Festival di Sanremo: trionfano gli Stadio. La trasmissione in formato “talent” cattura i giovani. Conti? E’ un Pippo Baudo light

La 66esima edizione del Festival di Sanremo è stata vinta dagli Stadio con la canzone “Un giorno mi dirai”. Al secondo posto si è classificata Francesca Michielin con la canzone “Nessun grado di separazione”, al terzo Giovanni Caccamo e Deborah Iurato con “Via da qui”. Grazie per aver seguito la trasmissione con noi nel nostro “salotto virtuale”.

Il critico e opinionista televisivo Mariano Sabatini commenta i fatti salienti accaduti durante la 66^ edizione del Festival di Sanremo che si concluderà questa sera su Rai 1, cominciando dal maestro di cerimonie Carlo Conti.

«Carlo Conti è un normalizzatore, un professionista che conosce il suo mestiere, se sul palco dell’Ariston si presentasse il primo extraterrestre che atterra, lui riuscirebbe a fargli tributare una standing ovation e a chiacchierare con lui in modo garbato e proficuo per il suo show. Carlo Conti è uno che mette tutto in chiave televisiva, ed è bravo a capire cosa vuole il pubblico, il presentatore da vent’anni vive le sue giornate in forma catodica, anche quando va a fare la spesa è incorniciato da un televisore, un uomo tv. Ha la sua cifra che è quella del passato programma “I migliori anni”, tutto è in chiave un filino nostalgica e un filino rivolta all’indietro. Il lato negativo di Conti è che i suoi show rasentano un pochino la prevedibilità, c’è il rischio assopimento, non ti aspetti mai il guizzo. Carlo Conti viene paragonato a Pippo Baudo ma Conti è un Pippo Baudo dei nostri tempi, epurato di parti di Pippo Baudo che è un uomo carismatico ma che tende a essere ridondante e ingombrante. Carlo Conti è un Pippo Baudo alleggerito, un Pippo Baudo light».

Un Festival che è stato definito Festival Arcobaleno, perché molti artisti esibendosi sul palco hanno mostrato un nastrino colorato dichiarando così la loro adesione al ddl Cirinnà sulle Unioni civili. «Molti ritengono che questo debba essere il festival della canzone e basta, però ci si dimentica che i cantanti sono anche delle persone che hanno delle idee e sono idee molto precise, che vanno nella direzione che io mi sento di appoggiare. Questo Paese è stato per troppo tempo addormentato, troppo tempo lontano dalla civiltà che caratterizza altri Paesi, civiltà che deve riconoscere e deve rimuovere gli ostacoli facendo sì che tutti abbiano pari diritti, innanzitutto nella possibilità di fare unione civile, non chiamiamola famiglia. Questa aperta presa di posizione di quasi tutti i cantanti sanremesi mi è piaciuta molto, perché un festival disancorato dalla realtà sarebbe un festival fuori dal tempo», dichiara Sabatini, romano, classe 1971, giornalista professionista fin dagli anni Novanta, spesso ospite di programmi televisivi quali Uno Mattina nello spazio Storie Vere, Uno Mattina in Famiglia e La vita in diretta.

Questo è stato un festival che ha avuto un boom di ascolti che ha sfiorato il 50%, con una media di circa 11 milioni di telespettatori a serata. Prima di dare inizio ai lavori festivalieri, Carlo Conti ha confessato: “La tv intellettuale non saprei farla”, drastico il parere di Sabatini al riguardo. «Premesso che tutti vogliamo una televisione colta, la cultura è tutto, è anche sentimento del tempo che viviamo, quindi un programma inserito nel proprio tempo è un programma colto. In questo senso lo show festivaliero di Carlo Conti è un programma non dico intellettuale o culturale, ma che ha “sapori colti” al suo interno, delle spezie raffinate. Ci sono stati due momenti nella seconda serata del Festival di Sanremo che io definisco “alti” e quindi anche colti. La cultura è anche la capacità di mettersi in ascolto, di intercettare dei messaggi che sono significativi.  Il primo è stato l’intervento di questo uomo sublime che si chiama Ezio Bosso, raffinato musicista apprezzato in tutto il mondo, coraggioso, che ha la forza intima di presentarsi di fronte alle moltitudini di persone che seguono il festival e dire “quando sono emozionato parlo ancora peggio”. Un uomo che pur essendo affetto da Sla ha la schiena di titanio, perché quando una persona sta male tende a nascondersi, a vivere una realtà di buio, di separazione e di emarginazione. Bosso invece ha dato una grande testimonianza che è questa: “sto male, ma non per questo non amo la vita e lo vengo a dire”. L’ha fatto in modo filologicamente corretto rispetto al festival, perché il musicista non è venuto a spettacolarizzare se stesso, si è presentato per fare quello che fa quotidianamente, suonare. L’altro momento è stato l’intervento di Nino Frassica, quanto di più straniante e più straziante si sia visto finora sul palco. Un intervento anche astuto, quello di Frassica, perché ha catturato l’attenzione con la tensione comica per poi cambiare registro, e manipolare in modo positivo l’ascolto che si era guadagnato proponendo questa ballata commovente “Al mare si gioca”, che parla del dramma dei migranti e del piccolo Aylan, il bambino siriano trovano morto sulla spiaggia turca di Bodrum. Queste sono occasioni di riflessione che valgono più di centomila editoriali del Tg1, perché si rivolgono a 11 milioni di persone, come minimo».

