Tino Sana: 50 anni di storia straordinaria. E una nuova «Scuola del falegname» apre la strada ai giovani talenti

Tino Sana, l’orfano del Patronato che dal nulla ha saputo creare una grande industria, ha inaugurato ad Almenno San Bartolomeo la nuova “Scuola del falegname”. La cerimonia svoltasi sabato 30 gennaio in occasione del 50° anniversario di attività della “Tino Sana” (azienda bergamasca famosa nel mondo per la realizzazione di arredi per alberghi, navi da crociera e complessi comunitari di grande prestigio), è stata contraddistinta da due lettere: la prima, quella che lo stesso Tino Sana, classe 1936, ha scritto di suo pugno per i suoi familiari e i suoi dipendenti, e quella che il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, ha fatto recapitare allo storico patron dell’azienda.

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«Festeggiare con voi 50 anni di lavoro è la cosa più bella a cui un imprenditore possa ambire nella sua vita lavorativa- ha sottolineato lo stesso Tino Sana – ho scritto e inventato tante cose per migliorare la vita all’interno dell’azienda, ma ho sempre seguito un principio-guida, che non mi ha mai deluso: l’azienda è fatta dagli uomini, non dai capannoni. E nella mia vita mi sono sempre ispirato alla figura di don Bepo Vavassori, seguendo il mio cuore e la parola di Dio: parole forse non più di moda, insieme a “sacrificio”, ma a cui mi sono sempre aggrappato. Oggi i miei figli sono al timone di questa nave, che viaggia in mari spesso tempestosi, ma con tante persone a bordo. La mia raccomandazione è semplice: lavorate insieme».
Una lettera commovente e di straordinaria attualità, letta da Paolo Aresi, giornalista de L’Eco di Bergamo e moderatore della tavola rotonda organizzata per l’occasione sul tema “scuola-lavoro”, a cui hanno partecipato Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università degli studi di Bergamo, Gigi Petteni, segretario generale Cisl Lombardia, Guido Venturni, segretario di Confindustria Bergamo e don Cristiano Re,  direttore dell’Ufficio Pastorale sociale e lavoro della Curia Vescovile di Bergamo. Un incontro ricco di spunti interessanti, dalla responsabilità sociale all’attenzione verso la comunità di imprenditori illuminati come Tino Sana, dai cambiamenti in corso nella dimensione aziendale alla formazione di bravi tecnici, fino alla necessità di valorizzare la dimensione umana del mondo del lavoro (inteso come promozione dell’uomo, in quanto viene svolto ”per ” qualcun altro). Tra il pubblico moltissime autorità, i dipendenti e anche Felice Gimondi, il campione bergamasco del ciclismo legato da una storica amicizia alla famiglia Sana. Al termine della tavola rotonda, in un’ala limitrofa dell’azienda è stata inaugurata la nuova “Scuola del Falegname”: un intero edificio dedicato alla conoscenza dell’arte della falegnameria, con corsi avanzati per giovani che intendono diventare professionisti dell’industria del legno, qualificandosi come “Operatori del Legno e dell’Arredo”. Un centro di formazione nato per la prima volta nel 2006 per volere della fondazione Museo del Falegname Tino Sana e di ABF, Azienda Bergamasca Formazione (ente gestito dalla Provincia di Bergamo tra i più accreditati per la formazione professionale) con la collaborazione di Confindustria Bergamo, e che ha già visto diplomarsi un centinaio di ragazzi: a disposizione di questa realtà sono stati dunque realizzati nuovi spazi direttamente in azienda, utili a soddisfare la richiesta crescente di iscrizioni e a favorire il collegamento sempre più diretto tra scuola e lavoro. La benedizione del nuovo edificio è stata impartita da don Giulivo Facchinetti, parroco di Almenno San Bartolomeo, che ha letto le parole del vescovo Beschi (impegnato in Svizzera per la visita ai preti che accompagnano i lavoratori bergamaschi) indirizzate allo stesso Tino Sana: «Gentilissimo signor Sana, con stima le esprimo il mio vivo ringraziamento per il coinvolgimento della Chiesa di Bergamo per il traguardo di 50 anni di attività. La “Scuola del Falegname” esprime in modo fattivo il legame tra il mondo della scuola e quello del lavoro, ancor più importante in un contesto carico di fragilità. Invoco su di lei e sui suoi familiari la benedizione del Signore, con l’augurio di ogni bene».

 

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