Alla scoperta di esperienze di rinascita: «Il meglio deve ancora venire – 4 passi nella solidarietà » con i giovani di Molte fedi sotto lo stesso cielo

«Il meglio deve ancora venire – 4 passi nella solidarietà » è il titolo che i ragazzi delle Acli di Bergamo hanno scelto per il percorso giovani di «Molte fedi sotto lo stesso cielo», giunto al suo terzo anno. Lunedì un convivio all’Edonè ha dato il via alle danze con una quarantina di giovani universitari presenti, molti pronti ad iscriversi all’intero ciclo di 4 incontri, due lunedì e due sabati (25 euro per giovani dai 18 ai 28 anni). «I segni di rinascita culturale e sociale dalla crisi ci sono già, qualcosa si muove e i giovani sono parte attiva di questo rinnovamento» spiega Federica Fenili, una delle organizzatrici. A differenza degli anni precedenti, dove le sedi erano Edonè e Polaresco, quest’anno la proposta sarà itinerante, snodandosi attraverso le realtà solidali a Bergamo, esempi concreti di accoglienza e coworking, e un paio di incontri all’Edonè con giovani che si sono messi in gioco nel volontariato o nella politica.

RIPARTIAMO DALLA NOSTRA CITTÀ

Dopo un breve aperitivo per conoscersi o ritrovarsi, e un video di presentazione delle varie realtà coinvolte, Marco di Edonè ha raccontato la nascita e lo sviluppo del bar e centro culturale e di aggregazione giovanile. Dall’associazione Mellow Mood, da cui i fondatori sono riusciti a crearsi un lavoro, ai futuri nuovi gestori (a marzo scade il bando), spesso i più giovani della trentina di ragazzi che avevano intrapreso il progetto: «È l’unica struttura comunale per giovani dove non ci sono educatori, ci siamo improvvisati baristi ed abbiamo dovuto creare una società, forse siamo stati dei giovani incoscienti ma ci credevamo». A oggi Edonè vanta attività gratuite di svariato tipo ogni giorno ed è molto frequentato dai giovani di tutta Bergamo ma i ragazzi che lo gestiscono hanno dovuto affrontare anni di sacrifici per arrivare a questo risultato, in un’ottica di comunità a discapito del proprio guadagno e sempre con l’obiettivo di essere un luogo accogliente per creare occasioni, di lavoro e di incontro. Federica: «È seguendo una propria passione e condividendola con altri che si può essere creativi per la propria città». In un secondo momento i partecipanti sono stati divisi in 5 piccole tavole rotonde per confrontarsi sul tema. Un gioco con una mappa concettuale ha raccolto le idee attorno alla parola «solidarietà», anche grazie all’aiuto offerto da alcune immagini, e i membri di ciascun gruppo hanno potuto conoscersi e scambiarsi racconti riguardo alle relative esperienze di volontariato o di solidarietà a cui è capitato di partecipare o meno. Un secondo gioco consisteva nel trovare 16 parole riguardanti il tema e riassumerle poi in un’unica, «il nome della valigia», tutti insieme. L’esito è stato molto creativo: famiglia, uguaglianza, crescita, giovane, dono. Al termine della serata tutti hanno ricevuto un sacchettino con dei semi di girasole contenente un messaggio di speranza, mentre Chiara e Maria hanno raccontato con delle immagini le proprie «esperienze di rinascita», la prima in Palestina e la seconda in Belgio. In una città nel sud della Cisgiordania, divisa in due zone occupate rispettivamente da palestinesi e israeliani, nella via dietro al mercato (in origine dei palestinesi) si sono insediati gli israeliani. Chiara ha partecipato alle manifestazioni di protesta dei palestinesi anche per fermare la demolizione del villaggio. Purtroppo sembra non essere stata sospesa ma solo rinviata. Maria invece ha vissuto un mese e mezzo in un centro per profughi in Belgio, dove questi erano già stati identificati ma stavano aspettando i fogli di via e lo status. Studentessa di scienze politiche, ha scelto di specializzarsi in relazioni internazionali in Belgio nell’ambito della sicurezza. In questo centro di accoglienza si occupava soprattutto di ragazze madri,vittime di violenza durante il viaggio e bambini, in totale circa 400 persone, soprattutto africani dalla Guinea e dall’Angola, anche se sono arrivati in seguito anche degli adulti dall’Afghanistan per un problema di sovraffollamento in una struttura di Bruxelles. Nei prossimi incontri i giovani avranno la possibilità di entrare in contatto in loco con le realtà della Cooperativa sociale agricola OIKOS per disabili, attraverso una “vendemmia solidale”, la Comunità di accoglienza KAIROS, per donne vittime della tratta, l’Associazione Fabbrica dei Sogni, per educare ragazzi di ogni nazionalità, la Cooperativa Ruah per migranti e all’ultimo incontro il 2 novembre il giovane sindaco di Scanzorosciate, l’associazione di coworking TH3LAB e la testimonianza di Leonardo Rota appena rientrato da un anno di Servizio Civile Acli in Australia.