Dario Oliviero nome d’arte Gabriel Garko, eletto il più bello d’Italia nel 1991: la sua performance sul palco non è stata particolarmente esaltante. Qualcuno ha anche malignato che il bel Gabriel dalla chioma corvina sia stato scelto da Carlo Conti come spalla o addirittura come valletto. Come dire che anche sul palco del Teatro Ariston di Sanremo vale la legge delle pari opportunità. Sentiamo il parere di Sabatini.

«Tra spalla e valletto non c’è molta differenza… c’è da dire che Garko in modo molto ambizioso e pochissimo aderente alla realtà si definisce “co-presentatore”. Io trovo che non sia né spalla, né valletto né tantomeno co-presentatore. Intanto cominciamo con il dire che il ruolo di spalla è un ruolo cinematografico, i meno giovani ricorderanno Mario Castellani, storica spalla di Totò, o Carlo Campanini, grandiosa spalla in televisione che supportava Walter Chiari. La spalla è un professionista che ha pari capacità comiche e soltanto per opportunità e per spirito di servizio si mette accanto a un grandissimo della comicità per servirgli la battuta. La valletta svolge il proprio servizio sempre in omaggio al pubblico e per il buon svolgimento della scaletta e dello spettacolo. Gabriel Garko è arrivato al festival con questa aura pulita di grande attore… Nino Frassica con una sola battuta l’ha “illuminato”. Nell’intervista doppia Garko ha detto: “Frassica mi fa ridere”, e quest’ultimo ha risposto: “Lui mi fa ridere quando recita”. Forse Garko è un grande attore comico e finora non ce ne eravamo accorti… recita in quelle fiction che sono quanto di peggio la televisione commerciale ci propina. Storie fuori dal tempo e dallo spazio, mal scritte e mal interpretate, però… molto seguite. In questo c’è anche una responsabilità del pubblico che ama farsi del male. Detto ciò, Garko sul palco dell’Ariston è imbarazzante innanzitutto per come si è proposto, quei capelli tinti, cotonati. Legge meglio il “gobbo” Madalina Ghenea di Garko, non riesce nemmeno a fare suoi quei pochi testi che gli sono affidati. Quindi siamo ben lontani dal ruolo di co-presentatore, lontanissimi dal ruolo di valletto, che sarebbe dignitosissimo e la cosa migliore che Garko potrebbe fare sul palco di Sanremo. C’è da dire che è un personaggio molto seguito, se Garko gira per Sanremo, si formano subito capannelli di fan adoranti. Del resto Gabriel Garko è stato chiamato da Carlo Conti, che è un uomo astutissimo e conosce la televisione come pochi, per fungere da catalizzatore, per calamitare l’attenzione. E quello fa». E così Gabriel Garko è bello che sistemato…

