Don James, un prete in mezzo agli universitari: «Sono un nomade come voi, un mendicante di domande»

Ricomincia l’anno accademico e all’università, accanto a lezioni, seminari ed esami, ecco anche una proposta diversa di incontro, di riflessione, di amicizia: ne parla don James Organisti, cappellano degli universitari e assistente Fuci.

“Bellissima ragazza con occhi chiari e maglietta. Ieri ti ho visto in biblioteca Tiraboschi. Parlavi con delle amiche. Mi hai incantato”. “Festa degli studenti universitari: danza, birra, incontri, musica”. “Qualcuno ha gli appunti del corso di……?”. “Mi sapete dire com’è il prof…..all’esame? Quali domande fa?”. Etc, etc…

Se uno frequenta i social network degli studenti universitari trova questi tipi di post, insieme a quelli di studenti che cercano casa o stanno pensando di andare all’estero per una esperienza di lavoro o di studio.

Se poi decidete di fare una passeggiata in Città Alta, in questi giorni trovate le matricole che vanno a vedere i luoghi in cui dovranno frequentare le lezioni, a informarsi per i trasporti…timorosi, spesso insieme ai genitori. Provo sempre una grande tenerezza per queste ragazze e questi ragazzi. Li vedo divorare in fretta il pranzo tra una lezione e l’altra, o andare e venire dalla mensa, o da un’aula all’altra per seguire le spiegazioni dei prof. Ogni tanto nasce un’amicizia, che magari dura il tempo di un corso, o forse continua. Li vedo stipati sui bus, girare con trolley pieni di libri….impegnati sull’iphone mentre sono seduti nei corridoi dell’Università. Spesso mi domando che cos’hanno nel cuore. Certamente il ragazzo o la ragazza, o il desiderio di trovarlo. Molte speranze per il futuro lavorativo, speranze che ripongono con fiducia in ciò che l’Università riuscirà a dare loro come preparazione al lavoro.

A volte mi sento un analfabeta, perché pretendo di dare risposte senza aver compreso le domande. Altre volte ho la supponenza di chi giudica e ha già capito che, in realtà, loro non hanno domande. Sono semplicemente delle difese. In verità loro mi mettono in discussione; sono spesso l’esempio di ragazzi e ragazze che hanno deciso di progettare la loro vita a prescindere dal Vangelo. O forse, semplicemente, vivono la loro fragile appartenenza alla Chiesa nei propri oratori, nelle proprie parrocchie. Questi ultimi rapiti dai propri parroci e dai propri curati, perché sono i pochi rimasti, che possono dare una mano per le attività.

Da diversi anni, come prete che si occupa degli universitari, tento varie strade per avvicinarli, non per indottrinarli, ma semplicemente per invitarli a continuare a interrogare il Vangelo a partire dalla loro condizione di giovani, per sperimentare di persona se Gesù Cristo può essere ancora significativo per loro. Sinceramente non ho mai chiuso la porta a nessuno, mi fanno un po’ paura solo quei giovani e quelle giovani che si rifugiano in devozionalismi allucinati che aiutano a vivere lo smarrimento, ma distolgono dalla bellezza della vita.

Carissimi, carissime, chiunque siate e da qualunque esperienza veniate, sappiate che io sono qui per voi. Non appartengo a movimenti o associazioni, sono assistente della Fuci certo, ma principalmente sono un mendicante di domande. Sono qui per questo, per voi. Non troverete in me un esempio di prete: fumo, non uso linguaggi altamente spirituali, ho parecchi difetti. Solo una cosa posso donarvi e condividere con voi: sono innamorato di Gesù Cristo, senza fronzoli, ma essenzialmente è così; sono innamorato dell’uomo, della sua esistenza, della sua ricerca; amo la cultura, e cerco di lasciarmi interrogare da ciò che bolle in pentola in questo mondo. Non faccio costine, non faccio feste della birra, non ho soldi per proporre esperienze da sballo….Offro amicizia a quelli che sono in ricerca. Propongo attività non nazional-popolari. Non ho un pulpito dal quale predicare e dare avvisi. Ogni anno i miei parrocchiani cambiano, così come cambia la popolazione universitaria. Non so, se vi va, venite a trovarmi. Vivo in città alta, in via Porta Dipinta, 39. All’occorrenza mi sposto, sono un nomade come voi. Vivo nella speranza che gli universitari vogliano imparare una professione, farsi una cultura, ma anche diventare uomini e donne in grado di progettare la vita, magari cercando, come dicevo sopra, di capire se il Vangelo può ancora a parlare alla nostra vita. E’ questa speranza che mi fa mendicante, e ogni anno ricomincio…Forse mi troverete all’ingresso dell’Università con un volantino in mano, mi distinguerete subito, sono abbastanza fuori età. Ma sono lì non per chiedere soldi o per farvi fare qualche donazione. Allungo la mano del cuore per lasciarmi visitare dai vostri sogni e dalle vostre domande, senza la pretesa di volerli realizzare o di avere tutte le risposte. Come dire, troverete un uomo qualunque, coinvolto dal Vangelo, che cerca di incontrare Gesù nella domanda di giovani donne e uomini che guardano con trepidazione al proprio futuro. Mi trovate su facebook e, se digitate il mio nome su google trovate tutto quello che faccio….non proprio tutto, quanto mangio, quanto bevo, cosa mi piace della vita, beh, quello lo dico agli amici.