Papa Francesco: in famiglia impariamo la grammatica degli affetti

«Gesù non vuole cancellare il quarto comandamento, che è il primo grande comandamento verso le persone». Ad assicurarlo ai fedeli, a braccio, è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, incentrata sulla «responsabilità» della famiglia «di comunicare la fede, di trasmettere la fede, sia al suo interno che all’esterno».
«Ci possono venire alla mente alcune espressioni evangeliche che sembrano contrapporre i legami della famiglia e il seguire Gesù», ha esordito il Papa, spiegando che «Gesù non vuole cancellare il quarto comandamento»: «I primi tre sono nei confronti di Dio, questo è delle persone!», ha esclamato fuori testo.
«E neppure possiamo pensare che il Signore, dopo aver compiuto il suo primo miracolo per gli sposi di Cana, dopo aver consacrato il legame coniugale tra l’uomo e la donna, dopo aver restituito figli e figlie alla vita famigliare, ci chieda di essere insensibili a questi legami!», ha proseguito. Al contrario, «quando Gesù afferma il primato della fede in Dio, non trova un paragone più significativo degli affetti familiari», che «all’interno dell’esperienza della fede e dell’amore di Dio, vengono trasformati, vengono riempiti di un senso più grande e diventano capaci di andare oltre sé stessi, per creare una paternità e una maternità più ampie, e per accogliere come fratelli e sorelle anche coloro che sono ai margini di ogni legame».
«Un solo sorriso miracolosamente strappato alla disperazione di un bambino abbandonato, che ricomincia a vivere, ci spiega l’agire di Dio nel mondo più di mille trattati teologici. Un solo uomo e una sola donna, capaci di rischiare e di sacrificarsi per un figlio d’altri, e non solo per il proprio, ci spiegano cose dell’amore che molti scienziati non comprendono più». Con queste parole il Papa, durante l’udienza di oggi, ha spiegato che «la sapienza degli affetti che non si comprano e non si vendono è la dote migliore del genio familiare».
«E dove ci sono questi affetti familiari – ha aggiunto a braccio – vengono questi gesti del cuore che ci parlano più forte delle parole. Il gesto dell’amore, questo fa pensare». «Proprio in famiglia impariamo a crescere in quella atmosfera di sapienza degli affetti», ha proseguito Francesco sempre a braccio: «La loro grammatica si impara lì, altrimenti è ben difficile impararla. Ed è proprio questo il linguaggio attraverso il quale Dio si fa comprendere da tutti».
«L’invito a mettere i legami famigliari nell’ambito dell’obbedienza della fede e dell’alleanza con il Signore non li mortifica», ha spiegato il Papa: «Al contrario, li protegge, li svincola dall’egoismo, li custodisce dal degrado, li porta in salvo per la vita che non muore». In questa prospettiva, «la circolazione di uno stile famigliare nelle relazioni umane è una benedizione per i popoli: riporta la speranza sulla terra». «Quando gli affetti famigliari si lasciano convertire alla testimonianza del Vangelo, diventano capaci di cose impensabili, che fanno toccare con mano le opere che Dio compie nella storia, come quelle che Gesù ha compiuto per gli uomini, le donne, i bambini che ha incontrato», ha assicurato il Papa.
«Se ridaremo protagonismo – a partire dalla Chiesa – alla famiglia che ascolta la parola di Dio e la mette in pratica, diventeremo come il vino buono delle nozze di Cana, fermenteremo come il lievito di Dio!». Lo ha detto il Papa durante l’udienza generale di oggi. «La famiglia che risponde alla chiamata di Gesù riconsegna la regìa del mondo all’alleanza dell’uomo e della donna con Dio», ha affermato Francesco, che poi ha esortato i fedeli: «Pensate allo sviluppo di questa testimonianza, oggi. Immaginiamo che il timone della storia, della società, dell’economia, della politica), venga consegnato – finalmente! – all’alleanza dell’uomo e della donna, perché lo governino con lo sguardo rivolto alla generazione che viene. I temi della terra e della casa, dell’economia e del lavoro, suonerebbero una musica molto distinta!».
