Vatileaks. Un punto di vista laico

ANCHE BERLUSCONI POTREBBE ESSERE PROCLAMATO SANTO

Lascia tra lo stordito e il divertito la prospettiva che qualora uno fosse avviato sul binario del riconoscimento della santità, la velocità di tale procedura potrebbe dipendere dall’entità di una tangente, rilasciabile a qualche monsignore della Congregazione delle cause dei santi. Uno che avesse un po’ di soldi, per es. Berlusconi, ma non solo, potrebbe essere tentato. Purtroppo servirebbero due condizioni, una improbabile e l’altra sgradevole, per avviare la procedura: disporre di virtù eroiche e essere defunto. Comunque, pare emerga anche questa ipotesi dalla carte, che Mons. Vallejo e la signora Chaouqui hanno fatto pervenire sottobanco a due giornalisti.

IL GRAN CARROZZONE DELLA CURIA

Scoperchiato il pozzo tra il maleodorante e il folkloristico, occorre capire. Come suggerisce da secoli il grande Baruch Spinoza, “nec ridère, nec lugère, sed intellìgere”, né ridere, né piangere, ma capire! Partiamo, dunque, dalla Curia romana. Il termine, come ci ricordano gli storici e i filologi, viene dall’antica Roma: deriva da “co-viria”, adunata di “viri”, poi suddivisione del popolo in tante “curie”, poi nome del luogo di tali riunioni. Oggi, nell’organizzazione della Chiesa cattolica, è l’insieme degli strumenti istituzionali e amministrativi con cui il Pontefice “governa” da Roma circa un miliardo e 300 milioni di cattolici. Già riformata, nel ‘900, da Pio X e poi da Paolo VI – a partire dal Decreto conciliare Christus Dominus – fu ridefinita nel 1988 da Giovanni Paolo II con la Costituzione Apostolica “Pastor Bonus”, con qualche modifica successiva di Benedetto XVI. Costituita da 9 Congregazioni, 3 Tribunali, 12 Consigli pontifici, 9 Uffici, 9 Commissioni, 2 Comitati e altro ancora, la Curia romana è un apparato mastodontico, per riformare il quale Papa Bergoglio ha messo in piedi un Comitato di nove cardinali, il C9, che stanno elaborando delle proposte di modifica della Pastor Bonus. Per es.: i dodici Consigli pontifici dovrebbero essere accorpati attorno a due “fuochi”. Intanto è stato costituito il COSEA (Consiglio e Segreteria dell’Economia e dell’Amministrazione), cui appartenevano il suddetto Monsignore e la lobbista, prima del loro triste transito nelle segrete vaticane.

LA  TRASPARENZA: UNA VIRTÙ CHE ALLA CURIA MANCA

Che un tale apparato sia diventato un luogo di incrocio tra potere religioso, politico, economico e finanziario è un fatto. Forse storicamente inevitabile. Ma la dimensione religioso-sacrale, cui è connesso e di cui è espressione, non aiuta a vederne in modo trasparente le nervature. Ed è, invece, esattamente quanto vorrebbe Bergoglio. Non lo scioglimento degli apparati, eventualmente la loro semplificazione, ma certamente la loro trasparenza. Occorre dire che questa non è mai stata la virtù principale della Curia romana. Se la Chiesa cattolica è sempre stata una monarchia assoluta – di cui il dogma dell’infallibilità è la sanzione dottrinale – che il Concilio tridentino (1545-1563) e il Vaticano I (1868-1870) hanno formalizzato e difeso, che il Concilio Vaticano II ha incominciato a smantellare e che papa Bergoglio, in continuità, vorrebbe riformare nel senso della collegialità e della sinodalità, la sua Curia – con i propri strumenti istituzionali ed amministrativi – che tratta ogni giorno con il mondo e con ingenti flussi di denaro, non può certo appellarsi né al Sacro né al segreto né all’infallibilità per occultare le proprie operazioni. Invece, all’ombra di questi alibi, sono stati commessi o coperti crimini di vario genere, dalla pedofilia alla corruzione, all’uso improprio del denaro dei fedeli… Tutto umano, troppo umano.

QUANDO LA CAROVANA SI MUOVE I CANI ABBAIANO

I cittadini credenti e non credenti chiedono di uscire dall’ombra. Le resistenze della Curia al cambiamento non hanno nulla di teologico, di dottrinale, di pastorale, sono grumi di interessi materiali e niente altro, che a volte si ammantano di teologia e tendono a saldarsi con le resistenze dottrinali al cambiamento. Benedetto XVI ha tentato di spezzare questo intreccio, lui che aveva guidato la via Crucis della Settimana santa il 25 marzo 2005, descrivendo con parole di fuoco lo stato della Chiesa e della Curia, affidandole al futuro Papa. Che fu lui stesso pochi giorni dopo, il 19 aprile. Il Card. Martini lo aveva incoraggiato su quella strada, dando a lui “conservatore” i propri voti durante il Conclave. Benedetto è stato sopraffatto e indotto alle dimissioni. Non pare che Bergoglio voglia gettare la spugna. Le resistenze, i complotti, le camarille? Niente paura! Citato dall’Avvenire, il Card. Montenegro li spiega facendo ricorso ad un antico proverbio: “Quando una carovana si mette in movimento, i cani iniziano ad abbaiare”. Chi di felicità, chi di rabbia. Intanto la Chiesa ha dimostrato il coraggio di mettersi in movimento. I cittadini, credenti e no, si augurano che anche la società civile e lo Stato italiano ne abbiano altrettanto.