Mi parla un amico. Di Bergamo provincia, e mi racconta di due suicidi avvenuti negli ultimi giorni nel suo paese. Anche se i suicidi sono frequenti, fanno sempre molta impressione, soprattutto in un paese dove ci si conosce e soprattutto nel tempo così svagato delle ferie.
Cerchiamo allora insieme, l’amico e io, di capire il perché. Di perché personali non sappiamo nulla, ovviamente. Possiamo solo tentare di indovinare qualche ragione “generale”.
Immancabilmente il discorso cade sulle interminabili difficoltà economiche. La crisi, forse, si sta allentando. Molto forse. Ma la sensazione è che, mentre qualcosa si muove in alto, poco si muove in basso. Governo e mondo economico dicono che ci sono segnali di ripresa. Ma sono segnali molto macro. In basso, nelle famiglie, non ce se accorge ancora. Lì la crisi resta pesante se non altro perché dura da molto, da troppo, e non si riesce ancora a respirare aria diversa.
A questa ragione generale se ne aggiunge un’altra. Le grandi crisi sono ancora più grandi perché vissute in solitudine. Le preoccupazioni più pesanti tolgono anche la voglia di parlarne. E così si finisce di accartocciarsi su se stessi e ci si trascina a fondo.
Da notare poi che i paesi non sempre aiutano a superare quelle solitudini. Una volta si diceva che tutto il mondo è paese. Ora si dovrebbe dire che ogni paese è mondo, mondo grigio, dove si annega sempre più spesso nell’anonimato.
Domani, molto in là probabilmente, la crisi, quella economica, finirà. Ma resterà l’altra crisi. Da quella sarà molto difficile uscire. Perché non basterà avere meno preoccupazioni economiche per avere più legami e sentirsi meno soli.