Il vescovo Francesco alla preghiera per Parigi: «La forza morale è più grande dell’odio»

La gente arriva alla spicciolata, all’ora della pausa pranzo, nella chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie, nel cuore della città, lentamente la riempie tutta. Le persone entrano, si siedono, incominciano a pregare. Il silenzio è sottile, come un soffio, e rassicurante, come una coperta che si appoggia lieve sull’inquietudine delle persone, sulla tristezza quasi palpabile di queste giornate. Ci sono anziani, giovani, studenti, preti. Ci sono immigrati, rappresentanti di associazioni, movimenti, associazioni. Qualcuno ha il viso rigato di lacrime, qualcuno con un abbraccio lo consola. Su un video in un angolo della chiesa c’è la bandiera francese e l’indicazione: «Preghiera per la Francia». Il tempo di ascoltare, di pensare, di far depositare le parole, con la regia accurata dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale.
C’è anche il vescovo Francesco Beschi. È seduto tra i banchi accanto agli altri fedeli, unisce la sua preghiera alle altre. Soltanto alla fine si alza per offrire la benedizione di un Dio «che tutte le grandi religioni chiamano allo stesso modo, misericordioso».
«La forza più grande – ricorda il vescovo Francesco – è quella morale». Non quella della distruzione, non quella dell’odio, non quella della paura che ci fa il cuore a pezzi da quando abbiamo sentito – come se fossero qui, accanto a noi – i colpi esplosi dai terroristi a Parigi. Da quando abbiamo visto le tracce di sangue per terra nelle immagini dei telegiornali. «Abbiamo ascoltato parole intense in questi giorni attraversati dal dolore – sottolinea il vescovo -: le parole di coloro che hanno la responsabilità della sorte dei popoli. Le parole forti di Papa Francesco ci ricordano che nessuna violenza può essere rivendicata nel nome di Dio». Nel cuore della celebrazione di oggi, dopo la pagina bellissima del Vangelo di Matteo sulle beatitudini, c’erano tre preghiere tratte dalle tradizioni delle grandi religioni: quella cristiana, ebraica e musulmana. Tre preghiere di pace, di misericordia, di lode e di perdono. «Coltiva e custodisci» dice la preghiera della tradizione cristiana: «Dov’è che possiamo custodire e coltivare queste parole e i silenzi, il dolore di queste giornate? – dice il vescovo Francesco – Nella nostra coscienza. In questi giorni per le ragioni più diverse sembra che si manifestino soltanto la potenza distruttiva, la forza militare, le forze più diverse che l’uomo è incapace di spiegare. Ma bisogna ricordare, e lo dico anche a me stesso, che la forza più grande è quella morale. E questa attinge alla profondità della coscienza di ogni persona umana. Che le parole e di questi giorni alimentino la grandezza della coscienza di cui ciascuno di noi è capace».
Nel commento alle Beatitudini, arriva chiaro e forte l’invito di don Chicco Re, direttore dell’ufficio per la pastorale sociale, «ad avere il coraggio del Vangelo», soprattutto «quando sentiamo che le nostre parole diventano troppo piccole». Ad avere questo coraggio sempre, nella vita di tutti i giorni, combattendo la sensazione che il mondo vada «tutto da un’altra parte». Pronti a sentire la vicinanza di Dio, ad affidargli il dolore, e insieme a dare senso a ciò che accade attingendo alla fede, consapevoli sempre che Dio sa «moltiplicare il coraggio, fasciare il cuore, aprire lo sguardo al futuro». «La tua vita – come dice la bella preghiera letta oggi – resti una benedizione anche quando non puoi benedire».