La Fiorentina, Matteo Renzi e un po’ di dietrologia

RENZI E LA FIORENTINA SOLI AL COMANDO

Renzi già è uno che tende a montarsi la testa. Ci mancava la Viola prima in classifica (da sola): chissà che effetto gli fa. Non succedeva da 16 anni… Figurarsi se un premier come lui – impossessatosi di Flavia Pennetta e del tennis femminile – non sta mettendo in relazione dentro di sé, anche solo inconsciamente, le due leadership, la sua è quella inattesa della Fiorentina.
Siccome il fenomeno – eh sì, fra Verdini e la ministra Boschi, pare proprio il momento di Firenze e della Toscana – potrebbe dilatarsi, che almeno gli arbitri non contribuiscano. La squadra del portoghese Sousa sta giocando molto bene. Fuor di dubbio. Tuttavia in sette giorni, nelle ultime due partite – a s. Siro con l’Inter e contro l’Atalanta – ha vinto 4-1 e 3-0 senza giocare. In pochi l’hanno fatto notare, ma sempre 11 contro 10 per entrambe le gare quasi intere, partendo inoltre da 1-0 su rigore.

GLI AVVERSARI SONO SPARITI

Senza entrare nel merito, singolare, no? O meglio, entrando nel merito solo su un punto: d’accordo il regolamento, però esiste il buon senso. Forse non nel caso dell’Inter, ma con l’Atalanta bastava il “giallo” (magari identificando esattamente l’autore del fallo). Cosi estraendo cartellini, Il direttore di gara decide (consapevolmente) il risultato.
Dove si vuol arrivare? Occhio al campionato. Il calcio italiano ha perduto (almeno momentaneamente) la sua guida, la Juventus. Il Palazzo può esserne pure contento. Il dominio incontrastato di una sola formazione stanca. Sicche’ il nostro adorato pallone si trova senza padrone. La Roma, erede designata, è stretta fra un’improbabile gervinhodipendenza e le miserie – talvolta strumentalizzate – di Mafia Capitale. Alterna e perciò scarsamente attendibile l’Inter, del Milan meglio non parlare. Che cosa resta? Il Napoli. La Lazietta. Davvero due prelibati bocconcini – il burbero arrogantello De Laurentiis e l’antipatico per antonomasia Lotito – per chi coltivasse manie di grandezza.

LA ROMA NEL 1942. IL PRIMO MINISTRO NON ERA RENZI

Perciò la settima rischia d’essere stata la giornata della svolta. Abbiamo fatto trenta, entrando nel regno della dietrologia, arriviamo a trentuno. Se Renzi non c’aveva ancora pensato, mi sa tanto che il primato in graduatoria lo sveglia. La leggenda narra di un lontano predecessore dell’ex sindaco, tale Benito Mussolini, che nel 1942 fece vincere lo scudetto alla Roma. Povero Bersani? Poveri tutti noi, altro che povero Bersani!