I circoli di R-esistenza delle Acli chiudono in bellezza: un’occasione per pensare e per ripartire

«È tempo che sia tempo» scriveva Paul Celan. Giunti alla loro terza edizione, i “circoli di R-esistenza” organizzati dalle Acli continuano a offrire ai cittadini bergamaschi uno strumento concreto per rispondere a questa provocazione. «Come diceva Hannah Arendt – spiega Carlotta Testoni, dello staff organizzativo – il Male sta nel non pensare».
Anche quest’anno 150 gruppi si sono incontrati almeno quattro volte per riflettere insieme su un testo, scritto ad hoc per l’occasione: «Nascere di nuovo», di Luciano Manicardi, monaco della Comunità di Bose e Roberto Mancini, filosofo e docente all’Università di Macerata. Lo scorso venerdì, circa un migliaio di persone si sono ritrovate nella splendida cornice della chiesa parrocchiale di Ponte San Pietro per l’incontro conclusivo con gli autori, i quali hanno risposto ad alcune delle domande e considerazioni sul tema della rinascita, mandate via mail dai vari circoli. «Non sono solo circoli di lettura – continua Carlotta Testoni – i gruppi sono di diversa natura, con un minimo di 8 e un massimo di 15 persone, composti per i più svariati motivi». Hanno partecipato infatti alcune classi dei licei “F. Lussana” e “Mascheroni”, il carcere di Bergamo, oratori, parrocchie, ma anche tanti gruppi informali costituiti ex novo per l’iniziativa. Prima dell’incontro conclusivo di venerdì tutti hanno dovuto mandare una relazione finale riguardo all’attività svolta. Essa era guidata in ogni circolo da un facilitatore e referente, formato dalle Acli per indirizzare ed aiutare i partecipanti nella discussione.
«Siamo stati piacevolmente sorpresi dal successo riscosso, alcuni gruppi si sono incontrati più volte rispetto all’indicazione iniziale di 4 incontri, con la visione magari di un film, la lettura di una poesia o altro – precisa – L’oratorio di Presezzo ci ha mandato quattro file con fotografie riguardanti i giochi che avevano organizzato coi giovani, un altro gruppo ha condiviso con noi il cortometraggio della Disney “A paper man”, in cui un ragazzo lancia areoplanini di carta alla sua innamorata, spiegando che il messaggio del corto era per loro lo stesso del libro. Tanti gli spunti proposti dagli autori nel corso della serata. La rinascita è metafora dell’esistenza, continuo ripartire da fatiche, lutti, crisi, ma anche il disfarsi dell’atteggiamento sclerotizzato che assumiamo inconsapevolmente quando tutto va bene. Per rinascere è necessario uscire dal proprio egoismo, attingere alla propria fonte d’amore illimitata ed aprirsi alla relazione con l’altro, vivendo secondo creatività e riconoscendo che i pensieri negativi verso gli altri sono solo proiezioni dei nostri stessi difetti. Dobbiamo disinnescare l’aggressività e la distruttività dei nostri pensieri, non assoggettandoci a una logica sbagliata di convivenza, le più in voga delle quali sono quella “di caserma” o “di mercato”, bensì adottare una logica solidale e umana, che va al di là di qualsivoglia divisione, che sia di carattere religioso, politico ecc. La felicità è data da una vita sensata e condivisa, fedeli a se stessi e orientati verso il bene comune, una vita in cui la propria libertà viene messa al servizio dell’altro per alleggerire i suoi fardelli. Nascere è tutto questo, ma per realizzarlo è infine necessario “fare silenzio”, ossia “umanizzare la parola”, di recente oggetto di un’ipertrofia, più evidente nei media e nella politica, che l’ha resa aggressiva e vuota. Abbiamo bisogno di una parola mite, umile, autentica, che risorga dalle ceneri». I circoli di R-esistenza servono proprio a questo: a farla vivere come una piccola fiaccola in tante di sopravvivenza.