Macché invasione, macché salasso. Troppi luoghi comuni sui rifugiati

Accogliere, non accogliere: le polemiche sull’emergenza migranti non si spengono, anzi, passano i mesi, ma alla fine nelle dichiarazioni dei politici, ma anche sui social e perfino al bar si rincorrono sempre gli stessi luoghi comuni e domande retoriche. Pochi sembrano interessati ad approfondire, a capire per esempio perché queste persone sentono il bisogno di scappare e di lasciarsi tutto alle spalle, rischiando (e spesso perdendo) la vita. Se lo facessero (interessarsi, capire) forse scoprirebbero cose che non si aspettano.

I NUMERI: E’ DAVVERO UN’INVASIONE?

Parlano i numeri: dal 1 gennaio al 15 agosto del 2014, sono sbarcate sulle coste italiane 104.255 persone; quest’anno, nello stesso periodo, ne sono sbarcate 103.226. In Italia l’incidenza dei rifugiati sulla popolazione totale è dello 0,13%.
Nel 2014 nell’Ue sono entrate 650 mila persone e ne sono state espulse 400 mila. Restano 250 mila persone per una comunità di 500 milioni di persone.
E nel resto del mondo? Il Pakistan ospita oltre 1,6 milioni di rifugiati, Iran e Libano oltre 800mila. Nel Libano i rifugiati rappresentano il 19% della popolazione. Subito dopo, in questa ideale top-ten, ecco la Turchia e la Giordania con oltre 600 mila rifugiati (il 10% sulla popolazione totale).
Le percentuali di rifugiati sul totale della popolazione nei Paesi europei sono molto più basse. In Svezia rappresentano l’1,19 %, in Austria lo 0,66, in Francia lo 0,35, in Germania lo 0,23. L’Italia, come abbiamo visto, è ancora più indietro. Sono circa 80 mila persone in tutto.
In compenso il nostro Paese ha il più alto indice di ignoranza Ipsos-Mori: la maggior parte della popolazione è convinta che gli immigrati siano il 30%, in realtà sono il 7%.

IL COSTO DELL’ACCOGLIENZA DEI RIFUGIATI: UN SALASSO?

Spendiamo un sacco di soldi per rifugiati e agli italiani senza casa e senza lavoro niente: quante volte l’avete sentito dire? Ai rifugiati, in realtà, vengono dati 2,50 euro sotto forma di buono spesa (quella che viene chiamata pocket money) da usare per beni di prima necessità. Il resto di questa somma viene gestito da italiani: questi soldi dunque servono a pagare beni e servizi reali, e fI anno bene alla nostra economia. Vengono pagati gli stipendi degli operatori sociali, viene acquistato cibo, l’affitto delle strutture che li ospitano. I 35 euro al giorno arrivano dal “Fondo Europeo per i rifugiati”, e non vengono quindi sottratti da altri capitoli di spesa.
Secondo i dati della Fondazione Ismu, inoltre, l’intera operazione Mare Nostrum, che ha salvato 80 mila persone, è costata a ogni italiano l’equivalente di 1 euro e 90 centesimi.

SONO RIFUGIATI O IMMIGRATI ECONOMICI?
Secondo i politici la maggior parte delle persone che sbarcano in Italia non sono rifugiati ma “comuni immigrati” che si spostano per ragioni economiche. Ma i dati cosa dicono? Nel 2015 la prima nazionalità tra gli sbarcati è quella dell’Eritrea, con 25.657 persone. In Eritrea c’è una feroce dittatura e i diritti civili sono di fatto aboliti. Al secondo posto c’è la Nigeria (dodicimila persone), dove c’è Boko Haram, milizia islamica responsabile di sanguinosi massacri, e che infierisce in particolare sui cristiani. Arrivano dalla Somalia quasi ottomila persone. Si tratta di un Paese afflitto da una lunga guerra, da terrorismo, conflitti di potere. E poi Sudan (guerra, terrorismo), circa seimila persone, e Siria (5.500 circa, dove oltre alla guerra c’è l’Isis).

COSA C’ENTRA L’OCCIDENTE?
Anche l’Occidente è coinvolto nelle situazioni che provocano la fuga delle popolazioni dai Paesi d’origine. In Siria la guerra in corso tra il governo di Assad e l’Esercito Libero Siriano è stata incoraggiata da finanziamenti occidentali. L’Isis ne approfitta per allargare il suo potere. In Iraq e Afghanistan si sentono le conseguenze della guerra al terrorismo iniziata dagli Usa dopo l’attentato alle Torri Gemelle. In Kosovo (ricordiamo l’intervento occidentale per sostenerne l’indipendenza?) le minoranze perseguitate continuano a scappare.
L’Occidente però ha interesse anche nello sfruttamento dei territori (per ricavarne petrolio, per esempio), pratica che a lungo andare provoca un drammatico impoverimento. Il colonialismo oggi non esiste più, ma le potenze occidentali si accaparrano (pagando) terreni dove impiantano, per esempio, coltivazioni per l’esportazione o producono biocarburanti. Così accade che molti contadini restino senza fonti di sostentamento.

E LA CHIESA COSA FA?
La sola Caritas, secondo i dati diffusi nei giorni scorsi anche da Famiglia Cristiana, accoglie nelle sue strutture circa 20 mila persone, ovvero il 10% di tutti gli arrivi. Le parrocchie hanno creato circa 1.500 diversi servizi per l’assistenza agli immigrati, che si sostengono senza fondi dallo Stato. Senza contare oltre 500 mense per i poveri che vengono gestite da soggetti che si richiamano alla Chiesa cattolica: ogni giorno offrono in tutta Italia circa 10 milioni di pasti.