Parigi, Barbara d’Urso e i talk show. Siamo in una gabbia di matti

“Io sto con #BarbaraD’Urso”. Ora che Daniela Santanche‘ ha twittato così, possiamo stare tranquilli. Dunque, per la deputata azzurra, l’ex attrice napoletana, improvvisatasi – su Canale 5 – emozionante conduttrice di teorici approfondimenti della cronaca più coinvolgente, sta dalla parte della ragione. Chi ha torto è Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia, che, giudicata oltre il limite dell’umana sopportazione l’ultima esibizione della suddetta, impegnata a dirigere il traffico in una delle tante retoriche trasmissioni dopo la strage di Parigi, le aveva detto senza mezzi termini di lasciar stare gli argomenti seri e di tornar a occuparsi di pettegolezzi.

LA SANTANCHÉ E I “BASTARDI” DI “LIBERO”

La polemica, intendiamoci, è politica e tutta interna a Forza Italia.
La simpaticissima Santanche’ – che condivide assolutamente la linea oltranzista di Matteo Salvini – sarà stata senz’altro d’accordo pure col famoso “Bastardi!” sulla prima pagina di “Libero”. Lei che è di casa nella redazione de “Il giornale”, che la sortita di Romani l’ha sbrigativamente derubricata banale “voglia di censura”. I due quotidiani, si sa, s’esprimono distinguendosi, ma procedono di pari passo, secondo la collaudata tattica aziendale.
L’incupito senatore non ha ancora digerito, invece, la piazza di Bologna, dove Berlusconi ha costretto tutti i suoi a fare pappa e ciccia sia con la Lega che con Fratelli d’Italia. Il suo mal di pancia, a dimostrazione che perfino dentro Forza Italia del buono (poco) ci sarebbe.

“CIAO, MINISTRO”

Oltre che divertente (a modo suo), la lite fra i sudditi di Berlusconi ripropone peraltro l’annosa questione dei talk show. Ripetitiva, ma sempre più di maggior impatto (funesto) sui nostri usi e costumi. Non vale prendersela con Barbarella, che neppure si rende nemmeno conto di quanto sia inadeguata. Non solo quando straparla dell’Isis ma anche trattando temi da specialisti come i delitti di Yara o di Elena Ceste. La suggestione per la suggestione, con una base infinita di superficialità. Come si domanda Romani, a Canale 5 ci sarà pure un responsabile dei programmi. Pero’ qui invadiamo il campo dell’azienda. E fra i graduati nessuno osa metter in dubbio un’amica del plenipotenziario, anche se la signora comincia l’intervista ad Alfano – sulla strage di Parigi, ripetiamo – con un meraviglioso quanto naturale “Ciao, ministro”. E il ministro non fa una piega.

I TALK SHOW: NON SE NE PUÒ PIÙ

Individuata la punta, resta l’iceberg. Ore di dibattiti, su tutte le reti, senza capo né coda. Ospiti scelti ad arte, non per la conoscenza dell’argomento ma in base al grado di litigiosità. Se con un pizzico di maleducazione incorporata, meglio. Mai lo sforzo di costruire un ragionamento partendo dall’attualità. Propaganda pura. La netta sensazione è che la problematica vada peggiorando di giorno in giorno. Quando poi al centro dell’attenzione sta il gossip o il calcio, il livello rischia d’abbassarsi ancora. Studi televisivi ridotti, in qualche caso, ad autentici sciocchezzai.
A questo punto, bisogna chiedersene la ragione. Possibile che tutti gli operatori della comunicazione si siano rincitrulliti? Al contrario. I numeri dicono molto chiaramente che per farti guardare devi fare così. Prima regola sintetizzare e guardarsi bene dallo sviluppare ragionamenti: se ti dilunghi, il telespettatore cambia canale. Seconda regola enfatizzare. Terza regola litigare in diretta. Basta vedere il contenuto dei video virali.
Conclusione agrodolce. Non proprio amara, in quanto forse val la pena di sorridere più che d’arrabbiarsi. Se oggi questo, in linea di massima, è il gusto del pubblico, che peraltro a simili scelte sarà pur stato indirizzato, c’è poco da fare. Viviamo in una gabbia di matti.