Aids, in Bergamasca 100 nuovi casi all’anno. Più colpiti i giovani tra 25 e 29 anni

Aids, 100 nuovi casi all’anno nella Bergamasca e a livello nazionale i giovani tra i 25 e i 29 anni sono la fascia di età più colpita. I dati, aggiornati al 31 dicembre 2013, dicono che nella nostra provincia risultano esserci 2.729 soggetti con infezione Hiv o Aids: di questi, 2.013 sono maschi (74%) e 716 femmine (26%) e il tasso grezzo di prevalenza relativo alla Bergamasca è del 24,94 x 10.000 residenti. In città le persone con Hiv o Aids sono dunque 467 (di cui 351 maschi e 116 femmine), mentre nel resto della provincia i casi riguardano maggiormente residenti nelle zone di Dalmine (364, di cui 273 maschi e 91 femmine), Isola Bergamasca (294, di cui 205 maschi e 89 femmine), Treviglio (291, di cui 216 maschi e 75 femmine), Romano di Lombardia (250, di cui 186 maschi e 64 femmine) e Val Seriana (213, di cui 159 maschi e 54 femmine).
«Ogni anno si verificano 100 nuovi casi- ha spiegato Paolo Meli, educatore responsabile del Tavolo Hiv-Aids della Caritas Diocesana Bergamasca- e il 60-70% di questi riguarda persone che non sospettavano minimamente di avere l’Hiv, ma l’hanno scoperto dopo avere effettuato il test in maniera più o meno casuale. E i giovani sono in aumento: giusto poche settimana fa è venuto da noi una persona che ha scoperto di aver contratto il virus per il risultato del test dell’Avis, in quanto voleva diventare donatore di sangue».
Nonostante la fascia di età che va dai 45 ai 49 sia attualmente la più numerosa con 744 casi, gli under 40 ad aver contratto la malattia non sono di certo pochi: 292 tra i 35 e i 39 anni, 154 tra i 30 e i 34 anni, 86 tra i 25 e i 29 anni e 15 tra i 20 e i 24. Allargando lo sguardo a livello nazionale, emerge come il numero di nuove infezioni non diminuisce da almeno 3 anni, analogamente ai casi di Aids. E il virus, che colpisce più gli uomini delle donne, sembra attecchire soprattuto sui giovani tra i 25 e i 29 anni: nel 2014 in Italia 3.695 persone hanno scoperto di essere Hiv-positive, un’incidenza pari a 6,1 nuovi casi di sieropositività ogni 100 mila abitanti. A fare il punto della situazione è il Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità, che ha diffuso i dati in occasione della Giornata mondiale del 1 dicembre. Dall’inizio dell’epidemia, nel 1982, ad oggi sono stati segnalati più di 67.000 casi di Aids, con circa 43 mila pazienti ormai deceduti. Le modalità di trasmissione sono rappresentate per lo più (84%) da rapporti sessuali senza preservativo. E la maggior parte dei pazienti (9 su 10) è seguita presso i centri clinici di malattie infettive ed è sottoposta a terapia antiretrovirale. Per quanto riguarda l’incidenza, invece, il nostro Paese è al 12° posto nell’Unione europea. Le regioni che hanno mostrato valori più alti sono state il Lazio, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Il virus colpisce prevalentemente gli uomini, con il 79,6% dei casi nel 2014, mentre continua a diminuire l’incidenza delle nuove diagnosi nelle donne. Diminuiscono i decessi delle persone malate, ma preoccupa comunque il fatto che poco meno di un quarto delle persone diagnosticate con Aids ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi. Questa bassa percentuale di persone in terapia è legata al fatto che una quota crescente di persone Hiv positive è inconsapevole della propria sieropositività: tra il 2006 e il 2014 è aumentata la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività, passando dal 20,5% al 71,5%.