«L’alleanza della famiglia con Dio è chiamata oggi a contrastare la desertificazione comunitaria della città moderna». È impegnativo ed esigente, il compito affidato oggi alla famiglia dal Papa, nella catechesi dell’udienza generale. «Ma le nostre città – ha proseguito a braccio – sono diventate desertificate da mancanza d’amore, per mancanza di sorriso: tanti divertimenti, tante cose per perdere il tempo per far ridere, ma l’amore manca. E proprio la famiglia, quel papà quella mamma che lavorano, con i figli… Il sorriso di una famiglia è capace di vincere questa desertificazione delle nostre città, e questa è la vittoria dell’amore della famiglia».
«Nessuna ingegneria economica e politica è in grado di sostituire questo apporto delle famiglie», ha assicurato il Papa: «Il progetto di Babele edifica grattacieli senza vita. Lo Spirito di Dio, invece, fa fiorire i deserti. Dobbiamo uscire dalle torri e dalle camere blindate delle élites, per frequentare di nuovo le case e gli spazi aperti delle moltitudini, aperti all’amore della famiglia».
«La comunione dei carismi – quelli donati al Sacramento del matrimonio e quelli concessi alla consacrazione per il Regno di Dio – è destinata a trasformare la Chiesa in un luogo pienamente familiare per l’incontro con Dio», ha assicurato il Santo Padre. Poi l’invito finale, sempre a braccio: «Andiamo avanti su questa strada, non perdiamo la speranza! Dove c’è una famiglia con amore è capace di riscaldare il cuore di tutta una città, con la sua testimonianza d’amore! Pregate per me, preghiamo gli uni per gli altri, perché diventiamo capaci di riconoscere e di sostenere le visite di Dio. Lo Spirito porterà lieto scompiglio nelle famiglie cristiane, e la città dell’uomo uscirà dalla depressione!».
«Mai più la guerra!». È l’accorato appello rivolto oggi dal Papa, al termine dell’udienza generale, subito prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana. «In questi giorni anche in Estremo Oriente si ricorda la conclusione della Seconda Guerra Mondiale», ha esordito Francesco: «Rinnovo la mia fervida preghiera al Signore di tutti affinché, per intercessione della Vergine Maria, il mondo di oggi non abbia più a sperimentare gli orrori e le spaventose sofferenze di simili tragedie».
«Ma le sperimenta!», ha aggiunto a braccio il Papa, che ha proseguito: «Questo è anche il permanente anelito dei popoli, in particolare di quelli che sono vittime dei vari sanguinosi conflitti in corso». «Le minoranze perseguitate – ha proseguito il Papa -, i cristiani perseguitati, la follia della distruzione, e poi quelli che fabbricano, che trafficano le armi, armi insanguinate, armi bagnate nel sangue di tanti innocenti». Poi il cuore dell’appello: «Mai più la guerra! È il grido accorato che dai nostri cuori e dai cuori di tutti gli uomini e donne di buona volontà sale al Principe della pace».
«Auspico che la grave congiuntura occupazionale possa trovare una rapida ed equa soluzione nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente per riaccendere la speranza nelle loro famiglie». È l’appello rivolto dal Papa a favore degli operai della «Smith Bits Saline», accompagnati dal vescovo di Volterra, monsignor Alberto Silvani. Oltre al «saluto speciale» agli operai, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì in piazza san Pietro, Francesco ha salutato i seminaristi partecipanti al Campus sul sostegno economico alla Chiesa. A tutti i fedeli provenienti dall’Italia, il Papa ha dato un «cordiale benvenuto» aggiungendo a braccio: «Sono tanti, e anche rumorosi!». Per tutta risposta, l’applauso della folla. Non è mancato, tra gli altri, un saluto del Papa all’Associazione bambino emopatico oncologico e alla Federazione nazionale suonatori di campane.