Verso il Natale, la veglia e l’attesa: arte e preghiera per vivere l’Avvento

«Verso il Natale, la veglia e l’attesa»: arte, riflessione e preghiera per vivere l’Avvento. È in distribuzione il testo preparato dalle Acli di Bergamo. Un volumetto agile (un centinaio di pagine) e prezioso, che «non vuole sostituire i percorsi personali o comunitari di ascolto e confronto con la parola: vuole solo essere l’occasione e l’invito – rivolto in modo particolare ai lavoratori – a ritagliare, nel cammino verso il Natale un tempo di riflessione e preghiera». Per ogni giornata si trova una breve presentazione del santo e due brevi passi biblici tratti dalla liturgia eucaristica. È suggerita inoltre la lettura di un brano che può aiutare la meditazione ed è proposta una preghiera per la tavola da fare, prima del pasto, con tutta la famiglia. Per la domenica vengono offerti testi per un itinerario spirituale curati da don Attilio Bianchi, rettore dell’abbazia di Sant’Egidio di Fontanella. Giovanna Brambilla, responsabile dei Servizi educativi della Gamec, Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, ha curato la scelta e il commento artistico di una serie di opere d’arte a tema: nelle prossime settimane, ogni domenica, vi presenteremo qui sul Santalessandro alcuni estratti da questi testi e alcune delle opere selezionate. Alla fine c’è una riflessione di suor Nieves Rodriguez, della comunità Kairos di Bergamo. La preparazione del testo è stata coordinata da Daniele Rocchetti. Ci hanno lavorato Maria Vailati, Marina Gibelli e Maria Teresa Cavalli. Un’immagine guida, per offrire un assaggio: monsignor Pierangelo Sequeri, nell’introduzione, invita ad andare «oltre l’indifferenza». E propone: «La prima mossa, per sgomberare il terreno al Signore che viene, è questa: mettere risolutamente fuori gioco l’avidità. Deve essere un soprassalto collettivo, una conversione della mente, uno scatto di orgoglio. Domandiamoci tutti insieme: che razza di stile di vita è mai il nostro? Non meno di un moto collettivo di pura dignità ci è necessario, ormai. Siamo troppo intorpiditi, sottovalutando il pericolo. Fino all’istupidimento».