Olga di carta: un viaggio fantastico per scoprire la libertà di essere se stessi

«Olga Papel era una ragazzina esile come un ramoscello, mangiava come un uccellino, faceva respiri brevi e il suo esistere, quasi sempre, produceva pochissimo rumore, se non un leggero fruscio, come la pagina di un libro mossa dal vento». Ci vuole poco ad essere considerati diversi: basta una spiccata fantasia come quella della dolce Olga, la protagonista di «Olga di carta», il nuovo romanzo di Elisabetta Gnone (Salani), una bambina che ama raccontare storie, e che, soprattutto «ha scoperto come vincere la paura».
Sono forti, oggi, soprattutto per i più giovani (ma in realtà per tutti) la spinta a omologarsi e il timore di essere considerati diversi: «Il personaggio di Olga – spiega Elisabetta Gnone, che ha già dato vita a serie di successo come le Witch per la Disney e Fairy Oak – nasce da pensieri che mi hanno suscitato i reati di bullismo e le vicende di razzismo che si vedono su internet. È difficile sentirsi ed essere diversi, avere il coraggio di sfidare le convenzioni, e affrontare ciò che non ci somiglia». Olga compie uno straordinario viaggio alla ricerca di sé, un viaggio avventuroso, fantastico «per riconoscersi, fermarsi, accettarsi», che può ricordare per certi versi quello di Pinocchio, il burattino di Collodi: «Ma quello di Olga – chiarisce Elisabetta Gnone – è un percorso che va in senso opposto. Pinocchio (un caposaldo della letteratura e uno struggente inno alla libertà) finisce male, perché forse per obbedire alla moralità del tempo questo burattino torna nei ranghi, accetta le regole, diventa un bambino normale. Olga invece incomincia il suo viaggio con il desiderio di essere uguale a tutti gli altri ma lungo il cammino scopre la libertà di essere se stessi». Un viaggio fantastico, ma senza la magia di Fairy Oak: niente fate, streghe, maghi, ma un mondo surreale, in cui tutto può accadere: «Il viaggio rende tutto avventuroso e la componente fantastica aiuta a far passare dei bei messaggi. Non è una fuga dalla realtà, perché la favola aiuta proprio a trovare gli strumenti per affrontarla meglio, e ci mette anche un po’ di speranza». «Olga di carta» è un libro che parla a tutti: «A chi non capita, in qualche momento della vita, di sentirsi fragili, diversi, inopportuni? Tutti possono trovare qualche aspetto in cui identificarsi. Olga si rivolge a chi si sente diverso per timidezza o per qualche particolarità si sente sempre un pesce fuor d’acqua. È un invito a fidarsi di ciò che si è e dei propri amici». Anche Olga di Carta diventerà una serie, un mondo? «Chissà, può darsi che Olga racconti altre storie. Ci sono sempre nuovi mostri da incontrare. È un personaggio che mi sta molto al cuore e per me anche uno stile di scrittura un po’ diverso dal solito. Ci ho messo un po’ a trovarlo. E via via mi sono appassionata molto a questa storia».

La foto di Elisabetta Gnone in apertura del post è di ©Yuma Martellanz