni. Dopo il Concilio sono arrivate le schede di lettura, ma i gruppi fin dall’inizio hanno potuto contare sull’accompagnamento di un biblista. E’ un’esperienza di dialogo, di confronto, di approfondimento culturale, ma soprattutto è un’esperienza spirituale”. E’ un movimento squisitamente femminile quello dei gruppi di lettura biblica, anche se non ufficialmente riconosciuto come tale: “E’ un ministero particolare – sottolinea Umberta – che le donne portano avanti con umiltà nel silenzio e questa è una tipica caratteristica femminile. Le donne sono molto presenti nella Chiesa, senza di loro non ci sarebbe parrocchia che stia in piedi, mettono a servizio le loro numerose abilità concrete, in silenzio, non tengono conferenze e non recriminano”. Tra i temi che suscitano più dibattito e scalpore quando si parla di donne e chiesa c’è quello del sacerdozio femminile: “In realtà – dice Umberta – non credo che a nessuna donna interessi diventare prete”. Semmai il problema è come uomini e donne possano stare nella chiesa da laici seguendo la propria vocazione”. Le donne sanno adattarsi a fare ciò che serve, per spirito di servizio: “Non mi è mai piaciuta l’idea del lavoro impiegatizio – dice – però in parrocchia serve una segretaria, perciò lo faccio lo stesso. E’ una caratteristica femminile saper fare sintesi di tante esigenze, gli uomini non reggono a lungo in questi ruoli, mentre sono molto abili in altri”. Tante altre doti “femminili” si rivelano particolarmente utili: ascolto, elasticità, attitudine a lavorare insieme, ad armonizzare i talenti delle persone.
Cosa serve di più oggi alle donne che operano nella Chiesa? “Una formazione specifica – risponde Umberta con sicurezza – non solo quella che viene data dalla tradizione, ma una preparazione ad ampio raggio che si concentri su aspetti sociali, culturali, liturgici: occorre per esempio conoscere le scritture, i temi del Concilio, quello che ne è seguito. Bisogna mettersi in gioco, essere presenti con cognizione di causa. Ma questo vale per tutti, non solo per le donne”.