La montagna, il limite, la fragilità dell’uomo. Una vita intera di Robert Seethaler

È una vita che scivola via in un attimo, quella di Andreas Egger: «Una vita intera» (Neri Pozza) di Robert Seethaler, narratore e sceneggiatore viennese. Centosessanta pagine di scrittura delicatissima e profonda. Il piccolo Andreas rimane orfano a quattro anni, affidato a Hubert Kranzstocker, lo zio, contadino rude che lo accoglie controvoglia. Un bambino silenzioso, che non interessa a nessuno. Lo zio lo picchia fino a renderlo storpio. Fa il bracciante, il contadino, e poi Andreas si unisce alla Bittermann & Figli, incaricata di costruire una funivia. Segue un destino che lo porta a vivere tra la bellezza dei monti e la crudeltà degli uomini. Conosce all’osteria del paese Marie Reisenbacher, una giovane donna bionda e delicata, che gli mostra con il suo amore di avere la possibilità di essere felice. «Questo personaggio – racconta Seethaler – nasce dai miei ricordi di bambino. Capita di sprofondare nella neve ed è questa la sensazione da cui sono partito. Da quel silenzio particolarissimo di quando ci si trova immersi nella neve.
A fare da sfondo al romanzo il mondo splendido, ma anche crudele della montagna: «È un mondo – continua Seethaler – che fa parte della mia esperienza personale. C’è dentro questo libro anche un’eco della paura ancestrale che ne avevo da bambino, anche a causa di alcune altre esperienze personali molto forti: sotto una valanga sono morti due miei insegnanti e un mio caro amico, mentre faceva alpinismo».
Nel romanzo le montagne si comportano creature vive: «Qualcuno, forse – sottolinea lo scrittore – direbbe che le montagne sono vive in senso mistico, come se avessero anch’esse un’anima. Scrivendo, però, io sono partito da una sensazione molto concreta, che chiunque può provare: basta restare sdraiati per un po’ e ascoltare».
Andreas sperimenta una profonda solitudine: «Ma la vive – commenta Seethaler – in modo tutt’altro che passivo. È un solitario, un esploratore, e si spinge fino ai confini della sua esistenza».
Il limite, la perdita, la morte, tornano in molti modi nel romanzo: «La vita – osserva lo scrittore austriaco – non si può concepire senza la morte. Questo libro parla del passaggio da questa vita a un’altra e della perdita che ne deriva. Mostra diversi volti della morte, presente come minaccia (dalla guerra, dalla montagna) ma anche come conforto, con la sensazione di rientrare nel ventre di una donna».
Per il protagonista di «Una vita intera», la morte e la perdita si trasformano in possibilità positive: «Non sempre questo è possibile – conclude Seethaler -. Non sempre quando si perde qualcosa si guadagna qualcos’altro, Andreas raggiunge comunque la consapevolezza che si può continuare a vivere anche se quello che si è perso è troppo grande, anche se è durissimo. Il racconto abbraccia tutta la vita, ed è questo, forse che permette alla fine di arrivare a una lettura positiva. Ma non è mai facile».