Gli scandali del Vaticano e le antiche domande sulla Chiesa

Parliamo molto, nel nostro settimanale, del caso di mons. Alejo Balda e della sua collaboratrice Maria Immacolata Chaouqui. Ne parliamo perché il nuovo scandalo fa nascere nuove e antiche domande sulla Chiesa.

LA CURIA NON È LA CHIESA

In fondo, ci si potrebbe chiedere: perché si parla della Chiesa? Mons. Alejo Balda e Maria Immacolata (tra l’altro: che bel nome, la signora!) Chaouqui non sono il Vaticano e non sono la curia e la curia non è la Chiesa. Ma è inevitabile una strana coincidenza degli estremi: un solo uomo di Chiesa mette in discussione la Chiesa. Un po’ dipende dall’informazione che schiaccia verso l’alto tutto ciò che riguarda la Chiesa. Ne abbiamo già parlato: ma l’informazione è clericale: parla molto dei vertici della Chiesa, parla pochissimo della base dove, pure, avvengono cose molto interessanti. In fondo la quasi totalità dei credenti non comunica notizie riservate del Vaticano semplicemente perché non è in Vaticano e non dispone di notizie riservate. Eppure quei credenti pregano, lavorano per gli altri, magari fanno anche catechesi, fanno giocare i ragazzi all’oratorio, lavorano per la Caritas. Ma lo splendore di questa Chiesa silenziosa non riesce a sopire il chiasso suscitato dall’altra Chiesa, quella del monsignore di curia e della signora sua collaboratrice.

LA FEDE NELLA CHIESA PECCATRICE

Eppure va rivendicata, anche in questa circostanza, la necessità di uno sguardo da credente sulle miserie della Chiesa. Anche questa volta i più severi censori della Chiesa sono quelli che non le credono. I “laici” vogliono una Chiesa perfetta e sono severissimi quando la trovano imperfetta: e questo, come tutti vedono, accade spesso: di conseguenza, questi critici di professione hanno molto pane per i loro denti. La diversità fra una visione laica della Chiesa e una visione credente passa anche – direi: soprattutto – nella capacità di accettarne i limiti e i peccati. Il credente sa molto bene che la Chiesa non è perfetta e non ha bisogno di andare a scovare prove in qualche ufficio del Vaticano: basta che guardi dentro di sé. Lui non è santo, non sono santi gli altri cristiani che lavorano con lui e neppure i preti della sua parrocchia. Tutta gente chiamata nonostante.  Ma si può arrivare a questa serena obiettività se si accetta il punto di partenza: che la Chiesa non è quella perfetta degli illuministi di ogni tempo ma quella povera di sempre: quella di Pietro, peccatore e perdonato, quella dei Papi donnaioli e palancai dei Rinascimento, quella dei Papi moderni molto meno peccatori dei loro predecessori, ma peccatori anche loro. Ci fermiamo qui perché la lista non finirebbe più. Ma questa è la Chiesa. A questo punto mi indigno della meschinità di un impiegato di curia che si vendica per una mancata carriera e della civetteria della sua collaboratrice, ma so che la Chiesa deve fare i conti con loro come li deve fare con me e con tutti. Siamo tutti peccatori, infatti, e, se lo vogliamo, siamo tutti membri perdonati della Chiesa.