La libertà non sta senza la verità

Immagine: la parte superiore della stele che porta il codice di Hammurabi

CARA LIBERTÀ!

“Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”. Sono le parole con cui Virgilio presenta Dante a Catone Uticense, entrando nel Purgatorio (1, 70-72). Chi va cercando faticosamente la libertà è Dante e quanto la libertà sia preziosa lo sa bene Catone, suicida per non cadere sotto la dittatura di Cesare. E lo sa bene anche la nostra “civiltà dei diritti”, che si ispira alle diverse dichiarazioni dei diritti dell’uomo, nelle quali il diritto alla libertà è giustamente ai primi posti, è ribadito praticamente ad ogni articolo ed è dettagliato puntigliosamente in ogni suo aspetto.

LA LIBERTÀ TRA I DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UOMO

Gli illuministi attribuiscono a se stessi la concezione dei diritti dell’uomo e ne fissano la nascita all’inizio della rivoluzione francese (26 agosto 1789). Ma di legislatori illuminati ce ne sono stati diversi nella storia e quindi germi importanti di umanizzazione del diritto sono già presenti prima dell’Illuminismo e prima del 1789 d. Cr., a cominciare da Hammurabi, re di Babilonia dal 1792 al 1750 a.Cr., famoso per il suo Codice caratterizzato da grande civiltà, tenuto conto dell’epoca.

Fondamentale, secondo la Dichiarazione universale dell’ONU (10 dicembre 1948) è il diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza (art. 3). Si noti che il diritto alla vita viene prima del diritto alla libertà. È un particolare da sottolineare, perché assai disatteso sia dalle leggi sia dall’opinione pubblica di oggi. La disattenzione è grave perché vuol dire che si dimentica la Dichiarazione del 1789 della Rivoluzione Francese, il fiore all’occhiello dell’Illuminismo,nella quale (art. 4) è detto chiaro che “L’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo (compreso l’inalienabile diritto di libertà) ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti”. In altre parole, la regola d’oro di non fare agli altri quello che non vogliamo sia fatto a noi.

Per deformazione professionale, qui mi viene in mente San Pietro (1Pt 2, 16) che incita alla libertà, ma mette in guardia da un suo uso distorto. “Comportatevi – scrive – come uomini liberi, non servendovi però della libertà come di un velo per coprire la malizia”. E San Paolo è pienamente d’accordo con lui. Nella lettera ai Galati (5, 1.13.19-21) infatti dice: “Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne… E le opere della carne son ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose simili”. (Abbiamo qui un’istantanea ad alta definizione della nostra società giustamente ma smodatamente libertaria).

LA LIBERTÀ ESIGE LA VERITÀ

Naturalmente a questo punto gli Illuministi arricceranno il loro fine naso anticlericale, nella convinzione che solo da loro può venire la luce e che “da Nazaret non può venire niente di buono”. Invece, con loro buona pace, da Nazaret è venuto quel Gesù che a riguardo della libertà ha detto e soprattutto fatto cose degne anche della loro attenzione. Egli mette innanzi tutto la libertà in rapporto con la verità. Durante il processo davanti a Pilato da cui uscirà condannato a morte (e lo sa), egli dichiara di essere venuto nel mondo “per rendere testimonianza alla verità”. Tempo prima, all’inizio della sua vita pubblica, egli aveva detto: “La verità vi farà liberi“. Infatti la verità su Dio, su Gesù stesso, sull’uomo, sulla storia, è liberante, perché smaschera gli idoli di ogni genere e di ogni epoca, smentisce le false certezze e mette a nudo inganni e ingannatori.

Ciò vuol dire che Gesù porta la sua testimonianza alla verità generatrice di libertà fino a morire per essa. In parole povere, Gesù vive e muore per la verità e la libertà. Per i credenti, la sua risurrezione fa di lui l’unico Signore della storia, un signore che però non schiaccia e non toglie la libertà, come pensava, ad esempio, il nostro Carducci. che nella sua ode “Alle fonti del Clitumno” scriveva: “Più non trionfa (Roma), poi che un galileo di rosse chiome il Campidoglio ascese, gittolle in braccio una sua croce, e disse: Portala, e servi”. San Paolo invece afferma con chiarezza e forza: “È perché restassimo liberi che Cristo ci ha liberati” (Gal 5, 1).

NON BASTA ESSERE, OCCORRE RESTARE LIBERI

Però, attenzione: tutte le Dichiarazioni dei diritti dell’uomo proclamano che liberi si nasce, ma la libertà può essere rubata, o può essere persa. Ha ragione perciò San Paolo di raccomandare a tutti:”State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù…”.

Il mio è chiaramente solo il parere di un parroco, ma, chi ha onestà intellettuale riconosce sicuramente che il rapporto tra verità e libertà ha molto per cui mettere in crisi anche la nostra civiltà laicamente libertaria, riguardo a tutti i problemi di libertà da cui essa è assillata.