Lo specchio attraversato: tre installazioni all’ex oratorio di San Lupo

Tre artisti, molte dimensioni possibili. È aperta fino al 20 dicembre 2015 all’Ex Oratorio di San Lupo a Bergamo la mostra «Lo Specchio Attraversato», collettiva a cura di Claudia Santeroni. Ai tre artisti invitati sono stati assegnati spazi diversi e ogni livello corrisponde ad una diversa chiave percettiva, psicologica, estetica. Tre installazioni occupano altrettanti livelli architettonici (matronei – corte interna – cripta) suggerendo, con poetiche differenti, il modo per andare “attraverso”. Ogni piano coincide, così, con una differente possibilità di fruizione, veicolata dai tre mondi dentro cui abitano gli artisti. In questo modo la mostra crea una relazione di senso e percezione fra le opere e il luogo, diventando un contenitore di visioni, suggestioni e suggerimenti che trasformano i limiti architettonici dell’edificio in una risorsa. Il percorso espositivo suggerisce un viaggio dove ciascun stadio fisico diviene luogo psichico, in cui i concetti di alto e basso si fondono a quelli di distanza e tempo. La riflessione si innesca fra spettatore e opera e a quest’ultimo torna, quasi rimbalzata, per invitarlo a esplorare lo stadio successivo in un’ideale passaggio fra testa, torace, ventre. Tre livelli. Tre artisti. Tre ricerche. Tre linguaggi. Un curatore. «Quello su cui ho continuato a rimuginare – spiega la curatrice Claudia Santeroni – è stato l’elemento unificante – il “tra” – ciò che attraversa ciascuna di queste poetiche tanto diverse fra loro. Il tra ed il tre, il binomio che mi ha suggerito come articolare questo discorso. È stato lo spazio stesso a indicarmi la tripartizione, la suddivisione in parti. Questo luogo che tanto mi ricorda un teatro, un possibile palcoscenico per una recita al di là dello specchio, dove “al di là dello specchio” sta per il luogo in cui, attraverso il nostro sguardo, possiamo tradurre il visibile in desiderabile. Il puro spazio della rappresentazione, dove tutto diventa possibile. Per ciascun artista il suo linguaggio elettivo. Consapevole di non poter essere esaustiva nella presentazione delle loro ricerche, ho preferito frammentare il discorso, scegliendo per ciascuno una sola opera. Francesco Pedrini con il video, Giovanni De Lazzari con il disegno, Oscar Giaconia con la pittura. Tre strumenti per parlare di qualcosa che potrebbe essere ma non è, se non attraverso lo sguardo di chi l’ha concepito, oppure di chiunque permetterà di farsi rapire al di là delle superfici. Dovendo preferire una piccola parte, ho scelto quella che mi piace di più, la storia che avrei voluto ascoltare. Si entra così nello spettacolo, dove ogni fruitore è Alice, dispersa in un roseto, illuminata dalla luce delle stelle, a confronto con un macchinista, che non si sa se sia artefice dello show o semplicemente
parte di esso, suggeritore di una storia che non conosce. La mostra è solo un gioco per grandi rimasti piccoli, persone che non sanno esattamente da che parte dello specchio stare, o forse cui semplicemente piace smarrirsi in queste membrane trasparenti che riflettono pulsioni». Francesco Pedrini, Giovanni De Lazzari e Oscar Giaconia animano lo spazio attraverso la loro ricerca, innestando opere inedite studiate appositamente per interagire con ciò che le circonda. Un giardino accennato, un simbolico roseto emerge in Untitled, 2015 di Giovanni De Lazzari, permettendo allo spettatore di trasformarsi, di riscoprire dentro di sé un modo differente di guardare la realtà per andare oltre il visibile e riscoprire il fascino dell’esperienza. Dopo questo passaggio Nulla o Infinito, (2014) il video di Francesco Pedrini, trasporta la mostra ai limiti del mondo sperimentabile e visibile proiettando lo sguardo verso le stelle. All’opera di Oscar Giaconia il compito di rendere la cripta un nuovo luogo di riflessione e confronto, oscillando tra spazio, tempo e corpo, attraverso la sua opera Ginnungagap – (The Machinist), 2014. “Il macchinista” è colui che aspetta, conosce, muove e osserva. Uno sguardo indagatore che attraversa lo spettatore costringendolo a riflettere sulla propria essenza, proprio come di fronte a uno specchio.
Foto di ©Marco Ronzoni