«Per educare bisogna essere educati». Per questo «sono necessari almeno 20 minuti di preghiera al giorno», ha detto Alessandro D’Avenia, docente nelle scuole superiori secondarie e scrittore, richiamando Santa Teresa nel suo intervento sulla via dell’educare al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze. «Dio è entusiasmante perché non smette di entusiasmare», ha aggiunto D’Avenia che ha anche richiamato «il primo sguardo di mio padre e mia madre che si vedono per la prima volta: in quello sguardo c’è potenzialmente un Big Bang. Risuona lì l’amore di Dio». «L’arte di educare – ha affermato – è l’arte di fare esperienza della vita, perché non ci sono soluzioni preconfezionate». Ma «diamo il tempo all’eternità di educarci?», si è chiesto D’Avenia. Perché «se non facciamo questo, trasferiamo solo il soffio corto delle nostre esperienze e delle nostre ferite». Di fronte all’inadeguatezza che colpisce educatori e genitori, D’Avenia ha detto che è ora di smettere di chiedersi: «Di chi è la colpa?». «Basta con questi sensi di colpa -, ha affermato lo scrittore, per il quale – ci vuole invece senso di responsabilità». «I ragazzi – ha concluso D’Avenia – scrivono che sono alla ricerca della cosa per cui vale la pena morire, perché solo individuando quella si capisce il motivo per cui vale la pena di vivere la vita».