Il pittore Moroni, la biografia di Giampiero Tiraboschi e una scoperta inedita sul suo “Sarto”

Ad Albino c’è un gran fermento intorno alla figura di Giovan Battista Moroni: tra le molte iniziative in programma, di cui parleremo diffusamente più in là, c’è la pubblicazione di una biografia dell’artista curata dallo storico locale Giampiero Tiraboschi ed edizioni TeraMata con il Comune di Albino e con il sostegno della Fondazione Credito Bergamasco. In questa biografia c’è una «chicca»: un documento inedito del 1637 che documenta la presenza de “Il Sarto” del Moroni ad Albino, tra i beni di monsignor Giuseppe Tomini, canonico, figlio di Francesco, che ad Albino gestiva la tintoria del cognato ed era vicino di casa di Bernardo Spini e Pace Rivola Spini (i cui ritratti, sempre di Moroni, sono ora all’Accademia Carrara). Un ritrovamento che aggiunge un tassello importante alla storia del quadro e alla ricerca sull’identità dell’uomo che raffigura, sulla quale in occasione della mostra in corso a Bergamo – di cui parliamo diffusamente in questo dossier – si è acceso un vivace e autorevole dibattito. La biografia è in stampa e sarà disponibile solo a fine gennaio. Vi offriamo perciò una ghiotta anticipazione, grazie all’articolo apparso sul bollettino di dicembre della parrocchia di Albino, per cui ringraziamo Angelo Calvi.

È tornato in Italia Il sarto dell’albinese Giovan Battista Moroni, quadro della National Gallery di Londra; l’ultima volta era venuto nel 2005 al museo Poldi Pezzoli di Milano, la penultima nel 1862: ora, fino al 28 febbraio, è in mostra a Bergamo all’Accademia Carrara, che ha pronti studi al riguardo, uno appunto su Il sarto, Silvana edizioni.

A questi si aggiunge, a gennaio, la biografia Gianbattista Moroni l’uomo e l’artista, edizioni Tera Mata con il Comune di Albino e con l’appoggio della Fondazione Credito Bergamasco, preparata, con anni e anni di ricerche archivistiche, da Giampiero Tiraboschi. Alle sue scoperte e pubblicazioni specialistiche sul “sedime dei Mori” (Moroni) nella zona del convento di S. Anna, sulla cui scientificità la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici ha costruito, il 29 gennaio 2007, il Decreto di riconoscimento della casa del pittore, ponendo fine a locali censure pretestuose e presuntuose, Giampiero Tiraboschi aggiunge una nuova recentissima scoperta archivistica.

La più antica testimonianza intorno al Sarto era fino ad ora del 1660, in un passo de La Carta del Navegar Pitoresco di Marco Boschini, testo stampato a Venezia. Boschini descrive, fra i quadri di palazzo Grimani in Santa Maria Formosa, due di Giovan Battista Moroni; e di uno dice:

De nominar de la Casa Grimana / La Galaria dei quadri, che sorana / La saria a molte, co’ se fesse el sazo. / Tutavia quel Moron, quel Bergamasco, / Per esser gran pitor bravo e valente, / El vogio nominar seguramente, / che de bona monea l’ha pieno el tasco. / Gh’è dei retrati: ma in particular / Quel d’un Sartor, sì belo e sì ben fato, / Che ’l parla più de qual se sia Avocato; / L’ha in man la forfe, e vu el vedé a tagiar. […]

Il Sarto potrebbe essere stato acquistato dal veneziano Giovanni Grimani durante i mesi trascorsi nella città di Bergamo, dopo il 1628, anno in cui divenne proprietario del palazzo di Santa Maria Formosa.

Nel 1848, dopo secoli, il quadro venne rintracciato presso il pittore Schiavoni che, come altri dipinti, lo aveva acquistato per circa 18 talleri. L’anno dopo lo acquistò il sig. Federico Frizzoni per 100 napoleoni d’oro. Nel 1862, in fine, fu acquistato per la National Gallery di Londra.

Giampiero Tiraboschi  ha recentemente, proprio due mesi fa, scoperto un nuovo documento, anteriore ai precedenti: l’inventario dei beni di monsignor Giuseppe Tomini redatto nell’ottobre del 1637, dopo la sua scomparsa:

Inventario della Mobilia della casa di Bergamo doppo la morte di Mons. Giuseppe Tomini Canonico in Contrata di S. Stefano et S. Carlo, 13 ottobre 1637, Biblioteca Civica Angelo Mai, Archivio Storico del Comune di Bergamo – Antico Regime, 1.2.19.2 – 18, Processi tra e contro privati o enti, cc. n.n.

Nel documento sono descritti dipinti, ma senza indicazione del nome degli autori.

Uno è descritto come un “quadro figura di sarto con la forbice in mano”. Era collocato con altre tele che, dalla descrizione, potrebbero essere attribuite al Moroni. Siamo a cinquant’anni circa da quando il ritratto de Il sarto è stato presumibilmente eseguito.

I legami di Giuseppe Tomini, canonico della cattedrale di Bergamo, con Albino sono documentati: era figlio di Francesco Tomini, nato nel 1563 a Treviolo, ma giunto ad Albino, dove si era sposato con Maria Flora de Baruffis e gestiva la tintoria del cognato, Simone Flora. Francesco abitava a fianco alla casa di Bernardo Spini e Pace Rivola Spini (i cui ritratti sono ora all’Accademia Carrara), all’imbocco della attuale via Mazzini. Il cognato, Simone Flora, era a sua volta in relazione con altri committenti del Moroni: prè Leone Cucchi (1528-1608) e Marco Moroni.

Dunque il quadro risulta inizialmente di proprietà albinese, con un probabile soggetto locale, di circa 35/40 anni: un parente di Maria Flora Baruffi o uno del Moroni, uno dei sarti albinesi di cui Giampiero ha traccia, o un sarto degli Spini, visto il bel vestito che indossa, accompagnandosi ad essi.

Dunque, Giampiero non lo può dire, perché mancano alcuni riscontri documentali – non è la stessa cosa dire che il quadro era in casa di uno di Albino e dire che il sarto era di Albino -, ma a noi piace, e non senza ragioni, pensarla così: anche Il sarto, non solo il Moroni, era uno di Albino.