Sotto il Monte, città della pace anche per i migranti: l’incontro incomincia sul campo da calcio

L’amicizia e la solidarietà nascono spesso da piccoli gesti. E anche una semplice partita di pallone in un campo di terra battuta può diventare un’occasione perfetta per instaurare un rapporto con l’altro, con il “diverso”, con colui che viene sbattuto in prima pagina più o meno quotidianamente. I ragazzi dell’oratorio di Brembilla potevano infatti decidere tranquillamente di restarsene per conto proprio, magari guardando con sospetto e fastidio a pochi metri da loro il gruppo di coetanei provenienti dal continente nero e ospiti della struttura che sorge accanto alla casa natale di Papa Giovanni XXIII, a Sotto il Monte. E invece no, non è accaduto nulla di tutto questo. I giovani bergamaschi hanno dunque giocato con loro, dando il via a un’amichevole del tutto informale Italia-Nigeria, a cui ha partecipato con entusiasmo anche il sindaco di Brembilla, Damiano Zambelli. “Abbiamo incontrato per caso questo gruppo di giovani africani e subito si è creata un’amicizia attraverso il pallone, che unisce e abbatte tutti i muri- ha sottolineato don Cesare Micheletti, parroco di Brembilla, che ha accompagnato un gruppo di ben 92 persone, tra adolescenti e adulti, nella fiaccolata da San Giovanni Rotondo fino al paese della Val Brembana- i miei ragazzi hanno giocato con loro, con molta serenità e spirito di fraternità: non è dunque affatto vero che i pellegrini vedano male i profughi”. Più defilati ma non meno partecipi, invece, i ragazzi provenienti dal Bangladesh, che assistevano alla partita come spettatori, commentando tra di loro azioni e goal. Al termine del match (4-3 per i valmbrembillesi il risultato finale), i giocatori delle due squadre hanno dunque fatto partire un applauso generale, per poi stringersi la mano e gustare insieme una merenda a base di pane e nutella. Tutto questo è accaduto nel pomeriggio di venerdì 14 agosto e le polemiche dei giorni precedenti sulla presenza di 63 migranti, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, nella struttura del Pime (Pontificio istituto missioni estere) a fianco della casa natale del Papa Buono, sembrano lontanissime. Ma non del tutto scomparse. “I migranti risiedono provvisoriamente in una struttura totalmente indipendente dalla casa natale di Papa Giovanni, quindi non sono fisicamente a contatto con i pellegrini: in passato ne furono ospitati altri, senza che nessuno se ne accorgesse. Detto questo, la Chiesa è pronta a fronteggiare questo fenomeno epocale, guarda a chi ha bisogno ed è aperta- ha spiegato padre Gianni Sottana, prorettore del Pime di Sotto il Monte- l’importante è che questi profughi non siano lasciati a loro stessi, ma accompagnati e seguiti. Il rapporto con la popolazione locale? Non sempre è facile, ci sono talvolta delle lamentele e dei contrasti dovuti a pregiudizi, anche perché la gente non è preparata. Non dimentichiamoci, però, che Papa Giovanni XXIII era stato un fautore del dialogo con le altre religioni”. Nel frattempo, nella struttura allestita e resa operativa in tempo-record per l’accoglienza, i volontari e gli operatori della comunità Ruah lavorano senza sosta. “Qui sono stati accolti ragazzi di ben dieci etnie diverse e potevamo aspettarci molti più problemi, ma non è stato così- ha spiegato una volontaria- abbiamo quindi organizzato i turni di pulizia quotidiana e ogni gruppo li svolge in piena autonomia: i ragazzi devono dunque seguire delle regole ben precise. Il sindaco si è dimostrato molto disponibile nei nostri confronti, ci ha tenuto a ribadire che Sotto il Monte è “Città della Pace” e che rappresenta un esempio di integrazione e accoglienza”.