La tristezza dell’uomo ricco. Gesù, il regno, i soldi

Immagine: Angelo Bianchini (1911-1988) , “Il giovane ricco”, chiesa di San Luca, Roma

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: ‘Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre’” (Vedi Vangelo di Marco 10, 17-30. Per leggere i testi liturgici di domenica 11 ottobre, ventottesima del Tempo Ordinario, clicca qui)

Tutto il “viaggio” di Gesù verso Gerusalemme è intessuto dall’annuncio della sua morte e risurrezione e dagli insegnamenti che il Maestro offre ai suoi discepoli perché siano come lui.

GESÙ, UN UOMO ENTUSIASTA, UNA DOMANDA CAPITALE

Gesù esce di casa. “Un tale” (Matteo parla di un giovane, Luca di un “notabile”) sembra aspettarlo. Gli corre incontro, gli si getta in ginocchio davanti e gli fa una domanda che sembra interessarlo moltissimo e si capisce che punta tutto su Gesù per avere la risposta giusta: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Si tratta di un entusiasta, non vuole risposte teoriche. Vuole invece sapere che cosa fare per avere la “vita eterna”, per amare davvero Dio e fare la sua volontà.

Gesù sembra raffreddare all’inizio tutto quell’entusiasmo. Prima gli chiede perché lo chiama buono: Gesù non rifiuta il titolo, soltanto gli dice che la sua bontà viene dal suo rapporto con Dio che è il solo buono. Di conseguenza anche quell’interlocutore entusiasta deve anzitutto porsi di fronte a Dio e vedere quali sono i suoi rapporti con lui. E poi Gesù fa notare che a quella domanda Dio ha già risposto. “Tu conosci i comandamenti”. Gesù ne cita alcuni. Sono quelli che riguardano i rapporti con gli altri. Se si fa ciò che è più a portata di mano, amare gli altri, si ama Dio e quindi si conquista la vita eterna. “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”, afferma l’interlocutore di Gesù. Dunque è sulla via giusta.

“GESÙ FISSÒ LO SGUARDO SU DI LUI, LO AMÒ”

Di fronte a quell’uomo generoso Gesù si comporta in maniera sorprendente: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò”: gli dona il suo sguardo e il suo cuore e va oltre. Non si limita a chiedere a un uomo così generoso di seguire soltanto gli antichi comandi, gli chiede di seguirne uno nuovo: “Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni. Seguimi!”. Tre comandi: va, vendi, dallo ai poveri che riguardano la sua vita attuale. Questo permette di amare Dio concretamente: avrai un tesoro in cielo. Poi due altri comandi che riguardano la vita futura: vieni, seguimi. Tutto, in realtà, punta qui. Quell’uomo deve sentirsi libero per poter seguire Gesù senza impicci che lo trascinano all’indietro.

LA TRISTEZZA DEL RICCO

Ma, a questa risposta, il comportamento di quell’uomo cambia totalmente. Prima era entusiasta, ora diventa triste. La risposta è come una calamità per lui. Marco annota mestamente il motivo: aveva molti beni. L’unica chiamata che, in tutto il vangelo di Marco, non parte da Gesù, finisce male a causa dei soldi.

IL RISCHIO DELLE RICCHEZZE

Di fronte a quel fallimento, Gesù cerca di iniziare un’istruzione sulle ricchezze. “Quanto è difficile, per coloro che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio”, dice. Prima era il ricco ad essere meravigliato, adesso, di fronte a quelle parole, sono i discepoli. Gesù ripete una seconda volta: “Quanto è difficile entrare nel regno di Dio!”. Poi una terza volta, con un’immagine: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Il cammello è l’animale più grosso del territorio di Israele. La cruna dell’ago è l’apertura più piccola. Ma allora è davvero impossibile che i ricchi si salvino? La risposta di Gesù è rassicurante. Li guarda negli occhi, come prima aveva guardato il ricco e dice: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”. Non sono dunque le opere degli uomini ma il dono di Dio accolto dagli uomini che salva. Questo vale anche per le ricchezze.

Gesù ha descritto quali sono le condizioni per salvarsi, per arrivare alla vita eterna. Adesso Pietro gli chiede che ne sarà di loro che hanno lasciato tutto. Gesù non ha dubbi: loro che hanno lasciato tutto per lui e per il vangelo, diventeranno ricchi, ricchissimi di tutto.

IL GIOCO DEGLI SGUARDI

Nel vangelo di oggi è particolarmente interessante il gioco degli sguardi. Gesù guarda e ama il ricco, guarda i discepoli. Il ricco guarda Gesù. “Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato”. Perché è triste il ricco? È legato, non è libero e quindi non ha la gioia. La tristezza segna chi è prigioniero di qualcosa.

Oggi non siamo molto contenti. E noi cristiani non siamo “il popolo della gioia”, come dovremmo essere. Eravamo poco felici prima perché avevamo i soldi e siamo poco felici adesso che ne abbiamo di meno. Gesù non è un ingenuo che ci dice di lasciare tutti i soldi per seguire lui. Al ricco di oggi lo ha chiesto. Ma non lo chiede a tutti. A tutti però chiede, o meglio: annuncia che il significato definitivo della nostra vita non può stare in ciò che non è definitivo, il significato ultimo non può venire da ciò che è penultimo. E soprattutto non può stare in quelle realtà penultime che sono le più precarie: le cose, i soldi. Le persone amate sono anch’esse penultime, perché non vanno oltre la morte, la nostra e la loro. Però possono darci una qualche, bella e affascinante illusione di durare per sempre. Le grandi gioie sono quelle che danno più di tutte quella dolcissima sensazione, dolcissima anche perché è la più desiderata. Ma è comunque un’illusione e alla fine inevitabilmente ci dobbiamo confrontare con le crude, dolorose smentite. È allora che torna la questione di fondo: dove abbiamo collocato le ragioni ultime, quelle che non si possono smentire, della nostra felicità? Gesù dice all’uomo ricco: vai, vendi, dai tutto, vieni, seguimi. È come se dicesse: lascia tutto ciò che è penultimo, scegli l’ultima ragione della felicità. Solo se farai questa scelta avrai la possibilità di non essere smentito e di essere veramente e definitamente felice.