Le sgagliozze di Penelope Stregatti: un gemellaggio Bergamo-Bari nel segno della polenta

Penelope Stregatti, la protagonista di “Quando meno te lo aspetti” di Chiara Moscardelli (Giunti) è pugliese d’origine ma vive a Milano, è single, sogna di fare la giornalista e di vincere il Pulitzer ma intanto si occupa di pubbliche relazioni in un’azienda di pannolini, la Pimpax spa, e scrive improbabili test per Girl Power,  una rivista femminile. Gliene succedono di tutti i colori, e per consolarla la nonna la rimpinza di piatti pugliesi, come le sgagliozze. Chiara ha presentato il suo romanzo giallo-rosa alla Domus di Bergamo proprio a tavola, durante una cena, e allora quale occasione migliore di una ricetta per parlarne: prepariamo con lei queste famose sgagliozze, che non sono poi altro che polenta fritta. “A dire il vero – spiega la scrittrice – io non so cucinare”. Poco male, perché la ricetta delle sgagliozze è gustosa ma semplicissima: l’elemento base, dicevamo, è la polenta, perciò si presta bene a un gemellaggio Bergamo-Bari.

“Il personaggio di Penelope – racconta Chiara – mi è venuto in mente parlando con un amico. Mi lamentavo di non aver ancora trovato l’anima gemella e lui mi ha detto: dovevi nascere a Bari dove c’è San Nicola, protettore delle zitelle. Per trovare marito dicono che si debba andare a rendere omaggio al santo accendendogli un cero, cosa che fanno ragazze di tutte le età. Da qui mi è venuta l’idea: il mio prossimo alter ego deve essere barese”.

Così Chiara (che vive a Milano ma è originaria di Roma) ha imparato tutte le tradizioni culinarie baresi, comprese sgagliozze e pupizze: “Poi ovviamente – sorride – ci sono andata a Bari e ho visitato la basilica di San Nicola”.

Prepariamo tutto quello che serve per le scaglione: 500 grammi di farina per polenta, 1 litro d’acqua circa, sale e olio per friggere.

E intanto Chiara racconta: “Per i personaggi di contorno ho preso spunto dalla realtà e dalla mia vita: Federico è davvero il mio migliore amico e fa lo scritttore e sceneggiatore. La mia dirimpettaia si chiama davvero Letizia e anche Bianca è ispirata a un personaggio reale, anche se la storia è tutta inventata. Loro non si sono riconosciuti, veramente, ma secondo tutti gli altri sono molto somiglianti”.

E incominciamo la preparazione: in una pentola versiamo l’acqua, aggiungiamo il sale e facciamo bollire. Nel frattempo versiamo poco per volta la farina e mescoliamo continuamente con un cucchiaio di legno. Lasciare cuocere finché otteniamo una polenta abbastanza densa.

“Mi piaceva l’idea che qualcosa capitasse per caso – prosegue Chiara – prima è nato il titolo e poi il romanzo. Quando meno te lo aspetti me lo ripetevano continuamente mia madre e le mie amiche. Quando meno te lo aspetti la vita cambia. Così capita a Penelope: uno scontro in bicicletta, l’incontro con uomo misterioso. C’è anche una componente di giallo nella storia”.

Versiamo la polenta su un tagliere e la stendiamo fino a darle lo spessore di circa un centimetro, poi la lasciamo raffreddare un po’.

“Quando sono andata in Puglia l’estate scorsa per il tour mi sono rimpinzata di cozze crude. Non le avevo mai mangiate in vita mia e le ho trovate buonissime. Ogni volta che le mangiavo mi dicevo: meno male che non sono barese”.

Quando la polenta è tiepida, la tagliamo formando piccoli quadrati, rettangoli o triangoli, come la fantasia meglio vi suggerisce (possono misurare circa 10 centimetri per lato). Una volta pronti li friggiamo in abbondante olio bollente.

“Girando per le strade di Bari – dice Chiara – ho notato che queste sgagliozze si trovavano dappertutto, anche per strada, anche nei panifici. Le presentazioni del romanzo si svolgevano sempre intorno alle 18, all’ora dell’aperitivo, perciò le sgagliozze erano un must. A me non piace la polenta ma cucinata così la trovo favolosa. A volte viene servita fredda, ed è piacevole il contrasto tra l’esterno croccante e l’interno morbido”.

Appena fritte, appoggiamo le nostre sgagliozze su carta assorbente per eliminare l’eccesso di olio e condiamo con sale.

“E’ un piatto molto popolare – conclude Chiara -. Uno spezzafame, sì, può essere, se non che la fame la uccide proprio e non ti viene mai più”. E se leggendo le avventure di Penelope Stregatti vi dovesse venire fame, ora sapete cosa fare.