Star Wars: ecco «Il risveglio della forza». Nelle avventure dei cavalieri Jedi una chiave per leggere il mondo

L’attesa è finita. Il nuovo capitolo di Star Wars, la saga cinematografica più famosa della storia della settima arte, è sbarcato nelle sale di tutto il mondo e già si fantastica sui suoi risultati al botteghino. Riuscirà a battere il record per ora detenuto da James Cameron e dal suo Avatar? “Star Wars. Il risveglio della forza”, diretto dal giovane enfant prodige del cinema americano contemporaneo J.J. Abrams, è finalmente visibile sul grande schermo dopo mesi di attesa spasmodica. È il settimo episodio dell’universo creato da George Lucas nel lontano 1977 e che fin dall’inizio conquistò il cuore degli spettatori di tutto il mondo. Dopo le tre pellicole a cavallo degli anni Settanta/Ottanta e le tre nuove pellicole degli anni Duemila, ecco che arriva questo nuovo film che è una sorta di “reboot”: si fa ripartire, cioè, la saga, aggiornandola ai tempi contemporanei, per raggiungere un pubblico che non conosce quella originale, ma senza dimenticare di “strizzare” l’occhio ai fan di vecchia e nuova data. Ecco il perché dell’uso dei protagonisti del 1977 che tornano qui invecchiati, ma pur sempre “iconici”.
Il modello narrativo è sempre quello pensato da Lucas per il suo primo film: una storia avventurosa, in cui si contrappongono buoni e cattivi, nello spazio immenso dell’universo, con razze di ogni specie, spade laser, robot, navicelle spaziali. Semplice nella definizione dei protagonisti e delle loro psicologie, l’opera è centrata sulla forza degli effetti speciali e sulle scene di combattimento, oggi rese ancora più spettacolari e coinvolgenti grazie all’evolversi degli effetti speciali digitali e 3D. Non a caso, proprio per queste meraviglie digitali, lo Star Wars del 1977 era stato salutato come il primo grande film di un modello post-classico di narrazione cinematografica, che punta soprattutto ad un coinvolgimento audiovisivo dello spettatore, immergendolo in uno spazio del tutto nuovo. Con il primo Star Wars nacque, cioè, il così detto “film-concerto” che oggi è lo standard dei grandi film hollywoodiani. Film, cioè, in cui gli aspetti visivi e sonori sono curati fino ai minimi dettagli per creare un film capace di coinvolgere lo spettatore in un bagno di suoni e sensazioni. Era difficile confrontarsi con un film così di successo e così importante per l’evolversi del linguaggio cinematografico, ma J.J. Abrams (che ha avuto il pregio di far ripartire con successo anche un’altra saga cinematografica fantascientifica, Star Trek) è riuscito nell’impresa, dosando perfettamente momenti di pura spettacolarità con momenti più narrativi. E soprattutto non ha dimenticato la lezione di Lucas: quella di ricreare un universo fiabesco capace di sollecitare l’attenzione di ognuno di noi su temi importanti e fondamentali per l’esistenza. La pellicola parla, infatti, dell’amore, della morte, della libertà, delle scelte morali da compiere, della speranza nel futuro, della ricerca del bene, della facilità con cui si può cadere verso un “lato oscuro”, della necessità di prendersi la responsabilità nei confronti degli altri e di se stessi. Tutti temi con cui fin dall’antichità le favole ci fanno confrontare, facendoci sognare e dandoci insegnamenti. E dimostrandoci che abbiamo bisogno sempre di grandi storie che sappiano “semplificare” il nostro mondo per rendercelo più accessibile.