Un tema fuori moda e fuori tempo: il timore di Dio

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca (Vedi Vangelo di Luca 5, 1-11. Per leggere i testi liturgici di domenica 7 febbraio, quinta del Tempo Ordinario “C”, clicca qui).

La predicazione di Gesù, dopo il suo inizio che ci è stato raccontato nelle domeniche precedenti, si sviluppa attorno al lago, dal quale Gesù stesso proviene. Gesù conosce molto “successo”, in questa prima fase del suo ministero. La folla è numerosa è fa ressa: vuole ascoltare la “parola di Dio”: dice Luca.

IL LUOGO DEL LAVORO DIVENTATO LUOGO DELL’ANNUNCIO DEL VANGELO

Gesù entra nella vita della gente che incontra. Tanto che il luogo – il lago – e lo strumento del lavoro – la barca – diventano luogo e strumento dell’insegnamento. Gesù privilegia la barca di Pietro. Sono evidenti le allusioni ecclesiali del racconto. La barca è un’immagine trasparente della Chiesa, “piccola comunità che galleggia sull’abisso e compie l’esodo”, come è stata definita.

Dopo aver parlato, Gesù ordina di prendere il largo. Una volta Dio aveva messo alla prova la fede di Abramo comandandogli di uscire dalla sua terra e dalla sua casa. Anche qui si “esce”. Si passa dal singolare (“prendi il largo”) al plurale (“gettate le vostre reti per la pesca”). Pietro non è solo: ancora una volta, allusione evidente al “plurale” della comunità cristiana.

LA FIDUCIA “CIECA” DI PIETRO

Ancora come Abramo, Pietro accetta l’incomprensibile: ha lavorato tutto la notte; non avrebbe senso tentare un’altra volta di gettare le reti e per di più in un tempo – il giorno – meno adatto. Ma la volontà amorosa di Dio che si esprime nel comando di Gesù è la spiegazione più efficace e Pietro getta le reti ed è la pesca straordinariamente abbondante. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me perché sono un peccatore“. Solo in questo passaggio di Luca troviamo il doppio nome di Pietro. È evidente, ancora una volta, l’allusione al suo ruolo nella Chiesa. La preghiera di allontanarsi, il gesto di adorazione dicono che il contatto con il tre volte santo ha provocato in Pietro una forte reazione. Si può rifare anche alla prima lettura: non è solo una sensazione morale, ma la reazione di fronte al “tutt’altro” che si manifesta nella sua grandezza. Gesù risponde e rassicura: Pietro sarà ancora pescatore, ma di uomini. Pietro e gli altri tirano la barca a terra e seguono il Signore.

NON SENTIAMO PIÙ IL TIMORE DI DIO. C’È UNA RAGIONE. PROFONDA

Siamo peccatori. Siamo peccatori? Quando diciamo che non abbiamo ammazzato nessuno e quindi ci sentiamo tranquilli, che cosa diciamo? Diciamo che non abbiamo fatto l’esperienza di Pietro, l’incontro con Dio. Dio è stato addomesticato, quindi si accontenta di tutto, non fa più paura e non mette più gioia. Ma non è più Dio. Il “santo timore di Dio” è stato cancellato dalla coscienza cristiana. L’avevamo inteso come paura e quindi ci siamo sentiti liberati quando non abbiamo più avuto paura. La paura non è il timore di Dio, certo. Ma il timore di Dio è il segno sicuro che abbiamo incontrato Dio e l’abbiamo incontrato davvero. Altrimenti, se non proviamo nessun senso grande di fronte a lui, timore o gioia, perché dovremmo seguirlo?