Il cielo si apre sulla terra. Il senso del battesimo di Gesù

Immagine: Borlone Giacomo (1470), Battesimo di Cristo, Chiesa di San Bernardino, Clusone

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Vedi Vangelo di Luca 3, 15-16.21-22. Per leggere i testi di domenica 10 gennaio, clicca qui)

IL BATTESIMO IN SPIRITO SANTO E FUOCO

Il vangelo ci descrive il popolo che è in attesa e che, spinto precisamente dalla frenesia dell’attesa, si chiede chi è il Battista. Questi precisa i limiti della sua vocazione. Egli battezza in acqua, ma viene uno più forte di lui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Il battesimo di Giovanni è una semplice immersione nell’acqua che deve far prendere coscienza dei propri peccati. Quello di Gesù non è solo un’immersione nell’acqua, è anche un’immersione in Dio stesso: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoro”. Il fuoco è richiamo alla santità di Dio e, insieme, alla sua severità e al suo giudizio.

IL CIELO SI APRE

La scena del battesimo descritta da Luca contiene il primo accenno alla preghiera di Gesù. Luca ne parlerà spesso. La preghiera è l’atmosfera vitale del Figlio, l’esercizio concreto della figliolanza. Mentre Gesù prega, il cielo si apre. Il cielo, per l’uomo della bibbia, è il “luogo” di Dio, quello in cui Egli abita. Il cielo si è aperto quando Gesù è nato, si apre adesso, si aprirà quando Gesù tornerà presso il Padre con l’Ascensione. Il cielo si apre, qui al momento del battesimo, per annunciare che ormai Dio lo si incontra nella comunità dei fratelli. La vita terrena di Gesù è come la finestra di Dio sul mondo e sulla storia dell’uomo. Dal cielo era scesa l’acqua del diluvio, era sceso il fuoco che brucia le città peccatrici di Sodoma e Gomorra. Ma dal cielo scendono la Legge santa data al popolo, la manna, l’acqua, la Parola di Dio… Ora scende lo Spirito Santo.

Il Dio che scende su Gesù è un Dio che si “fa vedere”, si manifesta, come è avvenuto a Natale. Per questo lo Spirito Santo che riposa sul Messia appare sotto la forma di una colomba: come quella che aleggiava sulle acque primordiali, come quella di Noè, segno della vita che ritorna dopo il Diluvio. La colomba è anche l’animale simbolo dell’amore e quindi anche dell’amore di Dio per l’uomo…

Dopo che la colomba è scesa su Gesù, il Padre al quale Gesù si è rivolto con la preghiera, risponde con una parola di intronizzazione regale che riprende le parole del salmo 2: Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.

TERRA E CIELO

Gli ambiti nei quali si colloca la scena del vangelo di oggi sono gli stessi delle scene che hanno segnato il Natale: la terra (vv. 15-16) e il cielo (vv. 21-22).

Il senso evidente di questi due ambiti è la “messa in scena” dell’incarnazione, incontro del cielo e della terra, di Dio e dell’uomo. La cosa che più ci impressiona è che Dio si manifesta costantemente “simpatetico” con l’uomo. Per cui tutti i segni di questi giorni sono rovesciati rispetto alle nostre aspettative: mentre ci aspetteremmo che dalla terra si segnali il cielo, in realtà dal cielo si segnala la terra. Dio è qui…

DIO È “QUI”. MA BISOGNA CERCARLO

Dio è qui, tra noi, dunque. Ma come e dove cercarlo? Torna ancora il tema dell’Epifania. È necessario che nasca la domanda su di lui, che ci si chieda chi è e che si desideri cercarlo. Il pericolo per noi è che la nostra fede si acquieti in una tranquilla assuefazione: il vero dramma del cristiano è la mancanza di passione. Perché questo non avvenga, abbiamo bisogno di qualcuno che ci fa da testimone, per permetterci di “vedere”, di “toccare”, di fare l’esperienza, perché Dio è anzitutto una per­sona che vive “in mezzo a noi”. Va visto in questa direzione il senso della nostre celebrazioni natalizie: l’esperienza della comunità cristiana che si trova e celebra le sue feste. La comunità cristiana che è “carne” del Signore e oggi celebra il battesimo “segno” della vicinanza di Dio…

Non si deve però dimenticare la seconda scena, l’avviso dal cielo e, quindi, la necessità di “ricordarci” che tutto viene dal cielo, appunto, da Dio. E più ci apriamo al cielo e più superiamo le nostre inimicizie. Attratti da Dio che è attratto dagli uomini, ci sentiamo attratti gli uni gli altri. Attorno al cielo che si apre nasce la nostra fraternità di uomini.