Analizzando i dati di ascolto delle quattro serate festivaliere, gli addetti ai lavori si sono accorti che quest’anno i giovani che seguono il Festival si sono improvvisamente moltiplicati, in particolare nella fascia 15-24, quelli cioè che abitualmente la tv nemmeno la accendono. Chiediamo numi a Sabatini che ci risponde così: «Il miracolo è dovuto ai tanti concorrenti che provengono dai talent, inevitabile che sia così. Anche in questo Conti ha fatto una e vera propria “iniezione da cavallo” di personaggi usciti da talent. Conti si rivela uomo astuto, ricordiamo che il presentatore ha fatto per tanti anni il D. J. , di musica in televisione se ne occupa dai tempi di Discoring. Conti ha messo a frutto le sue esperienze eterogenee nel campo della divulgazione e dell’intrattenimento musicale. Carlo Conti riesce a intercettare i gusti del pubblico maturo con i gusti del pubblico più giovane, implume, grazie all”arruolamento di tanti dei fuoriusciti dai talent show che sono l’espressione dei nostri tempi e che hanno sostituito la gavetta che una volta si faceva nei locali, nelle piazze dei paesi. Adesso i giovani che approdano ai talent possono dire di avercela fatta, perché il passo verso il palco dell’Ariston è breve. Quest’anno le Nuove Proposte sono migliori dei Big in gara. Giovani giusti e brani giusti, merito di Carlo Conti» chiarisce il critico televisivo. La quarta serata del festival ha proclamato il vincitore delle Nuove proposte: Francesco Gabbani, 34enne di Carrara, con “Amen”, a lui anche il premio della critica “Mia Martini” assegnato dalla sala stampa.

Sabatini è convinto che «è Virginia Raffaele con le sue “reinterpretazioni” (Sabrina Ferilli, Carla Fracci, Donatella Versace e ieri sera Belen Rodriguez, nei panni di una suora che poi si spoglia…), la vera vincitrice del Festival, perché la bellissima Madalina Ghenea e il seduttore Gabriel Garko, non valgono un’unghia incarnita di Virginia Raffaele. Io avrei lasciato soltanto la Raffaele, questa sarebbe stata l’innovazione. Carlo Conti, “il normalizzatore”, non si segnala per le invenzioni, lui si mette sulla giusta lunghezza d’onda, questo sa fare. Una trovata rivoluzionaria per il festival sarebbe stato condurlo con accanto la Raffaele cambiando semmai più travestimenti. Virginia Raffaele è stata capace di proporci una Carla Fracci da urlo, qui la grande trovata dell’imitatrice, perché Carla Fracci manca dalle scene televisive da tanto tempo, ci sono tanti giovani che neanche la conoscono. Questo ha fatto sì che la Fracci avesse un ritorno di popolarità, dall’altra è stata una scommessa proporre un personaggio così elitario. Sì, la rivelazione di questa edizione è certamente Virginia Raffaele, che conoscevamo già, ma Sanremo serve anche a questo, a consacrare i grandi talenti e Virginia Raffaele è un grande talento, l’unica erede naturale di Alighiero Noschese, perché ha una capacità copiativa camaleontica formidabile e un graffio giusto, mai volgare, quello che serve a decrittare la personalità nascosta del personaggio». 

Un brutto segnale dei tempi difficili che stiamo vivendo: quest’anno la manifestazione canora si sta svolgendo ultra blindata, perché considerata obiettivo sensibile e Sanremo è la porta d’accesso all’Italia più vicina alla costa francese. Controlli ai varchi, biglietti nominativi, accesso con documenti alla mano, squadre antiterrorismo e unità cinofile addestrate a riconoscere gli esplosivi. «Questo riguarda tutte le occasioni di raduno, purtroppo viviamo immersi in una cappa di paura, i terroristi hanno gettato un’ombra di angoscia nella vita di ciascuno di noi. Queste dovrebbero essere occasioni sacre, perché lo spettacolo e il divertimento sono importanti rispetto all’impegno, ai riti religiosi o alle manifestazioni politiche. Il divertimento è un momento della vita fondamentale, “divertere”, tradotto dal latino vuol dire “cambiare strada”, ha una etimologia nobile, ogni tanto tutti noi abbiamo bisogno di cambiare strada per respirare aria nuova, per darci il sorriso e la leggerezza di cui abbiamo bisogno. Purtroppo il festival svolto in questo modo è un festival diminuito, gravato da un peso e questo è un vero peccato, è un’occasione in parte persa. Speriamo che presto si possa tornare alla festa gioiosa e spensierata. Oggi non è così» conclude Mariano Sabatini, del quale a breve uscirà il suo primo romanzo “L’inganno dell’ippocastano” edito da Salani. 

E noi vi aspettiamo stasera, non mancate 🙂